• Seguici su:
LIBRI - NARRATIVA

Oltre il Decameron

Elisabetta Menetti ha raccolto e trascritto le Novelle stralunate dopo Boccaccio. Gli autori italiani del Quattrocento che praticavano la stessa "disciplina" del maestro toscano trovano ora qualche inaspettato punto di contatto con la narrativa contemporanea improntata al racconto. Vecchie nuove, buone nuove


di Mario Minarda

 


Di solito quando si parla di novellistica post-boccacciana la metafora più ricorrente è quella di un'uscita da splendidi palazzi e giardini ben curati per entrare in polverose botteghe artigianali, colme di oggetti multifunzionali, attrezzi da lavoro e stoffe variopinte di diversa lunghezza. Quest’ultima immagine rafforza l’idea che "le antiche raccolte di novelle (…) sono dei bazar di roba messa insieme, con un fasto rituale ancora visibile", come suggerisce Gianni Celati nel suo saggio apparso su Griseldaonline. E si sa, curiosando tra le bancarelle dei grandi mercati all’aperto, è possibile trovare talvolta perle meravigliose.
 
Con questo spirito, nel volume intitolato Novelle stralunate dopo Boccaccio, Elisabetta Menetti riunisce preziosi testi novellistici di autori del Quattrocento e del Cinquecento italiano, da Franco Sacchetti a Giovanni Sercambi, Gherardi da Prato e Anton Francesco Doni, passando per Giovanni Francesco Straparola, Piovano Arlotto Il Lasca e Masuccio Salernitano (per non dire di altri considerati ‘minori’); scritture che spiccano per la loro comicità arguta e licenziosa, ma anche per il loro strabiliante gusto del gioco narrativo.
 
novelleitaliane.jpgTesti beffardi e mordaci, ai limiti dell’oscenità, che si basano su frequenti anfibologie, spunti meta-letterari e continui ammiccamenti al lettore, seguendo spesso una dispositio stilistica dialogico-teatrale, nella quale il novelliere, attraverso la voce narrante, somiglia sempre più ad un prestigiatore o ad un imbonitore di piazza, ostinato a suscitare il piacere della ‘lettura-ascolto’. Pagine "elastiche", di lunghezza variabile, testi palinsesto che riscrivono, scrostano, saccheggiano, parodiano altri testi di altre opere letterarie (il Decameron certo su tutte, ma anche il poema di Ariosto, o il mito classico desunto dalla tragedia antica). E proprio tale caratteristica della riscrittura (e, in sé, della stessa novella intesa come prosa elevata al ‘quadrato’, se non al cubo) ci aiuta a capire meglio la particolarità che presenta il libro in questione, cioè quella del riadattamento linguistico.
 
Se trasporre in italiano contemporaneo da un lato appiattisce molto la ricchissima patina lessicale antica proveniente, scrive la curatrice nella post-fazione, da "un insieme eterogeneo di fonti: francesi, spagnole o arabe", dall’altro illumina circa quella che potrebbe essere la direzione della attuale narrativa italiana, ovvero un ritorno al racconto, alla novella, al testo breve di matrice favolistica con protagonisti spesso animali parlanti. Ecco quindi che alle firme degli autori umanistico-rinascimentali menzionati sopra si aggiungono quelle di moderni novellieri nostrani quali Daniele Benati, Dino Baldi, Ermanno Cavazzoni, Gianni Celati, Ugo Cornia che in questi ultimi recenti anni pubblicano le loro godibili raccolte.
 
Tutto ciò induce a riconsiderare con scrupolosa oggettività lo straordinario statuto metamorfico di tale genere ‘spugna’, pronto ad assorbire ma anche ad essere a sua volta assorbito: sia che si amalgami in una storia più ampia, che sia scritto sottoforma di lettera, apologo o dialogo filosofico, oppure contenuto in un trattato e in un poema epico, il genere novellistico, saldo ponte tra antico e moderno, coniuga ancora tradizione ed innovazione.
 
Squadernando un ventaglio ampio di vizi umani e virtù, di messaggi morali a rovescio, allegorie mondane, trepidazioni macabre e raccapriccianti, di pulsioni sfrenate, gusto dell’orrido (si vedano le vicende raccontate da Girolamo Morlini) e del sarcastico, aneddoti reali divenuti proverbiali (come spesso accade nelle storie di Matteo Bandello) si viaggia con la fantasia e si apre la mente ad un mondo letterario per certi aspetti ancora inesplorato e quindi sempre affascinante. 



Tags: Boccaccio, Elisabetta Menetti, Franco Sacchetti, Gherardi da Prato e Anton Francesco Doni, Giovanni Francesco Straparola, Giovanni Sercambi, Mario Minarda, Masuccio Salernitano, Novelle stralunate dopo Boccaccio, Piovano Arlotto Il Lasca, recensione,
06 Marzo 2013

Oggetto recensito:

Novelle stralunate dopo Boccaccio a cura di Elisabetta Menetti, Quodlibet Compagnia Extra, p 252, 15 euro

 

giudizio:



6.03
Media: 6 (1 vote)

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.