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SPECIALE FINE ANNO - ATTUALITA'

Il fondo di Celentano

Un paio di settimane fa Repubblica metteva in prima pagina un insulso commento del cantante sul nucleare


di Antonio Pascale


Noi abbiamo delle opinioni, le nostre opinioni vengono lette dai politici di riferimento e poi tradotte in norme, leggi, circolari esplicative, insomma, tutto quello che serve a migliorare l’ambiente in cui viviamo. Più profonde sono le nostre opinioni, più i politici sono responsabilizzati, meglio le traducono. Se lo schema ideale funziona si arriva alla conclusione che per migliorare il mondo è necessario avere opinioni profonde. Cioè, il ruolo più importante lo devono svolgere gli intellettuali, in senso lato, naturalmente, ossia, tutti quelli capaci di approfondire una questione e quindi facilitare le scelte. Gli intellettuali devono, per forza di cose, trovare un padrone di casa, per così dire, che li ospiti. Il padrone di casa, oltre all’ospitalità, deve garantire almeno una condizione: l’autorevolezza.
 
Come cittadino sono soddisfatto ogni qualvolta ascolto delle opinioni che provengono da una fonte autorevole. Ma c’è un problema. Ormai l’autorevolezza vacilla. Colpa anche dei padroni di casa. Esempio (ma gli esempi si sprecano). Il giorno 11 dicembre 2009, il quotidiano Repubblica ha pubblicato, in prima pagina, una articolo di Adriano Celentano. Tema? In gran parte il nucleare. Ora, non ho nessuna intenzione, naturalmente, di affrontare a mia volta il tema del nucleare. Vorrei, invece, approfittare dell’articolo, per provare a spiegare un mio dubbio. Il pezzo di Celentano era davvero brutto, retorico e confuso. Uno scrittore come me, ma credo anche un lettore, più o meno attento, riconosce subito nelle dichiarazione di Celentano non certo il tentativo di ragionare su una questione, con appropriato gusto dell’analisi, ma di estorcerci una emozione. Bene, a cosa serve un articolo così? A chi giova? Dopo la lettura, la nostra capacità di ragionare sul nucleare di certo non ne esce migliorata. Anzi, un articolo siffatto isterilisce la nostra immaginazione, la blocca.

Il dubbio allora: perché mai un giornale autorevole a battagliero come Repubblica deve affidare a Celentano uno spazio così visibile, perché dare tanto credito a una persona notoriamente ignorante, come lui stesso più volte sottolinea? Perché contribuire a creare luoghi comuni?
Quando ho letto questo articolo, ero al bar. Abito in una strada popolare e i commenti quel giorno vertevano su Berlusconi. Dei suoi problemi con la giustizia. Erano commenti pro e contro, facili da fare, un po’ di pancia, come si dice. Niente di male, s’era di mattina presto in un bar popolare. Ma la cosa inquietante era che il tono di quei commenti assomigliava al tono, alla grana elementare, dell’articolo di Celentano. E il fatto ancora più inquietante era che Repubblica stava legittimando quel tipo di commenti. Dal bar sotto casa mia passavano per via direttissima alle pagine di Repubblica. L’ignoranza non è certo un bene per lo sviluppo democratico di un paese. Questo lo sappiamo tutti, ma nobilitarla in prima pagina è veramente un peccato grave.


Tags: Antonio Pascale, autorevolezza, celentano, commenti, nucleare, prima pagina, repubblica,
31 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

L'IGNORANZA IN PRIMA PAGINA

giudizio:



8.351379
Media: 8.4 (29 voti)

Commenti

Grande Antonio Pascale, al

9

Grande Antonio Pascale, al suo solito!

Sono contento che anche

Sono contento che anche Pascale si sia accorto sul finire del 2009 che Repubblica è diventato un giornalaccio. Complimenti per i riflessi! L'ignoranza è sicuramente una brutta bestia, ma la questione posta nei termini di quest'articolo mi pare un po' borghesuccia. Lo spazio a Celentano viene dato perché un suo articolo in prima pagina fa vendere più copie (a questo punto dovremmo forse interrogarci sulla qualità dei lettori di Repubblica). Quello che scrive il Molleggiato, mi sa, interessa poco. Invece, gli intellettuali non fanno vendere e per contrappasso si vendono per campare.

L'ennesima dimostrazione che

L'ennesima dimostrazione che Repubblica è un quotidiano in costante degrado. Chi di populismo ferisce...

la lucidità con la quale

8.01

la lucidità con la quale antonio guarda il mondo non mi è nuova avendo avuto la fortuna di frequentare un corso di scrittura con lui. Mai banale sempre profondo ha il pregio di non farsi facilmente condizionare dalle mode e di riuscire a vedere oltre la superfice delle cose. Nella prima pagina di Repubblica mi piacerebbe leggere lui e altri che gli assomigliano. Ma temo che il numero sia veramente esiguo se un giornale come repubblica, che stimo e leggo volentieri, lascia spazio a simili banalità. Grazie Antonio

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