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LIBRI - NARRATIVA

Geografia della finzione

Strano esperimento di geoletteratura quello tentato da Valeria Luiselli in Carte false: rinchiudere le diverse dimensioni (storiche, culturali, artistiche...) di diverse città, da Venezia a Città del Messico, dentro un libro, lasciando al lettore il compito di completare il viaggio con la propria fantasia


di Mario Minarda

 


Si resta fermi con il corpo e si viaggia con la mente. Pronti-via, ecco gli ingredienti per un po’ di istantanea tranquillità di fine estate: una bicicletta, un buon libro, una serie di peregrinazioni provviste di immaginazione (soprattutto se fino a ora non avete avuto modo e tempo di partire sul serio). Sono queste le coordinate essenziali del testo di Valeria Luiselli, giovane scrittrice italo-messicana dall’estro cosmopolita e dalla scrittura vivace. Il suo libro è un piccolo album-atlante filologicamente ben curato, un prezioso raccoglitore virtuale che ci ‘narra’ paesaggi e ‘descrive’ pensieri: quest'inversione tra i verbi e i loro oggetti è voluta e si scopre pagina dopo pagina, componendo un puzzle dalle tessere stilistiche davvero sorprendenti.
 
Città del Messico, Venezia, le loro planimetrie; una cittadella universitaria affollata, un palazzo con molte stanze e piani, i marciapiedi larghi, spazi urbani dai nomi bizzarri, altro non sono che spunti per riflessioni centrifughe e tuttavia sempre pertinenti. Ponderazioni sui libri, rappresentazioni cartacee, scritture periferiche e di frontiera, itinerari immaginifici che consentono di entrare di sbieco nelle variopinte camere segrete dell’autrice, abitante/cittadina di un mondo globalizzato e complesso. A pagine metadiaristiche di ispirazione autobiografica si accompagna uno spirito ora curioso, ora malinconico, quasi a volere figurare una spaesata Alice ipermoderna, viandante casuale in cerca di meraviglie introspettive.
 
Carte-false-di-Valeria-Luiselli_main_image_object.jpgIl testo si apre con una visita al cimitero San Michele di Venezia dove, sulla falsariga dei Sepolcri foscoliani di Santa Croce a Firenze, sono evocate, con ironia e un leggero nichilismo, le tombe di alcuni personaggi e scrittori famosi - Ezra Pound e Iosif Brodskj  hanno un posto di rilievo. Chiavi e porte, stradari e sentieri, tutto serve a svelare i percorsi zigzaganti della protagonista e, passando da un capitolo ad un altro, è come se si venisse catapultati subito in una miriade di mondi diversi.
 
Le stesse partizioni poi sono concepite come affascinanti mappe mentali, avventure del pensiero in movimento, cartoline translucide, schizzi incisivi, grappoli di nutrite “finzioni”, per dirla con Borges (e in effetti, guardando alla struttura dell’opera di Luiselli, viene proprio da pensare allo scrittore argentino). E' un movimento per tappe, un nomadismo inventato e reale al tempo stesso che si avvita al binomio metaforico sul quale si regge l’intero libro, ossia geografia e letteratura. Luoghi e spazi visibili in cui trovare l’invisibile letterario e, di contro, una carta stampata colma di simboli o espressioni aprono a libere interpretazioni, spingono ad andare oltre le (nostre) “siepi” di leopardiana memoria: "...lo spazio che una mappa cartografica ci spalanca davanti - silenzio e quiete del territorio astratto - stimola l’immaginazione. Soltanto su una superficie statica e senza tempo la mente può correre a suo agio". Il libro come ‘città-mappa’, quindi, e viceversa. Tarati su questi assi i goniometri analogici usati dalla scrittrice (posizionati su citazioni da Baudelaire, Pasternak, Pessoa, Apollinaire e altri autori) disegnano angolazioni multiple, nelle quali gesti come andare in bici, spulciare le cartoteche o passeggiare a piedi implicano impellenti richieste di significato.
 
Abitare il ‘libro-mondo’ è come fare parte della cittadinanza planetaria: ha senso solo se si dà voce ad una pluralità di esistenze (quelle desunte dai nostri libri più preziosi, che non disperdiamo mai neanche durante i traslochi), se si pensa ad un pulviscolo di azioni e sentimenti, se si comprende un viaggiare meticoloso ed errabondo dentro la semantica reticolare delle stesse parole, estetiche dell’interiore che si scontrano con le spigolature quotidiane del reale. Carte false insomma è uno di quei libri che non si legge ma in cui "si precipita", per usare le parole del Pinocchio di Manganelli; un manuale funambolico in movimento e "di movimento", da portare sempre in giro, magari con il sottofondo musicale di Bike dei Pink Floyd, associando cioè in un unico afflato, reale e visionario, un senso di chiusura e ariosità insieme.



Tags: carte false, Città del Messico, geoletteratura, lanuovafrontiera, Mario Minarda, recensione, roma, valeria luiselli, venezia,
17 Settembre 2013

Oggetto recensito:

Valeria Luiselli, Carte false, laNuovafrontiera 2013, p 114, 15 euro

 

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