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LIBRI

Un uomo solo al comando

In Fausto Coppi. L'uomo e il campione, le tavole a fumetti di Davide Pascutti raccontano quel 1949 epico delle vittorie al Giro e al Tour


di Gianpaolo Fissore


Il ciclismo delle grandi passioni? Ci mancherebbe altro, mentre di stagione in stagione si allunga la lista dei campioni fasulli. Ma, come ha scritto Marc Augé, il desiderio è sempre in agguato, “pronto a rinascere al minimo tentativo di volata sulle montagne da parte di un’esile figura braccata dalle telecamere. Per un attimo l’immagine fa rinascere la leggenda”. In virtù di quella leggenda, le folle continuano ad accorrere imperterrite sulle strade del Tour de France come del Giro d’Italia.
 
Qualcuno, tra gli incontenibili grafomani del tifo, non sapendo più a chi fare appello, scrive ancora sull’asfalto “W Coppi”. Spersonalizzato dal marketing e dalle pratiche assai poco sportive della medicina, il ciclismo agonistico contemporaneo si affida alla sopravvivenza di un mito. Fausto Coppi: è lui “l’uomo solo al comando”, l’eroe pretelevisivo delle radiocronache e della carta stampata, il protagonista principale di quel lungo romanzo a puntate, inframmezzato da rare immagini in bianco e nero, che, come scrisse Roland Barthes, conferiva al reportage sportivo un carattere epico. 
“Ho immaginato una manciata di tavole con lui che pedala, sul volto la tipica espressione di sofferenza e malinconia, mentre tutt’attorno il mondo gradualmente svanisce. Rimangono solo lui, la strada e la bici”. Per apprezzare Fausto Coppi. L’uomo e il campione, il libro a fumetti di Davide Pascutti, si può cominciare proprio dalle pagine finali, dove l’autore ne racconta la genesi, spiegando i motivi di una scelta narrativa, di per sé abbastanza ovvia, ma esalata nelle tavole del disegnatore dal segno forte della sintesi.
La leggenda dell’uomo e del campione si condensa, nel libro di Pascutti nell’anno delle meraviglie, il 1949, quando Fausto Coppi vinse Giro e Tour, con lunghe fughe “da matto” sulle Alpi, lasciandosi dietro tutti gli avversari con distacchi abissali. Furono imprese nel segno della solitudine: una conquista raggiunta con sacrificio e sofferenza, una sorta di predestinazione e un destino ineludibile, nel caso di Coppi, con quel fisico bello e invincibile solo con la bicicletta. 
  
C’era anche, ovviamente, un mondo affollato intorno al campionissimo. Varie tavole del racconto a fumetti danno conto, con qualche dichiarata licenza narrativa, dei personaggi importanti per la vita di Coppi; e la passione dei tifosi e il gruppo dei comprimari su due ruote fanno da scenario alle sue imprese. Ma quel che resta alla fine, nella sequenza dei disegni, tra panoramiche e primissimi piani, è la figura di lui che si invola, impegnato in una sfida interminabile prima ancora con se stesso che nei confronti degli avversari. Una sorta di corpo a corpo con il proprio fisico e la propria mente nella quale non era consentito barare che è, oggi come ieri, l’essenza vera del ciclismo.



Tags: beccogiallo, ciclismo, Davide Pascutti, doping, Fausto Coppi, gianni brera, Gianpaolo Fissore, L'uomo e il campione, marc augé, mito, sport,
16 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

DAVIDE PASCUTTI, FAUSTO COPPI. L’UOMO E IL CAMPIONE, BECCOGIALLO 2009, P. 110, EURO 17

Più che una biografia: Coppi e il diavolo, di Gianni Brera, è stata la maggiore fonte d’ispirazione per il libro di Pascutti
L’impresa: la fuga solitaria di 190 km nella tappa alpina Cuneo - Pinerolo al Giro d’Italia del 1949
Un mito senza frontiere: “E’ così che la mia ammirazione per Coppi e il mio entusiasmo all’annuncio della sua vittoria, nel 1949 e nel 1952, mi liberarono per sempre dallo sciovinismo”, Marc Augé, Il bello della bicicletta, 2009

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