• Seguici su:
LIBRI

Gli scatti dell'architetto

Foto dal finestrino di Ettore Sottsass raccoglie immagini riprese in giro per il mondo, corredate di commenti in cui l'estetica non prevale sull'etica


di Giulia Stok


libreria-carlton-sottsass.jpgProbabilmente tutti avrete visto almeno una volta quella geniale libreria multicolore che sembra un robottino con le braccia allargate e due cassetti rossi al posto della pancia. Ecco, quella libreria si chiama Carlton, dal 1981 è diventata il simbolo della produzione del gruppo Memphis, e l’ha disegnata l’autore di questo libro. Ettore Sottsass, architetto, designer e urbanista, ma anche pittore, viaggiatore e fotografo, ha tenuto per tre anni sulla rivista Domus una rubrica chiamata Foto dal finestrino. L’omonimo volumetto uscito per Adelphi raccoglie una scelta delle foto con relativo commento dell’autore. Il formato, molto piccolo, penalizza la qualità delle immagini e non tutte le riflessioni brillano per originalità, però ce n’è abbastanza per formare un lieve ma netto documento sul futuro e sulla funzione dell’architettura.
 
Sostenitore, prima del 1968, dell’idea che progettare edifici debba avere soprattutto uno scopo etico, Sottsass ci ricorda che l’architettura non è né edilizia che cola cemento, né scultura celebrativa, né ingegneria acrobatica; si indigna con gli ecomostri da vacanza in multiproprietà e – con toni che riecheggiano il racconto di Calvino La luna e Gnac – si scaglia contro con la pubblicità che ricopre le case popolari: “Così la gente povera, che diventa sempre più povera, può anche diventare sempre più nervosa”. Scorrendo le pagine scopriamo che in India ha fallito perfino Le Corbusier e che nello Yucatan esiste un cimitero costruito come una città ideale, “la città dei morti felici”.
 
Il filo conduttore è la riflessione sulle contraddizioni del presente, condotta con sguardo critico ma caldo, partecipe e propositivo, sempre volto a cercare risposte ai bisogni abitativi e spirituali dell’umanità. Il bersaglio prediletto è la presunzione dei contemporanei, la loro ossessione per l’eternità, che li porta a costruire quelle strutture di ferro e vetro sempre più alte, sempre più leggere, progettate per durare per sempre ma destinate a deteriorarsi e diventare inutili, oltre che orribili. In una delle ultime interviste, Sottsass teorizzava: “Se è vero che viviamo in una società che programma obsolescenza, l’unico design possibile che duri, è quello che ha a che fare con l’obsolescenza, un design che le si adatti, magari accelerandola, magari confrontandola, magari ironizzandola, magari andandoci d’accordo. (...) E poi, non capisco perché il design che dura debba essere migliore del design che scompare. Non capisco perché le pietre debbano essere migliori delle piume di un uccello del paradiso".


Tags: Architettura, carlton, Design, domus, Ettore Sottsass, foto dal finestrino, Giulia Stok, grattacieli, italo calvino, la luna e gnac, Le Corbusier,
11 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

ETTORE SOTTSASS, FOTO DAL FINESTRINO, ADELPHI 2009, P. 75, EURO 8

La citazione/1: “Per me, l’obsolescenza è lo zucchero della vita”
 
La citazione/2:
“Mi arrabbio quando mi dicono che sono un artista; cioè, non mi arrabbio ma sono fondamentalmente un architetto”
 
La citazione/3: “Non sarebbe bello se anche gli architetti avessero qualche sapienza profonda su quello che c’è di vago, nascosto, consolante, prezioso sul pianeta…”

giudizio:



8.01
Media: 8 (20 voti)

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.