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La multinazionale del Vecellio

Il bel saggio Le botteghe di Tiziano ci svela la ramificata organizzazione dell'officina del maestro. Che aveva anche filiali all'estero


di Cesare de Seta


tiziano-autoritratto.jpgTrovandomi da qualche tempo a Venezia sono stato a cercare la casa-atelier di Tiziano Vecellio al Biri Grande: solo che non è cosa agevole, visto che il sapientissimo Giulio Lorenzetti che di Venezia e del suo estuario quasi tutto sa, tace al riguardo. Ma come Tommaso ho insistito fino a che un amico m’ha messo sulla buona strada.
 
La bottega-atelier al Biri Grande è alle spalle del sontuoso palazzo Donà delle Rose, appartenuto a potente aristocrazia veneziana, uno dei pochi lungo una calle che conduce alle Fondamenta Nuove. Oggi il luogo che fu uno dei centri dell’arte europea del Cinquecento è solo un deposito.
 
Quella di Tiziano fu un’officina assai attrezzata, dove lavoravano tanti apprendisti e altrettanti pittori, per cui quando si parla del Vecellio sono molte le versioni che s’usano per indicare una sua tela o pala: Tiziano e bottega, ambito di Tiziano, bottega di Tiziano, Tiziano e aiuti. Ciascuna dizione ha uno specifico senso e indica una scala di merito che declina meglio di ogni altri il mercato. Mercato sovrano, che decide se gli aiutanti erano Tizio o Sempronio: ma le botteghe del grande cadorino furono non una ma due o anche più.
 
E’ quanto ci svela un erudito e assai giovevole volume a più mani in cui si stacca netta la regia di Bernard Aikema, che scandisce questo tema insieme ai colleghi con pertinenza filologica e ci introduce nella casa-atelier del mago. Il quale, come gran capo clan, aveva in bottega i suoi famigli: il fratello Francesco, il figlio Orazio, i cugini Cesare e Marco che furono attivi utilizzando – diremmo oggi – il marchio di fabbrica ben oltre la morte del Maestro. Ma accanto ai famigli e in taluni casi con ruoli assolutamente preminenti c’erano Girolamo Dente, che assunse il soprannome di “Girolamo di Tiziano” ad indicar la sua fedeltà, come fosse quasi parte dello stesso maestro, Valerio Zuccato e l’alemanno Emanuel Amberger, figlio di uno stimato pittore con bottega ad Augusta che il Vecellio conobbe in quella città ed ebbe come collaboratore in talune imprese. 

Ad Augusta, per la rilevanza della città e per la ricchezza della committenza, Tiziano ebbe una bottega, proprio come oggi molti architetti aprono studi dove li porta il loro lavoro. Il maestro Christopher Amberger fu il braccio destro del maestro nell’atelier di Augusta, sito nei pressi della casa-palazzo dei Fugger, potentissimi mercanti e banchieri, che gli avevano messo a disposizione un locale o “stanzia”, al fine di mettere a punto – tra l’altro - e restaurare l’imponente ritratto a figura intera dell’imperatore Carlo V alla battaglia di Muhlberg. 
  
Amberger è parte di una costellazione di pittori che navigavano, per così dire, nella laguna, che era un mercato per l’arte eccezionalmente fiorente e ricco. Tra questi Lambert Sustris, pittore di grande finezza ed eleganza, von Calcar, entrambi neerlandesi, gli alemanni Hans Mielich e Christo Schwarz e nientemeno che El Greco assai giovane. 
  
Ciascuno dei collaboratori aveva ruoli e compiti diversi, che andavano dalla conclusione di tele abbozzate, alla rifinitura delle parti più noiose di una tela, come panni, vesti e arredi. Altri erano preposti alle repliche e infatti sono molti i dipinti, soprattutto ritratti, che conosciamo in una o più copie: papi, principi, imperatori, ma anche imponenti pale a soggetto religioso furono replicate.
 
È assai probabile che i più intraprendenti pittori della bottega madre al Biri Grande a un certo punto, presa la mano e imparato bene il mestiere, si siano messi in proprio: non sappiamo con quanta consapevolezza del maestro. In molte chiese del Cadore, patria amatissima del Tiziano e i cui monti azzurrini ritroviamo sul fondo di tante sue tele, le opere “tizianesche” sono assai frequenti. Per larga parte sono di mano della bottega. Dunque dalla casa madre al Biri si irradia una produzione che arriva al Cadore, ma anche in Germania o Spagna. Tiziano in sostanza grazie alle sue botteghe impone la sua cifra stilistica e naturalmente la diffusione in stampe contribuisce alla sua affermazione planetaria.



Tags: alinari, Andrew John Martin, augusta, bernard aikema, bottega, Cesare de Seta, Christopher Amberger, El Greco, giorgio tagliaferro, le botteghe di tiziano, Matteo Mancini, tiziano vecellio, venezia,
17 Giugno 2010

Oggetto recensito:

Giorgio Tagliaferro, Bernard Aikema, Matteo Mancini, Andrew John Martin, Le botteghe di Tiziano, Alinari 24 ore 2010, p. 500, euro 90

giudizio:



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