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SPECIALE LIBRI

Mondadori, il romanzo di stagnazione

Il giovane Sebastiano nonostante la parentela illustre pubblica per una piccola casa editrice, la Instar, ma è entrato nella rosa dei dodici candidati al premio Strega. Una storia che non è né di azione né di formazione: il protagonista di Un anno fa domani è incapace di governare gli eventi e si limita a subirli


di Giulia Stok

(Illustrazione di Elide Gramegna)


È uno dei protagonisti più odiosi della storia della letteratura, così insopportabile da impedire al lettore qualsiasi tipo di empatia. Nessuno si identificherebbe mai col dottor Vittorio Congedo, uno che la notte prima del funerale dell’amata moglie, uccisa in un incidente d’auto, mette incinta una paziente ventenne (e poi chiama la bambina come la moglie morta).
 
Un anno fa domani all’inizio pare un giallo, e un filo di mistero percorre tutto il libro, ma certo non si tratta di un romanzo di genere. Se in un genere si dovesse incasellarlo, sarebbe piuttosto quel noir morale che ha identificato Bassetti, in cui il protagonista è tendenzialmente maschile, e soprattutto sempre terribilmente e consapevolmente riprovevole.
 
Vittorio Congedo è un quarantenne alcolista, erotomane, narciso, immaturo e depresso, che cammina a grandi passi verso l’autodistruzione, nonostante sia di fatto un privilegiato. È uno che non governa gli eventi ma li subisce: tutti, persino quelli che causa lui stesso. Certo non si tratta di romanzo d’azione, ma neppure di formazione. Piuttosto, è stagnazione la parola che viene in mente pensando al dottor Congedo: un rimanere immoti che sa anche un po’ di putrido.
 
Dunque, l’autore fa un ritratto impietoso di una generazione di maschi adulti e benestanti? Non solo, in realtà, perché gli altri personaggi del libro, a guardarli da vicino, sono anche peggio: una madre il cui motto è “per sopportare la vita, basta bere”, un fratello bigotto e avido, parenti cinici e corrotti, amici traditori. Persino la moglie perduta, vera figura carismatica attorno a cui ruota tutta la storia, nasconde segreti e manifesta attitudini degne di biasimo.
 
Sulle orme di Henry Miller, Mondadori descrive un’atmosfera di violenza psicologica e talvolta anche fisica, in cui il dolore viene superato dal grottesco. Il discorso indiretto libero con cui si rivolge al lettore, salvo alcuni punti in cui diventa così velleitario da essere incomprensibile, scivola via lieve tra dialoghi e descrizioni, riuscendo ad essere acuto e implacabile. Di questa capacità di osservazione spietata sono un bell'esempio le pagine in cui descrive l’atteggiamento delle donne di fronte al dietologo; o anche quelle in cui racconta le dinamiche di famiglia a un pranzo di nozze, e dipinge il padre malato in due parole: “una piuma di ricordi”.
 
Ci vuole coraggio a scrivere un libro così, che mette a nudo la parte peggiore dell'essere umano. E soprattutto, ci vuole bravura a farlo senza risultare respingente: perché alle duecentocinquanta pagine di Un anno fa domani si resta incollati, nonostante tutto, fino alla fine.



Tags: alberto mondadori, arnoldo mondadori, Barnabooth, Giulia Stok, il saggiatore, instar, noir morale, scuola di scrittura, sebastiano mondadori, un anno fa domani,
16 Maggio 2010

Oggetto recensito:

SEBASTIANO MONDADORI, UN ANNO FA DOMANI, INSTAR 2009, P. 254, EURO 14.50

Sebastiano Mondadori: classe 1970, nipote dell’Alberto, figlio di Arnoldo, che fondò il Saggiatore, vive a Lucca dove ha fondato la scuola di scrittura cretiva Barnabooth. Ha sfruttato in qualche modo il suo cognome importante? Chissà. Certo, se lo ha fatto, non è stato per inserirsi nella cultura mainstream. Per saperne di più: www.sebastianomondadori.it; www.barnabooth.it
 
Strega: il libro, nonostante sia di un piccolo editore, è entrato nella rosa dei dodici candidati al premio, presentato da Ernesto Ferrero e Lidia Ravera
 
La citazione: “La sola cosa che ammiro in questa donna per il resto ordinaria e sciatta e incapace di frivolezze al di là dell’aceto balsamico sul prosciutto e melone è la resistenza al pentimento. A costo di tenersi dentro il dolore, la cieca immedesimazione nelle proprie decisioni la porta ad accettare l’errore più inammissibile come un dono della sorte divina”

giudizio:



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