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LIBRI - SAGGISTICA

Petrolio, le guerre di cui nesuno parla

In Africa lo sfruttamento delle risorse naturali a danno della popolazione porta a feroci conflitti civili, nella zona del Caspio sale la tensione tra Usa e Russia... In Potenze emergenti l'esperto di geopolitica Michael T. Klare ci spiega come l'energia più dell'ideologia condizioni gli assetti del mondo


di Gaetano Farina


Inutile girarci intorno e preoccuparsi ancora di analizzare ideologie e sistemi di governo, quando a condizionare l’assetto geopolitico mondiale sono le riserve energetiche. L’economia globale, infatti, è ancora fondata sulle energie non rinnovabili – non solo petrolio, ma anche gas naturale, carbone e materie prime come il rame – che si stanno progressivamente esaurendo, tanto che le grandi potenze hanno ingaggiato una nuova lotta per accaparrarsi gli ultimi giacimenti rimasti sul pianeta. Prigionieri di un modello di sviluppo miope, che impone consumi e domanda in continua e costante crescita, e costretti ad affrontare una concorrenza sempre più aggressiva, i più grandi “mangiatori” di energia stanno trasferendo armi e tecnologie militari nelle nuove aree di conquista o vicino ad esse se non sono state ancora completamente conquistate. Tanto da aumentare quotidianamente i rischi di conflitto armato.
 
Diventa un must, allora, il libro dell’americano Michael T. Klare intitolato Potenze emergenti, edito in Italia da Edizioni Ambiente, che ci parla di tutto questo, analizzando, con ricchezza di dati e testimonianze, le aree più “calde” e ci avverte del rischio sempre più alto di future guerre del petrolio. Klare, non a caso, è uno dei massimi esperti di geopolitica dell’energia su cui ha già scritto diversi libri e tiene lezioni in numerose università.
 
L’energia, ci spiega da subito l’autore, ha ridisegnato gli equilibri politici mondiali. Nuove aree vengono esplorate: l’Africa, che per un secolo è stata spogliata delle sue risorse naturali dai colonialisti europei, ed è stata il teatro della “guerra fredda a bassa intensità” combattuta dopo il crollo delle potenze coloniali, oggi torna a essere l’oggetto del desiderio di compagnie private e statali. Nigeria, Repubblica della Guinea Equatoriale, Angola sono solo alcuni degli stati africani che in anni recenti sono stati inondati di petroldollari, a vantaggio ovviamente dei soliti, pochi, noti – classi dirigenti e loro famigliari e clienti – e a svantaggio di tutti gli altri, che dal petrolio ricavano solo inquinamento e distruzioni ambientali e culturali.
 
In particolare la Nigeria è stata straziata e razziata dalle grandi multinazionali, in primis Shell, nel colpevole silenzio dei media convenzionali, asserviti agli interessi nazionali. Nonostante si combatta, ormai, una vera e propria guerra fra popolazioni locali, estromesse dallo sfruttamento delle proprie ricchezze, e compagnie petrolifere, che ha registrato anche molti sequestri di tecnici stranieri, inclusi nostri connazionali. Strategica agli interessi occidentali, inclusa la nostra Eni, è soprattutto l’area del delta del Niger che allo sfruttamento ormai vecchio di un secolo oppone una violenta lotta di liberazione col rischio di divenire, dopo l’Iraq, il nostro “prossimo Golfo”. Ovviamente da questo grande scacchiere non si tira fuori la Cina che, nella sua strategia di diversificazione dei fornitori di petrolio, non esita a far affari con qualsiasi dittatore, non solo del continente nero.
 
Anche il Mar Caspio, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, è diventato il teatro di una nuova sfida tra Stati Uniti e Russia, combattuta a suon di attenzioni diplomatiche e di massicce trasfusioni di armi e tecnologie militari. Un’area inaccessibile prima per la “guardia” dell’Impero Sovietico, un nuovo Eldorado, oggi, per le grandi potenze del mondo, in primis quelle occidentali. Vi si è costruita, in questi ultimi anni, una rete di delicate relazioni geopolitiche in cui si muovono funzionari governativi, nuovi oligarchi, affaristi, faccendieri a avventurieri di vario tipo e che dovrà stabilire un nuovo equilibrio fra Usa e Russia. E dove è protagonista assoluta la corruzione internazionale delle compagnie petrolifere che combattono per costruire e gestire gli oleodotti che escono dall’isolata regione, e cioè la chiave per controllare il nuovo paradiso dell’oro nero.
 
Un intero capitolo è dedicato al nuovo colosso energetico rappresentato dalla Russia. Gazprom è la più grande compagnia russa e il maggior estrattore del mondo e, agli occhi delle altre potenze, può rappresentare l’arma letale del Cremlino per conquistare il pianeta. Gazprom, infatti, controlla il sistema di trasporto del gas più grande del mondo, con condotte di 159,5mila chilometri, gestisce 165 imprese di distribuzione, 445mila chilometri di gasdotti e il trasporto di 164 miliardi di metri cubi di gas naturale. Inoltre controlla società bancarie, di assicurazioni, mediatiche, di costruzioni, agricole.
 
In oltre trecento pagine il lavoro di Klare delinea, quindi, uno scenario allarmante a costante rischio di conflitti armati a largo raggio, perché oltre ai danni ambientali che ha comportato e che continuerà a comportare, c’è anche da considerare che l’economia fossile produce moltissimo denaro, ma ne costa parecchio. Continuare sulla strada che abbiamo percorso finora distrarrà gli investimenti nella ricerca di fonti energetiche alternative, rischiando di innescare un circolo vizioso, per cui si cerca disperatamente il petrolio che rimane, lo si estrae a costi sempre più alti, e ci sono meno soldi.
 
L’autore non vuole, comunque, risultare pessimista e, nella parte conclusiva del suo saggio, indica proprio nello sviluppo delle energie rinnovabili una possibile salvezza. Ci siamo infilati in un vicolo cieco molto pericoloso, da cui possiamo uscire solo trasformando il modo in cui usiamo l’energia. Purtroppo l’Italia, nel quale l’88 per cento dell'energia proviene ancora dai fossili, risulta colpevolmente indietro sul piano della leadership tecnologica in fatto di sviluppo di energie rinnovabili, restando fuori dai comparti della produzione e attirando sul mercato italiano molti attori e aziende straniere. Urge, quindi, un riposizionamento della nostra la politica di fronte agli scenari energetici futuri per scommettere seriamente su efficienza energetica e fonti rinnovabili.



Tags: compagnie petrolifere, economia globale, energia, energie rinnovabili, Gaetano Farina, Michael T. Klare, nigeria, petrolio, Shell,
09 Marzo 2011

Oggetto recensito:

Michael T. Klare, Potenze Emergenti, Edizioni Ambiente, p 300, euro 24

giudizio:



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Media: 8.3 (4 voti)

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