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LIBRI

Jim, un'adolescenza già vecchia

A un anno soltanto da Il giovane Jim, Tony Earley torna a raccontare le gesta del suo personaggio più fortunato. Nel nuovo La stella blu si legge dell'amore impossibile del ragazzo per la compagna pellerossa Chrissie


di Giampaolo Simi


Non si smetterà mai di raccontare e leggere storie sull'adolescenza. E lo si può ben comprendere. Essendo impossibilitati per cause oggettive a documentare l'ingresso nella vita e l'uscita verso la morte, l'addio all'infanzia è il momento di passaggio più traumatico e irreversibile, ma allo stesso tempo fluido e graduale, che ci sia dato di sperimentare e poter raccontare. Questo non rappresenta però un buon motivo tout court per scriverne. E La stella blu di Tony Earley ne è una dimostrazione. Ecco la prima randellata di una stroncatura, direte. Ma non precipitiamo le conclusioni e procediamo con calma.
 
La storia, innanzitutto: è il 1941, siamo nel North Carolina e il giovane Jim è alla fine dell'adolescenza. Scorrazza di nascosto su una Major ed è impegnato più o meno ufficialmente con Norma Harris, una che si lascia baciare a stento, tiene in camera un ritratto di Lincoln e aspira a diventare insegnante di matematica. Ma un giorno, a scuola, sul libro di storia di Jim si spargono magicamente i lunghi capelli, corvini e selvaggi, di Chrissie Steppe, la compagna di classe mezzosangue cherokee. Colpo di fulmine. Se pensate che, come da manuale, anche Chrissie sarà sicuramente impegnata, ci avete preso. Il possidente Arthur Bucklaw infatti ha dato a lei e a sua madre lavoro e rifugio, e ora Chrissie non può svincolarsi dal frequentarne il figlio, Bucky. Il quale però viene chiamato a servire la Patria in Europa contro i nazisti, lasciando a Jim un campo aperto non privo di insidie, tentazioni, scrupoli.
 
Oggi la macchina del mercato editoriale manda allo sbaraglio o al successo libri tirati via, poco editati o scritti per contratto, in cui le magagne o la poca ispirazione sono spesso macroscopiche. Non è questo il caso di Tony Earley, che pure scrive La stella blu come seguito del fortunato Il giovane Jim. La storia di Jim, Chrissie e Bucky Bucklaw non è infatti né sciatta né priva di calore. Ma in questo romanzo la cura stilistica diventa troppo spesso affettazione. Ogni tanto, per dire, capita di incappare persino in un polisindeto, cioè l'uso ripetuto della congiunzione e per legare parti del discorso, che oggi ha lo stesso effetto vintage di un pantalone scampanato. In altri punti le descrizioni del paesaggio prima sembrano ambire a una portata di ottocentesca potenza, poi si adagiano sul bozzetto di maniera. 
Risultano troppo dritto-per-dritto anche certi simbolismi, primo fra tutti quello dell'episodio scatenante: i capelli della ragazzina amata che si adagiano sopra la descrizione dell'assedio di Wilmington. Ecco riunite la piccola storia intima e la grande Storia dei cannoni e delle trincee.
Così come la vicenda familiare di Chrissie, riassunta in quei capelli da pellerossa, e il destino di Jim, che verrà chiamato anch'egli dalla Patria. 
 
La partecipazione del narratore, l'abbiamo detto, è tutt'altro che assente. Ma è una specie di grande plaid rassicurante che non lascia mai scoperti le spalle e i piedi. E forse non sarà un caso se lungo tutto il romanzo ritorna proprio una trapunta, quella che viene cucita in prospettiva del matrimonio programmato fra Jim e Norma.
Ma cos'è mai l'incanto della narrazione, se non sentirsi i piedi gelati nel bel mezzo d'agosto leggendo Jack London? Se non sentire i brividi sulla schiena per i tamburi degli orchi in lontananza, anche sdraiati sotto l'ombrellone a Rimini?
Tony Earley riesce a fare della moderazione un difetto, dell'arte della sfumatura una pratica estenuante, e forse perché per “incanto” intende una sua personale terra di mezzo continuamente sospesa, e in ultima istanza indecisa, fra lirismo e realismo. Una zona grigia dove però le emozioni si ovattano e il cuore del lettore non accelera mai. In cui i dialoghi, lunghi ma molto godibili, non sfociano però nel crescendo o nel duetto che rende memorabile anche il resto della sinfonia.
 
Non definiremmo quindi La stella blu un libro mal riuscito, né rubricheremmo niente di quanto detto sopra fra i peccati capitali. Anche se deponiamo il randello della stroncatura brutale, una questione di fondo però rimane e ci riporta alla nostra riflessione iniziale. C'è qualcosa sull'adolescenza, nelle duecento pagine de La stella blu, che uno come Ray Bradbury non abbia già detto in un racconto di dieci pagine negli anni Cinquanta? A noi sembra di no. Ecco perché in letteratura ci vuole tanto coraggio a cercare nuove strade impervie e sconosciute quanto a percorrere sentieri già aperti e battuti. E talvolta i bersagli più grandi non sono affatto quelli più facili da centrare.



Tags: adolescenti, fanucci, Giampaolo Simi, Il giovane Jim, La stella Blu, pellerossa, Ray Bradbury, Tony Earley,
06 Aprile 2010

Oggetto recensito:

Tony Earley, La stella Blu, Fanucci 2010, p. 237, euro 16

L'autore: Tony Earley, classe 1961, è nato in Texas e vive a Nashville, dove insegna alla Vanderbilt University. È stato inserito dal New Yorker fra i migliori venti scrittori sotto i quarant'anni. Almeno dieci anni fa, quindi
 
Il passo migliore: Jim a Chrissie Steppe, la compagna di scuola di discendenza Cherokee: “Ma tu sei mezza bianca”. Risposta di lei: “Dipende se qualcuno mi chiede di pulire per terra”
 
Il passo peggiore: Quando, a pagina 212, Jim “...indossava ancora la toga con cui si era diplomato – anche se aveva lasciato a casa il tocco – e si sentiva goffo e melanconico e serio e cresciuto mentre saliva i gradini.” È come se si preoccupasse che non avessimo capito le precedenti 211 pagine
 
Cosa potrebbe essere: un buon libro per ragazzi, se indulgesse a qualche introspezione sentimentalistica di meno. Un buon libro e basta, se restituisse agli adulti il punto di vista di un ragazzino

giudizio:



9
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