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ECONOMIA

Dubai, l'emirato fantasma

I grattacieli arabi dopo la bolla edilizia come le ghost town americane dopo la corsa all'oro


di Giuseppe Berta

Aurora, città fantasma del Nevada, e i grattacieli di Dubai


L’immagine con cui l’attuale crisi globale è stata finora consegnata alla storia è quella dei dipendenti della Lehman Brothers, che escono con gli scatoloni in mano dai loro uffici di New York. Oggi possiamo aggiungervi quella, probabilmente ancora più efficace, dei grattacieli di Dubai, dell’immensa città artificiale che la speculazione finanziaria internazionale ha eretto sulle isole di sabbia.
Se la prima immagine, quella della Lehman, racchiudeva il senso di sconcerto davanti al crollo improvviso di una grande istituzione finanziaria che fino a poco tempo prima del fallimento aveva dettato legge, quella di Dubai è forse ancora più eloquente, per la capacità di rappresentare il meccanismo che ha condotto all’esplosione della crisi e che minaccia di perpetuarne ulteriormente la durata, attraverso la disseminazione dei suoi effetti.
 
Dubai è infatti il modello esemplare della città creata dallo stravolgimento dei circuiti finanziari. Anche Dubai appartiene alla sfera dei “non-luoghi”, di spazi che prendono forma non per un accumulo di condizioni e di circostanze storiche, attraverso la sedimentazione del lavoro degli uomini nelle generazioni, ma perché una fiammata economica le chiama in vita. In un certo senso, Dubai è un po’ l’equivalente delle ghost towns prodotte dalle grandi corse all’oro dell’Ottocento, quando il dilagare di una febbre improvvisa e violenta di arricchimento spingeva a dare forma a villaggi che esistevano solo in virtù di una brama di guadagno rapido, tale da indurre molte persone ad addensarsi nella stessa area. Poi, così com’erano sorte, queste città venivano abbandonate d’un tratto, una volta sopita quell’ansia di ricchezza, e divenivano dei luoghi fantasma.
Certo, Dubai è troppo grande per scomparire dalle carte geografiche che ne hanno registrato l’espansione negli ultimi anni. Ma in parte è già oggi un’immensa città fantasma, come testimoniano i suoi grattacieli vuoti e i suoi parcheggi popolati di automobili abbandonate dai loro proprietari che le avevano prese a credito, come tutta costruita sul credito era, del resto, quella metropoli progettata da una finanza protesa ad alimentare un’attività edilizia sconfinata. La “bolla” di Dubai ci ha svelato per intero il circolo vizioso che ha legato l’economia di carta del credito facile e dei derivati finanziari all’economia apparentemente fondata sul mattone, un binomio che costituisce una delle cifre essenziali per interpretare la fenomenologia di una crisi globale non ancora domata.


Tags: bolla, città fantasma, crisi, Dubai, economia, edilizia, emirati, finanza, ghost town, giuseppe berta, Giuseppe Berta, grattacieli, oro, petrolio,
03 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

dubai

giudizio:



6.03
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