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POLITICA

La cura Ainis

Finalmente un libro che non si limita a demolire la Casta, ma suggerisce dei rimedi. Qui promuoviamo le proposte migliori


di Remo Bassetti

Cesare Previti impegnato nei lavori parlamentari


Abbandonare l’Italia? Questa è una delle strade che si presentano ai giovani. Un’altra è rifondarla e rimediare, con il ritorno all’impegno civico e politico, al fallimento della generazione che li ha preceduti.
Nell’ultimo periodo sbancano nelle vendite i libri che denunciano in cifre, statistiche e aneddoti le malefatte delle varie caste governanti e lobbistiche. Alla lunga mi risultano irritanti, perché si risolvono in uno sterile fenomeno editoriale che infatti non ha spostato di un centimetro l’approccio dei cittadini al degrado delle istituzioni. Anzi, il risultato finale è che accentuano il senso di rassegnazione in coloro che li leggono, oppure li confortano poiché accollano alle classi dirigenti lo sfascio civico e finanziario, quando esso è solo la riproduzione grandangolare dell’immagine di ogni angolo del paese.
 
cura.jpgSarebbe allora meglio che non venissero scritti (un po’ come, secondo qualcuno, sarebbe meglio che gli sceneggiatori dei film di mafia lavorassero su un’edizione italiana del Mondo di Patty)? No, naturalmente. Però dovrebbero rassegnarsi a essere catalogati come volumi meramente pruriginosi, quando non contengano anche indicazioni di ricette, rimedi, riforme per uscire dalle aberrazioni che vengono denunciate. Il ruolo di intellettuale, in alcuni casi, non è adempiuto dalla sola denuncia.
E’ per questo che un libro come La cura del costituzionalista Michele Ainis, pubblicato da Chiarelettere, merita uno spazio diverso da quello della semplice recensione. Infatti, introdotte da un’eccellente selezione di dati, si trovano delle proposte, e non di quelle più scontate. Intendiamoci, non è che tutto sia da condividere. A volte, anzi sono le stesse analisi – anello di congiunzione tra gli elementi di denuncia e le proposte medesime – ad essere tagliate col coltello. Non mi convincono alcune implicite glorificazioni del mercato, e soprattutto il riduzionismo culturale applicato alle libere professioni (certi discorsi, per esempio quello sulle tariffe, potrebbe farli in buona fede solo uno che non esce mai di casa oppure un professore universitario, per definizione rinchiuso nell’empireo dell’astrazione; tutti gli altri sanno che quello che era un problema sino a cinque anni fa – tariffe troppo alte e corporativismo – è intanto diventato il problema opposto, tariffe stracciate e difficoltà a difendere il livello di qualità professionale).
 
Detto questo, la volontà costruttiva di Ainis, nel suo insieme, suscita entusiasmo. E nel ventaglio delle proposte, ne sceglierei alcune che sarebbe veramente un peccato disperdere, e delle quali sono certo che su questo magazine avremo anche modo di tornare a discutere. Non se l’è inventate Ainis, ma è stato bravissimo a ripescarle, svilupparle, spiegarle, inserire in un contesto che è idealistico non meno che efficientista.
In due parole (mie):
  1. Vietare la partecipazione alle elezioni politiche a quei partiti che non rispettano adeguate regole di democrazia interna. Quindi di quelli che non eleggono in qualche modo i propri rappresentanti o non ricorrono ad alcuna collegialità per le scelte essenziali. Non è idoneo a governare una democrazia chi la disprezza in casa propria.
  2. Prevedere un handicap di partenza per coloro che intendono seguire la carriera paterna (o materna). Un handicap riequilibratore di una disuguaglianza di partenza, ma non assolutamente un divieto. Non dimentichiamo che a volte proprio la continuità familiare è una garanzia di competenza e affidabilità. 
  3. Eliminare la possibilità per i controllati di nominare i propri controllori. Un esempio lampante e nocivo è quello dei membri della Corte dei Conti, ad oggi nominati per un quarto dal governo.
  4. Variare il numero di parlamentari eletti in funzione dell’effettiva partecipazione dei cittadini alle elezioni politiche. Quindi, una situazione di astensionismo del trenta per cento determinerebbe la riduzione di un terzo degli eletti, motivando in questo modo sia gli elettori che gli eleggibili a considerare l’astensionismo un fenomeno fisiologico.
  5. Limitare, per ogni carica elettiva, il numero di mandati a due.

Che dite, allora? Si parte per l’estero o ci proviamo?



Tags: chiarelettere, corte dei conti, cura, democrazia, mandati, meritocrazia, michele ainis, parlamento, proposte, Remo Bassetti, Remo Bassetti,
02 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

LE PROPOSTE DI MICHELE AINIS NEL LIBRO LA CURA (CHIARELETTERE)

giudizio:



7.3665
Media: 7.4 (20 voti)

Commenti

riguardo al punto 2: sarei

riguardo al punto 2: sarei curioso di sapere in cosa consisterebbe questo handicap di partenza...

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