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Oggetto recensito:
LUDOVICO EINAUDI E LA MUSICA PERMAFLEX
di: lorenzo velle




Figlio dell’editore Giulio Einaudi e nipote del Presidente della Repubblica Italiana Luigi Einaudi, il rampollo Ludovico gode di una grande fama in Italia e in Inghilterra. Oltre che in queste due nazioni, è praticamente sconosciuto, visto che negli States ne hanno fin sopra i capelli di minimalismo e new age da Terry Riley a Philip Glass, da La Monte Young a Steve Reich, musicisti di gran lunga superiori al 'nostro' Einaudi che, secondo il mio avverso parere, si illumina d’immenso solo in un disco, a contatto con Mercan Dede, il prodigioso polistrumentista di Istanbul che Fatih Akin ha fatto vedere di che pasta è fatto nel bellissimo film "Crossing the Bridge". Non è qui il luogo per fare un’analisi della musica di Ludovico Einaudi, certo è che la sua fama non è all’altezza delle sue composizioni: se dovessi fare un paragone (molti suoi fan mi aggrediranno), affermo che Einaudi è l’equivalente in musica di Federico Moccia. Entrambi, in diversi ambiti, rappresentano oggi quell’arte di vellicare e addomesticare le coscienze delle masse con opere suasive della certezza di vivere nel migliore dei mondi possibili. Un discorso che vale per il giovane piano-strimpellatore Giovanni Allevi (un altro prodigio, il ‘Mozart del nuovo Millennio’, come incautamente hanno soffiato critici sordi di ambo le trombe di Eustachio) e in parte per Giovanni Sollima, il quale, dopo un inizio di tutto rispetto, vedi Aquilarco, sembra avere abdicato alle notevoli premesse di quel piccolo capolavoro inciso negli studi di Steve Reich. In generale, gli ascoltatori di questo genere di musica preferiscono non essere scossi da problemi interpretativi o di sintassi musicale, inoltre il pubblico italiano è uno dei più ignoranti al mondo in fatto di conoscenza della musica, un ragazzino delle medie nell’est Europa ne sa più di un insegnante italiano di conservatorio. Resta il pubblico colto, ma questo con tutta probabilità preferisce ascoltare Beethoven, Mahler, l’esecrata avanguardia storica (Schönberg, Berg, Webern) - esecrata da Einaudi, Allevi & Company! - magari utilizzando Ludovico Einaudi come un materasso senza l’analista.





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