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LIBRI

Sulle sponde del Tennessee

Il protagonista di Suttree, l'opera più discussa e ambiziosa di McCarthy, vive sulle rive del fiume insieme a un'umanità misera e spietata ma non priva di ironia


di Andrea Ferrari


In questa storia non ci sono benpensanti. Suttree se li è lasciati alle spalle, abbandonando una vita borghese per stabilirsi in una miserrima casa galleggiante ormeggiata sul fiume Tennessee. Perché lo abbia fatto non è dato sapere. Forse perché non tollerava più l’ipocrisia del suo ambiente d’origine o forse perché alla ricerca di qualche forma di salvezza, ottenibile solo dopo essersi ridotti ai minimi termini.
Suttree vive di pesca, e non si capisce con quale coraggio qualcuno possa mangiare i pesci che tira fuori dal Tennessee, descritto come una fogna durante una pestilenza. Sulle sponde di questo fiume terribile, a Knoxville e dintorni, vive un’umanità misera, dolorosa, a suo modo spietata, mai priva, però, di una punta di ironia, umanità che costituisce, a mio modo di vedere, la bellezza di questo libro. C’è Harrogate, stupratore di cocomeri, sempre in cerca della propria identità e perennemente impegnato ad architettare nuove malefatte dagli esiti puntualmente rovinosi; c’è Ab Jones, negro colossale, forza della natura, terrore dei poliziotti; c’è l’indiano, serio e dignitoso, che cucina le tartarughe di fiume come nessun altro; c’è Joyce, la puttana, che ‘adotta’ Suttree per qualche tempo, per avere un uomo accanto, simulacro di fidanzato, prima d’impazzire; c’è la famiglia dei pescatori di molluschi con la loro figlia Wanda, sirena di fiume, nuda sotto la pioggia; e poi una moltitudine di straccivendoli, predicatori di strada, folli e abborracciati, sfasciacarrozze, barboni, spiantati, appena intravisti in bar fumosi dove, se non giocassero a poker, si direbbero arrivati dritti da una bettola di Caravaggio.
Non pensate che sia un libro facile. Spesso la lingua è ridondante, quasi intollerabile, ma poi si apre in dialoghi perfetti e in descrizioni concise e straordinarie che valgono la fatica fatta per arrivarci.
Pubblicato negli Stati Uniti nel 1979 dopo una gestazione ventennale, Suttree ebbe un’accoglienza controversa e viene considerato, oggi, l’opera più ambiziosa di McCarthy.
Non so se ci sia qualche messaggio nascosto tra le pieghe di questo libro. Probabilmente altri, più arguti, potranno essere esaustivi a riguardo. Da parte mia vi leggo questo, perché mi piace:
“Suttree sorrise.
‘Ho ragione o no?’
‘Hai ragione’
Il cenciaiolo annuì.
‘Tu hai sempre ragione’
‘Qualche volta mi sbaglio...’
Il cenciaiolo alzò due occhi diffidenti.
‘Ce l’abbiamo tutti ragione’ disse Suttree.
‘Ce l’abbiamo tutti in quel posto’ disse il cenciaiolo.”


Tags: Andrea Ferrari, mccarthy, suttree, tennessee,
11 Dicembre 2009

Oggetto recensito:
CORMAC MCCARTHY, SUTTREE, EINAUDI 2009, P. 560, EURO 23
giudizio:



6.75
Media: 6.8 (11 voti)

Commenti

mooolto bello

8.01

mooolto bello

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