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LIBRI

Dottor Geremia e Mister Parmio

Nel romanzo del giovane Unterholzner un irreprensibile informatico tra le mura di casa coltiva una vita segreta, in cui anche gli oggetti hanno un'anima


di Lorenza Trai


Lo stagno delle gambusie di Enrico Unterholzner ha una partenza innocua, un po’ alla fastidioso mondo di Amelie, un po’ eleganza del riccio al maschile, insomma l’idea del diverso che cela un universo: c’è un tenero signore, grasso e solitario, che sembra possedere in segreto una attitudine speciale a riconoscere le voci nascoste nella natura banale, nei voli delle rondini, nella vita segreta di un acquitrino, nelle prosaiche e misconosciute gambusie (pesciolini di acqua dolce), perfino negli oggetti quotidiani che accompagnano la sua apparentemente quieta esistenza cittadina.
 
Col procedere del racconto però la prosa, pur non abbandonando mai il tono lieve e poetico, introduce elementi di sempre maggiore surrealtà; la bizzarria minimalista si trasforma malinconicamente in ossessione; eravamo in un bozzetto favolistico e ci sembra di scivolare nella psichiatria. Geremia, informatico goffo, diffidente e irreprensibile sul lavoro, varcata la soglia di casa si trasforma in Parmio, creatore ed eroe combattente di un mondo nel quale gli oggetti hanno un’anima e le cose emanano odori rivelatori di presenze. In casa Parmio ha un piccolo paradiso tutto personale, confortato da due misteriose presenze femminili con le quali gingillarsi. Ha una missione Parmio: difendere l’effimera esistenza delle sue compagne da improbabili minacce di mamme impiccione, di gatti maligni, di fantasmi in arrivo dal suo passato di bambino complicato; allora gesti semplici si trasformano in giochi, poi in rituali, i quali a loro volta acquistano la sacralità di buffe cerimonie dal significato magico e religioso.
Nel chiuso delle sue stanze Parmio è un naufrago aggrappato a pochi simulacri di un mondo da cui è escluso, in rapporto ai quali è costretto a scatenare una immaginazione abnorme, consolatoria in partenza, ma devastante alla lunga.
Non si riesce a ridere di questa bizzarra fragilità, né si può prenderne le distanze (chi non si è scoperto imbarazzato di se stesso, davanti alla partecipazione emotiva suscitata dalla scena della perdita e del ritrovamento di Wilson, l’amico faccia-di-palla del film Cast Away?). La fiaba di Unterholzner inquieta e insinua una lieve angoscia su quanto accada davvero dietro le porte chiuse delle persone sole o degli anziani che abbiamo abbandonato, dentro le case dove le abitudini diventano progressivamente irrinunciabili quanto inspiegabili assilli, le foto e i santini parlano, gli angoli sono altari ammuffiti.

C’è pure, però, molto forte tra le righe della storia la suggestione che l’ingenuità di Parmio, la sua immaginifica fantasia e i suoi deliranti autoconvincimenti siano una rappresentazione in miniatura di un meccanismo autodistruttivo sempre in agguato nelle collettività. Non sappiamo se fosse nelle intenzioni dell’autore fare della filosofia politica, non sappiamo se le venature religiose dei riti domestici di Parmio siano volutamente eco di deliri collettivi che a volte nella storia si impossessano di gruppi sociali e religiosi o di intere nazioni: tuttavia, se si volesse giocare al gioco delle vicinanze e dei richiami, se si volesse trovare per questo breve romanzo d’esordio il posto giusto nello scaffale ideale, probabilmente è dalle parti di Orwell e Calvino che bisognerebbe fare spazio.



Tags: calvino, Enrico Unterholzner, fiaba, lo stagno delle gambusie, Lorenza Trai, meridiano zero, orwell, psichiatria,
13 Gennaio 2010

Oggetto recensito:
ENRICO UNTERHOLZNER, LO STAGNO DELLE GAMBUSIE, MERIDIANO ZERO, P. 160, EURO 12
giudizio:



8.01
Media: 8 (10 voti)

Commenti

Apprezzabile che si

7.02

Apprezzabile che si recensisca un libro di questo tipo. Apprezzabile, molto, il libro stesso. Per rispetto, meglio il cognome scritto correttamente: Unterholzner.

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