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LIBRI

Palla al centro
Un’interessante raccolta di scritti di Bobbio e Del Noce ci aiuta a riflettere sulle dinamiche che hanno portato, in brevissimo tempo, alla fine del bipolarismo

di Michela Nacci


In un momento in cui Forza Italia è percorsa da tentazioni separatiste che rischiano di frantumarla forse per sempre, noi elettori, noi cittadini italiani, ci poniamo spesso una domanda che (almeno in me senz’altro) risuona con una certa angoscia: possibile che l’unica alternativa al berlusconismo risieda nel centrismo? Non siamo forse stati governati dal centrismo cattolico dalla Liberazione in poi? E non si era detto che eravamo entrati nella Seconda Repubblica, caratterizzata appunto dalla scomparsa di un centro che si alleava a seconda dei casi con questo e quel partito minore, e che eravamo entrati nella polarizzazione del panorama politico in due forze ben distinte che si alternano nell’esercizio del potere? Per dirlo, lo si è detto. Lo si è anche ripetuto un certo numero di volte. E sembrava che la realtà di Forza Italia da una parte e dell’Ulivo dall’altra corrispondesse a questo modello. Adesso però, non ne siamo più tanto sicuri.
 
E’ stato vero finché i due partiti maggiori erano saldi: oggi, dobbiamo constatare che si stanno – per motivi diversi – sfaldando entrambi: l’uno per la prospettiva (o il miraggio) di una messa nel cassetto di Berlusconi, per la necessità realistica di iniziare a pensare a una sostituzione della sua figura, l’altro per una malattia sorda e duratura che sembra aver colpito il maggior partito di sinistra da tempo facendogli perdere lucidità e coesione, progettualità e forza. In questo momento così caratterizzato, appare chiaro che se si coagulasse davvero una forza di centro capace di attrarre attorno a sé, non necessariamente in un partito, ma in una serie di formazioni alleate, tutti gli scontenti del governo attuale di centro, di destra e perfino di sinistra, le ore di Forza Italia sarebbero contate e il seguito del Pd ridimensionato. Né si tratta della sola alternativa disponibile: è ipotizzabile infatti anche un’alleanza collocata un po’ più a destra che riunisca cattolici di centro e la componente finiana del partito azzurro, mentre gli acrobatici pourparler tra democratici e leghisti, appena iniziati, sono già naufragati, anche se non mi sentirei di giurare sul fatto che non si potranno riaprire in situazioni locali favorevoli.
 
Come scrive Andrea Romano nella prefazione a questo piccolo e interessante volume,  composto da alcuni scritti di Augusto Del Noce del 1945, un saggio di Norberto Bobbio del 1995 e una nota della curatrice Lorella Cedroni, “abbiamo un elettorato di centro che attende di essere sedotto da un’offerta politica diversa da quella berlusconiana.” All’epoca, Del Noce affermava la necessità di una forza di centro per evitare le contrapposizioni e le radicalizzazioni dovute alla presenza di due forze che si facevano la guerra: nel dir questo, rifletteva, come suo costume, sul passaggio dal fascismo all’antifascismo e cercava di evitare il ripetersi della condizione di inimicizia fra parti politiche che aveva caratterizzato il regime mussoliniano. Un centro moderato avrebbe spuntato le armi della polemica (che, beninteso, avrebbe continuato ad avere ogni diritto di espressione), e rappresentato il fondamento certo su cui il baricentro del governo avrebbe potuto poggiare senza timori. Il saggio di Bobbio, invece, ci rituffa e si rituffa in quel groviglio di distinguo tra posizioni molto simili che fu l’azionismo, con il suo contorno di scissioni, puntualizzazioni, memorie, vocazione minoritaria e orgoglio intellettuale. Non aggiunge nulla a quanto già sapevamo.
A che cosa serve leggere questo libretto? A due cose. A scoprire o riscoprire che Del Noce era antifascista pur essendo un reazionario, e pur ritenendo che l’antifascismo come base della Repubblica fosse da superare. A riflettere sul bipartitismo italiano e sul nostro futuro prossimo, che forse sarà centrista.


Tags: antifascismo, augusto del noce, azionismo, berlusconismo, bipartitismo, bipolarismo, centrismo, centro, forza italia, Michela Nacci, norberto bobbio, seconda repubblica, ulivo,
12 Gennaio 2010

Oggetto recensito:
NORBERTO BOBBIO, AUGUSTO DEL NOCE, CENTRISMO: VOCAZIONE O CONDANNA?, A CURA DI LORELLA CEDRONI, MARSILIO 2009, P. 91, EURO 9
giudizio:



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Commenti

Forse quelli che si

Forse quelli che si definiscono 'di centro' sono soltanto ua parte di un tutto più complesso, e non un'alternativa al cosiddetto bipolarismo. Il problema si può risolvere con una buona legge elettorale che dia anche a loro lo spazio che riescono a conquistarsi. Essere moderati in senso democratico e progressista non implica alcun estremismo, ma forse implica maggior pulizia nelle liste elettorali. Allora essere di destra, se democratici, o di sinistra, se democratici, o di centro se democratici, non sembra proprio un dramma politico. Quanto al berlusconismo, non ha proprio niente a che vedere con la democrazia, visto che professa apertamente il suo ademocratismo (indifferenza e non necessariamente ostilità alla democrazia). Riflettiamo sul sostanziale ademocratismo dei vari Mosca, Pareto e Michels e forse capiremo l'opportunismo elitista del consigliere politologico di Berlusconi, il famoso G. Urbani. Per gli elitisti della destra ademocratica la democrazia è solo un optional. Per fortuna c'è anche la destra democratica [quelli che C. W. Mills chiamava i conservatori sofisticati] anche in Italia.

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