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LIBRI

Noir Désir, amore e morte

La storia di una passione: quella dello scrittore Sacha Naspini, all'epoca adolescente nella campagna toscana, per il gruppo rock di Bordeaux. Né raccolta di interviste né biografia, il libro ripercorre i vent'anni di attività del gruppo fino al suo tragico scioglimento. Quando finisce anche l'illusione che un altro mondo sia possibile


di Giampaolo Simi

 


Se non leggeste questa recensione fino in fondo, vi do subito l'informazione di servizio fondamentale. Le centonovanta pagine di Sacha Naspini non sono una biografia di Bertrand Cantat o un saggio critico sui Noir Désir. Sono una specie di “Io e i Noir Désir”, dove “io” non è il loro manager o il loro discografico, ma uno che, mentre a Bordeaux Cantat metteva su il primo gruppetto, viveva la sua infanzia nella provincia toscana rubando le cinquecento lire alla mamma per andare in sala giochi (vedi pagina 15). Non ancora trentacinquenne, Naspini ha già al suo attivo un pugno di romanzi. Ha una scrittura insofferente, che rallenta, scarta, si impenna e si immalinconisce in modi imprevedibili. 
 
noir-desir vert.jpgSe uno si aspetta interviste alla band o racconti di backstage, potrebbe persino irritarsi per come Naspini si dilunga su quando è stato fulminato da Lola dei Noir Désir, grazie ai conturbanti exploit di una turista francese. Quel ricordo d'adolescenza apre in realtà una viscerale e incondizionata dichiarazione d'amore per il gruppo bordolese. Amore nel senso di consonanza con chi ha scritto delle cose che ci hanno fatto essere noi stessi, anche quando non era facile esserlo. Non siamo chiamati necessariamente a innamorarci anche noi. Come in un romanzo, quello che conta è avvertire se quello che prova il protagonista sia vivo, reale, bruciante. E sicuramente lo è. 
 
La storia dei Noir Désir abbraccia più o meno un ventennio e una decina di lavori discografici. Sacha Naspini li ripercorre, talvolta canzone per canzone, fino ai tragici fatti di Vilnius. Una notte di fine luglio del 2003, Cantat picchiò a morte l'attrice Marie Trintignant, la donna per la quale aveva abbandonato da circa un anno sua moglie, la loro secondogenita neonata e anche la sua band. 
 
Quella notte muoiono anche i Noir Désir di Bertrand Cantat. E proprio mentre, dopo anni di rock militante (che ad ogni buon conto avevano significato centinaia di migliaia di cd venduti), Le vent nous portera aveva sfondato nelle radio di tutta Europa. Il passo svagato ma implacabile di una chitarra in levare, un testo struggente cantato come in gola e un videoclip a dir poco strepitoso avevano soddisfatto i gusti più pop senza derogare allo stile intenso della band. Possono essere momenti irripetibili, nella storia di un gruppo che dai centri sociali arriva alle glorie delle top chart.
 
Naspini lo racconta bene. Ritirando uno dei riconoscimenti che stavano fioccando sul gruppo, Cantat polemizzò in diretta con Jean Marie Messier, manager plenipotenziario della Vivendi-Universal, facendo presagire un futuro burrascoso fra le logiche manageriali dello show business e l'intransigenza artistica che costituiva il fondamento stesso del loro successo.
Ma quel futuro non sarebbe mai stato. La notte maledetta di Vilnius, che niente ha a che vedere con il gruppo e l'attività musicale di Cantat, ha reso il loro tragitto musicale puro e inattaccabile.
 
Ecco perché Sacha Naspini si può permettere di scrivere un libro che riporta alla mente lo stile barricadero delle fanzine, pubblicazioni monotematiche fotocopiate in qualche centinaio di copie, substrato della cultura alternativa dell'era pre-internet. Il fanzinaro era monomaniacale e carbonaro fino al midollo. E quanto più l'artista o la band erano “alternativi” o poco conosciuti in Italia, tanto più era fiero della sua passione (cosa che Naspini ammette subito: “sono di quelli che soprattutto per la musica, pretende una roba poco sentita. Voglio una colonna sonora mia”). 
 
noir orizzo.jpgNel libro esiste solo qualche rapido accenno alla musica degli anni '80, mentre gli anni '90, capaci di generare un caos globale tutt'altro che infecondo, sono ignorati, fatti salvi gli artisti che con i Noir Dèz (così li chiamano gli iniziati) hanno collaborato. A Naspini non interessa raccontarci quello che succede nella musica intorno ai Noir Désir, quale sia il loro posizionamento nella geografia dei quegli anni. I Noir Désir sono, per lui, assoluti, oltre tutto e tutti. Ma qua non c'entra essere un fan o un ultrà. Qua il discorso arriva al suo nucleo. In effetti, i Noir Désir non hanno niente a che spartire con quello che succede loro intorno. Un po' perché, come l'immarcescibile Johnny Haliday se ne fotte che Elvis sia morto da un pezzo, a loro non può fregare di meno che tutti i loro riferimenti siano saldamente ancorati al passato.
 
Ripetitivi come un gruppo new wave, grezzi come i primi Clash, il loro frontman si prende il palco come un incrocio fra Jim Morrison e Leo Ferré
. Musicalmente sono un'escrescenza anacronistica. Ma sono usciti di scena, come recita il sottotitolo del libro, “né vincitori né vinti”. Un privilegio che i giochi crudeli della sorte hanno riservato a pochi.
 
Oggi, in mezzo a quelle due negazioni in cui Naspini fa viaggiare per vent'anni i suoi Noir Désir, non c'è più spazio per nessuno. Non si deve più pretendere il successo alle proprie condizioni. Essere alternativi equivale a dichiararsi ininfluenti. Non voler piacere a tutti significa diventare automaticamente marginali. E così che questo libro diventa il racconto struggente di un amore che Naspini ha perso per quello che è successo a Vilnius sette anni fa. E che non ha perso solo lui. Un amore che abbiamo perso tutti, ognuno a suo modo. Anche noi che, mentre lui rubava le cinquecento lire a sua madre, ascoltavamo London Calling e ci illudevamo che il futuro, se non proprio dalla nostra parte, fosse perlomeno tutto da scrivere.



Tags: Bertrand Cantat, Giampaolo Simi, Ivana Stoyanova, Marie Trintignant, né vincitori né vinti, noir désir, perdisa, sacha naspini,
08 Febbraio 2011

Oggetto recensito:

Sacha Naspini, Noir Désir, né vincitori né vinti, Perdisa editore 2010, p. 189, euro 14, illustrazioni di Ivana Stoyanova

L'autore: Sacha Naspini, grossetano, trentaquattro anni, ha pubblicato recentemente per Elliot I cariolanti, una storia a tinte horror sprofondata (letteralmente) nella campagna toscana della Grande Guerra 
 
Ghost track: è possibile scaricarla qui. È un capitolo scritto dopo la notizia che i Noir Désir non torneranno mai a suonare insieme, anche se Cantat ha finito di scontare la pena 
 
Il vero tema del libro: la provincia nel mondo globalizzato 
 
Il suo difetto: l'ultimo capitolo, o bonus track, ambientato nel cimitero di Père Lachaise, dove è sepolta Marie Trintignant (e naturalmente Modì, Wilde, Gobetti, il Re Lucertola...). Una sfilata di santini e sepolcri, in qualche modo dovuta, ma non necessaria a una storia che è tutta vita, musica e rabbia 
 

giudizio:



9
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