La storica inglese Linda Colley ricostruisce l'avventura di una ragazza della media borghesia settecentesca: le alterne fortune di una viaggiatrice per caso, da un lato all'altro di un pianeta che i traffici commerciali stanno rendendo già globalizzato
di Andrea Ferrari
C’è veramente di tutto nella storia (vera) della vita di Elizabeth Marsh: la routine tranquilla di una ragazza inglese della media borghesia del XVIII secolo, le peregrinazioni nelle isole del Mediterraneo al seguito della famiglia, il rapimento da parte dei pirati marocchini e le lubriche attenzioni del loro Sultano, l’agiatezza raggiunta (dopo essere sfuggita alle voglie del “turco”), sposando un commerciante di qualche fortuna, la miseria (relativa) in cui si trova quando al consorte sequestrano le navi e chiudono le filiali - opportunamente basate in un paradiso fiscale - l’emigrazione in oriente sulla scia del capitalismo armato della Compagnia delle Indie, un tour via terra che dura diciotto mesi e tocca buona parte delle basi commerciali della Compagnia (senza marito, questa volta, ma accompagnata da un soidisant cugino), le sue osservazioni sulla realtà indiana (un po’ ingenue, per la verità), la morte dell’abbandonato marito e la sua, di morte, qualche tempo dopo, a causa dei postumi di un’operazione chirurgica praticata senza anestesia.
Quello che colpisce in questa storia, raccontata secondo precise fonti documentali da Linda Colley, storico in forza alla London School of Economics, è il mondo che sta intorno alle peregrinazioni di Elizabeth: un universo mobile, globalizzato, dove commercio e finanza hanno già abbandonato i confini nazionali assumendo dimensioni planetarie. Poco importa che ci si spostasse su navi a vela e che s’impiegassero mesi a coprire distanze che il più disastrato degli aerei di linea macina in qualche ora. Nel Settecento viaggiava di tutto, persone, merci, posta, capitali, magari lentamente, ma con precisione e relativa puntualità.
Si conferma anche la certezza che la società cominciasse ad essere altrettanto mobile e che, con talento e fortuna, fossero possibili impensabili e velocissimi riscatti a dispetto delle proprie condizioni di partenza, dettaglio che sfuggì a buona parte dell’aristocrazia europea dell’epoca: almeno fino a quando la ghigliottina non cominciò il suo lavoro nelle piazze di Francia.
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Linda Colley, L’odissea di Elizabeth Marsh, Sogni e avventure di una viaggiatrice instancabile Einaudi, p 354, Euro 22
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