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LIBRI

La profezia del calzolaio

Avventure dello stampatore Zollinger, di Pablo D’Ors, è un libricino poetico e gentile, una fiaba che propone messaggi filosofici alla portata di tutti. Adatto solo a chi non si rassegna al cinismo


di Lorenza Trai


Molte persone a una certa età finiscono con l’iscriversi alla categoria dei cinici; molto, poco, abbastanza cinici: dipende da quanto sono stati umiliati i loro sogni, da quanto ridicoli si sono sentiti quando le melensaggini in cui credevano si sono rivelate delle pietose bufale, inventate da qualcuno prima di loro nel sincero tentativo di meglio sopportare l’assurdità dei giorni.
Ma come si fa a dire chi ha ragione, dato che esiste invece un folto numero di persone che continua ostinatamente a cercare voci nascoste e significati profondi nelle cose e nei giorni? Sono i lettori che hanno fatto, per esempio, la fortuna di libri di culto diventati best seller: Siddharta, Profezie di Celestini o Alchimisti che siano. Sono quelli cui probabilmente si rivolge Pablo D’Ors con Avventure dello stampatore Zollinger, un libricino poetico e gentile, tanto breve quanto voglioso di trasmettere messaggi filosofici, alla portata di tutti e con la pretesa di fornire i capisaldi di un giusto vivere.
 
Costretto ad allontanarsi dal proprio paese, perché il suo sogno di aprire una tipografia deve essere momentaneamente accantonato, il mite Zollinger tenta nuove strade e nuove città, diventando di volta in volta: casellante solitario e sognatore; soldato taciturno ma capace di profonde amicizie; fuggiasco nei boschi, in ascolto delle voci misteriose della natura; impiegato originale che riesce ad amare il ripetitivo timbrare quotidiano; calzolaio eccellente, in grado di moltiplicare i clienti e arricchirsi grazie alla sua speciale capacità di riconoscere in ogni tomaia sformata l’impronta dell’anima di chi la ha indossata. Una parabola quasi evangelica insomma, o forse solo una fiaba.
 
Le fiabe per adulti però rischiano - e questo è il caso - la piattezza, la prevedibilità; nei casi estremi - ma non è questo il caso - l’insulsaggine. Il problema del piccolo romanzo dello stampatore Zollinger è che manca di guizzi, neanche una discesina negli inferi del dubbio che ti tenga legato alla pagina per qualche secondo con il fiato sospeso. Forse un pochino ti si apre il cuore quando fra il casellante e la telefonista sembra nascere una piccola storia d’amore, stilizzata come una poesia minimalista; ma, nell’economia del racconto, alla povera telefonista tocca purtroppo l’infelice destino di essere eterna nostalgia per tutte le restanti pagine e quindi amen. Un malinconico happy end ci fornisce la morale; tutto resta un po’ evanescente: quel tanto che basta a non dire parole definitive, che la vita reale invariabilmente possa smentire.
 
Se si dimentica l’intento pedagogico, la lettura resta tuttavia gradevole, come un sogno un po’ bizzarro che lasci addosso per il resto della giornata un sottile senso di nostalgia per qualche spunto di riflessione che forse, nella nostra concitata e presuntuosa esistenza, abbiamo trascurato. E poi chissà, forse noi cinici siamo solo un po’ invidiosi, perché, quando serviva, non ci siamo accorti dei segnali metafisici passatici accanto invano.



Tags: alchimista, Avventure dello stampatore Zollinger, Lorenza Trai, Pablo D’Ors, profezia di celestino, quodlibet, siddharta,
08 Marzo 2010

Oggetto recensito:

Pablo d’Ors, Avventure dello stampatore Zollinger, quodlibet, p. 152, euro 12.50

giudizio:



7.679997
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