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LIBRI - SAGGISTICA

Contro i capi d'inquinamento

Il Manuale del consumatore consapevole di Anna e Luca Colombo ci insegna come fare la spesa in modo critico e fa da guida all'abbigliamento giusto: che siano prodotti dalle multinazionali o con fibre naturali, non sempre quello che indossiamo fa bene a noi e all'ambiente


di Gaetano Farina

 


Negli ultimi dieci anni, le guide sul consumo consapevole, critico, sulla sostenibilità, sobrietà, il rispetto ambientale, sul risparmio sono proliferate anche per volontà delle case editrici più grosse che hanno cavalcato l’onda della moda “green”. Quest’ultima proposta da Xenia, casa editrice orientata alla promozione del benessere fisico, psicologico e spirituale, merita, tuttavia, di essere segnalata perché, in 250 pagine, riesce a centrare gli obiettivi di esaustività e completezza che dovrebbero essere rispettati da qualsiasi opera enciclopedica, ricomprendendo sinteticamente tutti i filoni del consumo consapevole e configurandosi proprio come un’enciclopedia delle pratiche della sostenibilità.
 
I 21 capitoli (anche questi molto “sobri” in fatto di grafica ed impaginazione) in cui s’articola il saggio, infatti, analizzano ogni nostro tipo di consumo e propongono tutti i tipi di soluzioni – seppur già conosciute e sperimentate dalle fasce di popolazione più sensibili alla tematica – per ridurre l’impatto nocivo all’interno dell’ecosistema, sia a livello locale che regionale e planetario, comprensivo di natura, uomini e animali. Si tratta, quindi, della spesa al supermarket; della riduzione, del recupero e della raccolta differenziata dei rifiuti; di usato e riciclo creativo; del risparmio di acqua e di energia; di tutela e gestione degli animali domestici; di abitazioni e fabbricati a basso impatto ambientale; dell’uso di detersivi; di cosmesi naturale, igiene della persona e moda sostenibile; di uso intelligente del tempo libero; dell’inquinamento prodotto dalle nuove tecnologie; di finanza e risparmio etico; di turismo e mobilità sostenibile, eccetera.
 
Fra i più interessanti il capitolo dedicato al vestirsi: dato che si parla tanto dei rischi connessi ai nostri consumi alimentari e, ancora troppo poco delle quote di sfruttamento ed inquinamento nascoste negli abiti che portiamo quotidianamente. La filiera del tessile e dell’abbigliamento, infatti, risulta molto pericolosa, oltre che inquinante, sia per i suoi lavoratori che per i consumatori finali. Tutti i tessuti - non solo quelli sintetici ed artificiali, ma anche quelli di fibra naturale come cotone, lana, seta o lino - vengono sottoposti a innumerevoli trattamenti, fra i quali la sbiancatura, l’impregnazione con prodotti ausiliari per aumentarne la resistenza in fase di tessitura, lucidatura, stabilizzazione e tutti i processi protettivi (antimuffa, antinfeltrimento, antipiega, ecc.) - che prevedono l’utilizzo di sostanze chimiche, anche altamente tossiche, che lasciano residui significativi nella confezione finale. In particolari condizioni come la sudorazione, i residui dei numerosi trattamenti si scaricano sulla nostra pelle che li assorbe e metabolizza, con l’eventualità di provocare l'insorgenza di dermatiti allergiche da contatto. Da considerare, inoltre, il pesante carico inquinante che i micidiali mix di sostanze chimiche tossiche, utilizzate nell’industria dell’abbigliamento, trasmettono all’ambiente e che non può che non riflettersi, ad un secondo livello, sulla nostra salute.
 
Naturale, quindi, non fa sempre rima con salutare, anzi. Spesso anche dietro capi fatti con fibre naturali si cela una storia produttiva in cui di ecologico resta ben poco. Il cotone, che da solo occupa circa il 2,5% della superficie agricola mondiale, assorbe il 25% del totale degli insetticidi e l'11% di tutti i pesticidi utilizzati in agricoltura! Mentre l’esasperato ricorso alle fibre sintetiche, anche in attività salutari come quelle sportive, è dannoso alla respirazione cutanea provocando, nei soggetti predisposti, dermatiti anche gravi.

I due autori, allora, Anna e Luca Colombo, suggeriscono di ricorrere con maggiore frequenza e convinzione all’usato, al cosiddetto 'Swap Party', ovvero alle occasioni, se non proprio eventi, in cui è possibile scambiare abbigliamento, accessori, bijoux, oggetti di design, e, soprattutto, alle filiere alternative di tessuto ecologico e solidale che si stanno diffondendo anche sul nostro territorio ed in cui possiamo inserire i circuiti del “riciclo creativo” di indumenti ed oggetti vari.
 
Come affermano i due autori, “consumare è una necessità imprescindibile, ma si può scegliere di farlo con stile”. Così, ciò che ci guida quando, solo per fare qualche esempio, riempiamo il carrello della spesa, decidiamo come spostarci o che vacanze fare, può non essere la pubblicità martellante ma una scelta più critica, che tenga conto non solo dei nostri gusti e della nostra legittima soddisfazione, ma anche del rispetto delle persone, dell’ambiente e degli animali. Consumare non è solo acquistare, è una scelta che si potrebbe anche definire “politica”.
 
A volte si pensa che le scelte etiche passino unicamente dal tipo di prodotti che si comprano o da dove li si acquista. Questo è sicuramente importante, ma non bisogna perdere di vista il fatto che consumare a volte non implica l’atto dell’acquisto. Consumare consapevolmente significa anche condividere, scambiare, riutilizzare.



Tags: Anna Colombo, consumo consapevole, Gaetano Farina, Luca Colombo, Manuale del consumatore consapevole, Nicola Arrigoni, recensione, Xenia,
21 Settembre 2011

Oggetto recensito:

Anna e Luca Colombo, Manuale del consumatore consapevole, Xenia 2011, p 256, 16 euro

 

giudizio:



8.612613
Media: 8.6 (23 voti)

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