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ATTUALITA'

Un fuori onda vi seppellirà

Le spie di epoca comunista? Non ce n'è più bisogno: oggi tutti possono controllare tutti. Ma per far tremare i potenti ci vuole anche altro


di Peppino Ortoleva

Gianfranco Fini e Umbero Bossi. A destra Ulrich Mühe, spia della Ddr nel film "Le vite degli altri"


“Certe cose non solo non bisogna dirle; non bisogna neppure pensarle”. La dichiarazione di Maurizio Gasparri all'indomani della pubblicazione delle conversazioni “eterodosse” di Gianfranco Fini, al di là del disagio che provoca comunque l'associazione del nome Gasparri con la parola “pensare”, suona come un avvertimento. Se negli ultimi tempi della Ddr un regime paranoico era arrivato ad arruolare un cittadino su sei per spiare gli altri cinque, adesso non c'è bisogno di arruolamenti, il cittadino accanto o i dispositivi automatici di ogni isolato possono intercettare parole e smorfie, gesti e frammenti di conversazione.
Mossi dalla curiosità o dall'invidia, dal software o dal caso. Basta un registratore MP3 lasciato acceso, una telecamera più o meno nascosta che segue la sua routine. Così ogni nostro momento può diventare, oltre e più che una prova, un sintomo: di pensieri che non dovremmo pensare, di derive arrischiate in cui stiamo per avventurarci, o semplicemente di aspetti del nostro carattere magari ignoti a noi stessi.
 
E' la conseguenza, prima di tutto, della miniaturizzazione, che rende invisibili apparecchi un tempo mastodontici, li inserisce dentro altri dispositivi, ci induce a indossarli come capi d'abbigliamento. Ed è la conseguenza del moltiplicarsi delle emittenti, che ha però seguito una via diversa da quella che tanti immaginavano. Quando è nata You Tube, sembra una vita e sono meno di cinque anni, lo slogan era Broadcast Yourself , il sogno (o l'incubo) parlava di migliaia di canali personali, ciascuno dei quali avrebbe avuto per slogan, alla Zavattini, “Parliamo tanto di me”. E invece, parliamo tanto sì (più di venti ore di materiali vengono immessi a quanto pare ogni minuto) ma solo un po' di noi, assai più di tutto il resto, e quel che più conta, di tutti gli altri. Un immenso patrimonio di opere, e insieme un flusso continuo di informazioni minute, rubate o semplicemente “scaricate”. E' su questo terreno che le testate giornalistiche stanno cercando di fare concorrenza alla televisione, e di usare la rete per riprendersi un po' di quel pubblico che la rete stessa gli ha rubato.
 
Siamo passati così dalle utopie a buon mercato della democrazia elettronica, che confondevano la facilità d'accesso alle macchine per comunicare con una presunta parità di tutti i cittadini nel contribuire alle decisioni, alla contro-utopia della “società della sorveglianza”, dove tutti spiano tutti. Dal sogno per cui anche una cuoca purché armata di computer può finalmente governare, come Lenin dichiarava di desiderare, all'incubo per cui una prostituta armata di telefonino può intorbidire ancora una vita politica già priva di qualsiasi trasparenza?
Il fatto è che c'è un briciolo di verità, e tante semplificazioni, in tutte e due le immagini. Perché il “fuori onda” destabilizza, è vero, poteri consolidati, ma per farlo ha bisogno di altri poteri, dalla stampa alla televisione che lo facciano diventare informazione, se non proprio ufficiale, quanto meno pubblica. Perché il “fuori onda” accorcia drasticamente i tempi di lenta cucina che sono sempre stati propri dei ricattatori e degli scandalisti, ma non per questo ne sopprime il potere. O pensiamo davvero che chiunque possa entrare a Palazzo Grazioli armato di oggetti estranei (anche le pistole si possono miniaturizzare) senza che i servizi addetti alla sicurezza delle figure istituzionali del paese decidano che lo può fare?


Tags: Berlusconi, d'addario, ddr, fini, fuori onda, intercettazioni, internet, le vite degli altri, microfono, palazzo grazioli, Peppino Ortoleva, spie, youtube,
09 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

IL fuori onda

giudizio:



9
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Commenti

Cari amici, grazie per il

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Cari amici, grazie per il vostro quotidiano impegno, occorre continuare a scrivere per ridare fiducia a tutti i cittadini. Leggo con piacere i vostri arguti commenti su vari argomenti e continuerò a leggervi. Cordiali saluti . Michele Sequenzia -Torino

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