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LIBRI

Il militante storico

Giovanni De Luna, professore universitario ed ex leader di Lotta Continua, racconta il lungo '68 italiano


di Franco Milanesi


Il “lungo ‘68” italiano (1968-1980) è stato oggetto di una netta polarizzazione interpretativa. Ricondotto da alcuni storici e da buona parte del senso comune alla rappresentazione di un decennio di violenza e terrorismo, viene anche letto, soprattutto da parte chi lo attraversò, come un momento di eccezionale partecipazione sociale e politica, di consapevolezza civile, di arricchimento del piano di diritti.
De Luna aggira questa polarità offrendo un’interpretazione che si sposta lungo diverse angolature (i gruppi della nuova sinistra, le dinamiche statuali e quelle partitiche, le innovazioni del lavoro), attribuendo al tempo stesso al tema cruciale della violenza una evidente centralità tematica. I numeri e i fatti dicono innanzi tutto di una violenza “istituzionale”, che con la repressione e lo stragismo provocò decine di vittime tra manifestanti e cittadini. A partire da questa evidenza – e dalla insensatezza di queste morti, di cui l’intero libro si configura come partecipata dedica – De Luna ridisegna il senso complessivo dell’azione e dell’impegno dei giovani militanti. La loro critica del sistema finì, afferma, per essere risucchiata dentro le stesse logiche novecentesche da cui tentava di distanziarsi. Marxismo teorico, operaismo strategico, leninismo organizzativo furono, in tal senso, ambivalenti dispositivi di senso. Da una parte, attraverso di essi, i giovani si congedarono dal proprio “particolare” affacciandosi al mondo, per capirlo e per tentare di trasformarlo. Dall’altra, in quegli stessi schemi fu costretta una realtà che a partire dal mondo produttivo e dalla composizione del potere sfuggiva ampliamente a quelle cornici teoriche. Ad inibire il progetto di una effettiva alternativa pesò anche l’assenza di una consolidata sponda politica, in una fase in cui il Pci mirava ad accreditarsi come partito di governo, orientandosi in una direzione di piena compatibilità con le più consolidate, e moderate, forze parlamentari. Infine il terrorismo, che condizionò pesantemente tutte queste dinamiche senza scalfire – al di là dei pesantissimi costi individuali – le vecchie e consolidate egemonie.
Ordinario di Storia contemporanea all’Università di Torino ma anche ex leader di Lotta Continua, il più magmatico, esteso e dinamico tra i gruppi extraparlamentari degli anni Settanta, De Luna dà attraverso il libro ragione di quella militanza, arricchendo la narrazione storiografica con il calore di una non scolorita convinzione ideologica e nel contempo vincolandola ad una disincantata critica intellettuale. L’esito è una stesura tesa, intensa, problematica che interroga il lettore – tutti i lettori – sui temi alti del politico: comunità, ideali, trasformazione, potere, violenza.


Tags: '68, Franco Milanesi, giovanni de luna, le ragioni di un decennio, lotta continua,
14 Dicembre 2009

Oggetto recensito:
GIOVANNI DE LUNA, LE RAGIONI DI UN DECENNIO. 1969-1979. MILITANZA, VIOLENZA, SCONFITTA, MEMORIA, FELTRINELLI 2009, P. 255, EURO 17
giudizio:



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