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LIBRI FOTOGRAFICI

Istantanee di un paese

Con il poderoso La fotografia in Italia 1945 - 1975, Paolo Morello ha l'ambizione di raccogliere gli scatti che hanno raccontato la nostra storia dal dopoguerra fino al sopravvento della tv


di Cesare de Seta


Uno studio sistematico affronta la storia della fotografia nell’Italia repubblicana dal 1945 al 1975. Unici antecedenti di rilievo, la succinta ma perspicace Storia di Italo Zannier del 1986 e la densa opera in tre tomi a più mani L'Italia del Novecento. Le fotografie e la storia, a cura di Giovanni De Luna, Gabriele D’Autilia e Luca Crescenti (Einaudi, 2004-2006). 
 
Paolo Morello, nelle sue oltre cinquecento pagine di testo, non lascia nulla o quasi nulla fuori dalla sua ottica. Il suo saggio è strutturato su una tastiera in cui i neri e i bianchi si alternano. Brevi profili biografici dei fotografi di cui parla, riferimenti all’estetica (prolisso e scarsamente utile quello dedicato a Croce), influenze straniere (da Rodcenko a Cartier-Bresson, dai Bauhausbűcker a Moholy-Nagy, alla foto americana), attenzione alla camera (dalla Rolleiflex alla Leica a seguire).
 
Nella storia dell’evoluzione dei codici stilistici l’autore non prescinde dalle fonti in cui compaiono le foto (dall’Editoriale Domus a Epoca alle riviste specialistiche, fino all’esplosione dei magazine), né dai gracili punti di aggregazione (La Bussola e Brera a Milano, Venezia con Paolo Monti, Carlo Mollino a Torino, mostre e mercato): insomma un panorama a tutto tondo dell’evoluzione del mezzo che fotografa, è il caso di dirlo, società e politica, costumi e paesaggi dell’Italia repubblicana. 
 paolomorello3.jpg
Diversi sono i poli di aggregazione: da Milano a Venezia, da Roma a Napoli, fino a Firenze (con un sovresposto ruolo di Piergiorgio Branzi), per non dire dei molti paesi "sperduti" da cui spiccano il volo fotografi di talento. E’ il caso di Berengo Gardin che approda a Parigi e diviene con Patellani e Giacomelli tra i più seri fotogionalisti italiani. Caio Carrubba, grandissimo fotogiornalista, appare appannato. Ogni tanto Morello dà di pedale, come si dice: come quando titola un paragrafo Fotografia e identità italiana e ci aspetteremmo un analitico discorso su un tema così fondante: vaste programme, avrebbe detto De Gaulle, ma esito assai deludente. A Giuseppe Cavalli e a una letterina di Fulvio Roiter si chiedono risposte troppo impegnative per un tema di tale portata. L’uso del taglia e incolla è massiccio e assai spesso le citazioni sono sovrabbondanti. 
 
I sette capitoli in cui è scandita l’opera ci consentono di capire, fin dall’indice, quali sono gli eroi di questa storia, tra dilettantismo da amateur e professionisti che lavorano per l’industria risorta dalle macerie, o per il primo foto-giornalismo in senso proprio e per le agenzie. Negli anni cinquanta la fotografia in Italia va assumendo un ruolo sempre più rilevante sia in senso sociologico - come linguaggio primario della comunicazione - che propriamente linguistico, perseguendo una sua via come soggetto artistico (da Ugo Mulas a Mimmo Jodice). 
 
Prima della dilagante avanzata della televisione è la fotografia infatti che racconta agli italiani la sua storia: dai fatti di mafia all’occupazione delle terre, alle indagini sul sacro promosse da Ernesto De Martino (ma Lello Mazzacane, un vero studioso e fotografo del genere, e Marialba Russo sono inopinatamente ignorati). Largo spazio è dedicato alle riviste illustrate, agli editori, alle agenzie fotografiche: vengono alla ribalta terribili fatti di cronaca – il bandito Giuliano, la stampa scandalistica, le elezioni e la cronaca nera – con paragrafi sempre bene informati: ma ci sembra che il linguaggio di questo mezzo sia sempre visto di sfuggita, senza mai assumere il ruolo centrale che gli spetterebbe. 
 
Una neghittosità da parte dell’autore che non possiamo condividere e che ci lascia assai spesso a bocca asciutta. E lo dico con rammarico, perché lo sforzo di accumulazione di dati (a volte superflui) è notevole, anche se una certa prolissità nel dire il noto, o il largamente noto, mangia pagine e pagine, relegando in margine quello che dovrebbe essere il gherillo di questa noce. 
 
Si prenda, ad esempio, Il Mondo di Mario Pannunzio dove la fotografia d’autore (anche se per lungo tempo tenuto anonimo) ha un ruolo di assoluta rilevanza: ci piacerebbe capire le ragioni di questo magistero ed invece si è dinanzi a una sfilza di nomi. Un esercito di soldati, caporali, uLa_fotografia_in_italia.jpgfficiali e generali della fotografia che intimidisce. Più convincente il lungo paragrafo dedicato a Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini (p.155-163): ma anche qui bisogna farsi strada con il machete nella foresta di dati che l’autore sciorina e che certamente sono utili ma rischiano quasi di affogare la sostanza. 
 
Congeniale all’inclinazione politico-sociologica di Morello è il capitolo dedicato a Lo spettacolo della miseria dove passano sotto i nostri occhi le borgate e Africo, Zavattini e Strand, Secchiaroli e Pinna. Tematiche che ritornano in parte nel capitolo La campagna, la città e il mondo. Nel paragrafo Difficoltà della critica una lettera di Finazzi a Camisa (non proprio rivelatrice) occupa un’intera pagina e non risolve il nodo delle difficoltà di cui sopra: per concludere quella di Morello è un’opera preziosa di consultazione di cui ogni appassionato o studioso di fotografia non può che essergli grato, ma siamo ben lontani da un disegno storiografico che nasca da un’analisi del linguaggio di questo media, relegato a vera Cenerentola.
 
Probabilmente un editor intelligente avrebbe dovuto consigliare all’autore di strutturare in modo assai diverso l’immenso materiale accumulato con affannosa dedizione, e rinunciare al progetto storiografico che fu di Francesco De Sanctis per la letteratura italiana.



Tags: Cesare de Seta, contrasto editore, Conversazione in Sicilia, Ernesto De martino, la fotografia in italia 1945 1975, libri fotografici, Paolo morello, recensione,
25 Maggio 2011

Oggetto recensito:

Paolo Morello, La fotografia in Italia 1945-1975, Contrasto editore 2011, Vol I - p. 558, Vol II - 221 foto

giudizio:



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