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LIBRI

Il ritorno del minidisc

Ernesto Assante, giornalista musicale di Repubblica, in Copio dunque sono ripercorre la storia dell’industria discografica alla ricerca delle cause della sua crisi


di Massimo Balducci


Per tutto il Novecento, la circolazione musicale ha mantenuto caratteristiche di un certo tipo; passando dai vari tipi di vinile, alle cassette, ai cd, senza che cambiassero le regole del sistema. Regole che invece sono cambiate in profondità, come sappiamo, nell’ultimo decennio con l’avvento dell’mp3: un lungo cataclisma che è ancora in corso, motivo per cui è assai difficile interpretare i cambiamenti di questa fase.
Anche Ernesto Assante, firma ormai storica di Repubblica dove da anni si occupa di musica e nuove tecnologie, ha finito per affrontare l’argomento. Copio, dunque sono - La rivoluzione elettronica che ha cambiato la musica è un libretto di 142 pagine, che risale all’ormai lontano 2008 e, come spiega lo stesso autore sul suo blog: “E’ un libro che racconta come sia finita l’industria discografica, come sia nata l’arte della registrazione, della fissazione della memoria su supporti, come si sia evoluta in termini discografici (...) e infine di come queste copie hanno iniziato a circolare su Internet e l’intero scenario dell’industria discografica sia cambiato”.
 
Il metodo di distribuzione scelto, in un certo senso, rispecchiava l’apertura a questa rivoluzione elettronica: il libro è stato infatti messo in vendita su ilmiolibro.it, uno di quei servizi online - anche se non il migliore - che offrono agli aspiranti scrittori e saggisti la possibilità di mettere in vendita le proprie opere (che poi vengono ordinate e stampate on demand dal pubblico). Nei mesi scorsi, però, Copio dunque sono è stato pubblicato anche in forma tradizionale da Coniglio Editore: ne ho approfittato dunque per recuperarlo anch’io, pur sapendo che non poteva essere aggiornato sugli ulteriori mutamenti avvenuti nell’ultimo anno. Mi aspettavo però, questo sì, una serie di riflessioni che tenessero conto dell’ultimo decennio (come del resto promette il sottotitolo del libro).
Ma le mie attese erano evidentemente malriposte. Assante non fa mistero di essere un feticista del vinile, che non aveva accettato nemmeno l’arrivo del cd, ed ora non sembra avere nulla da dire sulla scomparsa del supporto fisico se non esprimere nostalgia e smarrimento: concetti che vengono ripetuti in maniera talmente didascalica e continua da trasformare il libro in un’unica ininterrotta autofustigazione. Cito per tutte la sua conclusione finale (scusate lo spoiler, ma non credo di rovinare alcuna suspense): “Siamo in pieno Medioevo, in una fase in cui appare inevitabile il declino del mondo che abbiamo fino ad oggi conosciuto e allo stesso tempo si è solo all’alba del nuovo mondo, quell’universo digitale che è già attorno a noi ma che non si è ancora trasformato in un grande mercato”.
 
Tradotto: le vendite dei supporti tradizionali diminuiscono, ma quelle degli mp3 sono ancora scarse, e non si sa cosa succederà. Forse non era necessario scrivere un libro per farcelo sapere, eh. Il problema è la mancanza di una prospettiva chiara nell’analizzare il fenomeno. Si poteva scegliere un punto di vista economico, oppure antropologico, personale, storico, sociologico, o musicale: ma Assante non vuole scegliere, preferisce metterci dentro un assaggio di tutti gli approcci possibili e per questo resta sempre al livello della superficialità. Con esiti talvolta surreali/esilaranti: come quando spiega che “oggi la Sony sta cercando di rilanciare il minidisc” (oggi?), o cita Claudio Baglioni per dire che “il disco patisce il fatto di aver perso il suo carattere di icona”, o spiega le caratteristiche di “quella che da qualche anno si usa chiamare compilation”. Sì, infatti usava chiamarla così Claudio Cecchetto nel 1983. “Qualche anno”, appunto.



Tags: compilation, coniglio editore, copio dunque sono, ernesto assante, Massimo Balducci, mercato discografico, mp3, vinile,
09 Marzo 2010

Oggetto recensito:

ERNESTO ASSANTE, COPIO DUNQUE SONO, CONIGLIO EDITORE 2009, P. 142, EURO 12

giudizio:



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