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ATTUALITA'

McItaly, una figuraccia gastronomica

McDonalds' lancia un panino con ingredienti tipici nostrani: una localizzazione del fast food che sta applicando in tutto il mondo. Ma solo qui è sponsorizzata dal Governo, con tanto di bollino del Ministero e foto in cucina di Luca Zaia. Alla faccia del libero mercato e dell'imparzialità delle istituzioni


di Massimo Balducci


Asiago Dop (italiano). Crema di carciofi (italiani). Carne (100% italiana). Pane all'olio extravergine di oliva dei Monti Iblei (tutto italiano). Farina (100% italiana). Insalata (100% italiana). Insomma, la purezza del panino: il McItaly - come si evince dal nome e dagli ingredienti - è una variazione nostrana sul classico tema dell’hamburger, ed è anche il nuovo prodotto di casa McDonald’s.
Ovviamente lo si trova solo in Italia: fa parte infatti di una strategia di localizzazione che per la multinazionale del fast food non è certo nuova. In Grecia potete ad esempio gustare il Greek Mac (con la pita), ad Hong Kong lo Shogun Burger, in Uruguay il McHuevo (con l’uovo), in India il Chicken Maraja Mac (con il pollo al posto del manzo per motivi religiosi), in Medio Oriente il McArab, in Norvegia il McLaks (col salmone), in Giappone il Korokke Burger eccetera. Insomma ci si potrebbe studiare la geografia, e se non proprio ogni paese ha il suo differente McDonald’s - ammesso sia qualcosa di cui vantarsi - non siamo comunque i primi, né quelli col nome più fantasioso.
  
In compenso, siamo gli unici il cui panino ibrido sia stato ideato e sponsorizzato direttamente dal governo: accanto alla foto del McItaly compare infatti lo stemma della Repubblica Italiana, e la scritta "Con il patrocinio del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali". Il Ministro in questione è Luca Zaia, che già finora non è che avesse riscosso particolari consensi per il suo operato: lo si accusa di essere più impegnato a farsi eleggere governatore in Veneto (dove è stato candidato al posto di Galan, per giochi di partito) che a risollevare le sorti dell’agricoltura nazionale. Addirittura il suo ministero è "un disastro" secondo Giulia Maria Crespi (presidente onorario del Fondo per l’Ambiente Italiano); ed in effetti, più che tra stalle e mucche, Zaia pare trovarsi a suo agio in cucina: è lì che qualche giorno fa si è lasciato immortalare, tutto sorridente alle prese con la cottura del nuovo italico hamburger.
  
Autarchia gastronomica, dunque, ma al servizio di una multinazionale alla quale si concede - gratis - il marchio delle nostre istituzioni. Ci sarebbe magari anche quel piccolo dettaglio chiamato "libera concorrenza", che è libera proprio perché si presume che il governo non prenda le parti dell’una o dell’altra azienda. Ma evidentemente il concetto è obsoleto, o forse in Italia non è mai esistito, e dunque nessuno ha mostrato particolare stupore per l’iniziativa: soltanto il pd Realacci ha provato a protestare, sollevando dubbi (peraltro non si sa bene in base a cosa) sulla effettiva italianità degli ingredienti e parlando di "pubblicità ingannevole".
Nell’attesa di un riscontro dei Nas, ben più incisiva appare invece la presa di posizione del Guardian: secondo cui "se c’è un segno della bancarotta morale del governo di Silvio Berlusconi, è la vista di un grembiule di McDonald’s annodato ai fianchi snelli del ministro dell’agricoltura Luca Zaia mentre contribuisce al lancio della nuova linea McItaly". Aggiungendo che tutti gli scandali che hanno finora riguardato il governo sono niente a confronto di questo "mostruoso atto di tradimento nazionale". Insomma gli inglesi l’hanno presa bene, e da parte sua il ministro li ha subito zittiti con un argomento incontrovertibile: "Stalin è morto". Un momento, cosa c’entra Stalin? C’entra, sì, perché essendo morto non potrà mai mettere piede in un McDonald’s - a differenza delle centinaia di migliaia di giovani che lo fanno quotidianamente. La strategia di Zaia è gesuitica: "Meglio evangelizzare gli infedeli, piuttosto che rassicurare i fedeli". In questo caso aspettiamoci a breve un analogo patrocinio ministeriale sul "kebab veneto", o sul "sushi alla milanese".
  
A questo punto vi starete forse chiedendo se - in assenza di Stalin - esista qualcuno così allocco da mangiarlo davvero, questo panino autarchico. Ma in effetti almeno uno c'è, e sono io. Dopo essere passato per qualche giorno davanti alla sua foto gigante, ieri sono entrato e ho ordinato il mio primo (che ovviamente resterà unico) McItaly. Che in realtà è abbastanza simile ai panini non patrocinati che possiamo trovare in qualsiasi autogrill - o stazione ferroviaria - con la differenza che del formaggio non si riesce a trovare traccia (immagino sia presente in forma atomizzata) ma in compenso è molto più unto.
 
Evidentemente è questo il concetto di made in Italy secondo Zaia, che dice di lanciare con il suo hamburger "un messaggio alle nuove generazioni", agevolando "l'imprinting italiano nel gusto"; e in effetti io ho provato anche a darmi un’occhiata in giro, nei tavoli accanto, giusto per vedere come le nuove generazioni stessero recependo il messaggio: ma niente, nessun McItaly, nessun imprinting. Forse leggono tutti il Guardian, e si sono fatti condizionare dall’ennesimo complotto internazionale ai nostri danni. Ma Zaia non si lascia intimorire, vuol fare le cose in grande, e dice che il panino italiano arriverà anche sui tavoli dei Mc Donald's di Parigi e Shanghai (come se non bastasse averlo qui da noi). Ottima idea, il settore alimentare in effetti era uno dei pochi che questo governo non era ancora riuscito a sputtanare: ma a tutto c'è un rimedio. Adesso manca soltanto Sandro Bondi - o chi gli succederà - a sfilare per la prossima linea di Armani.


Tags: asiago, dop, ermete realacci, fai, fast food, gesuiti, giulia maria crespi, guardian, hamburger, luca zaia, Massimo Balducci, mcdonalds', mcitaly, ministero dell'agricoltura, nas, patrocinio, slow food, sponsor,
03 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

mctaly

giudizio:



7.7625
Media: 7.8 (12 voti)

Commenti

Cosa si può mai dire? Che

Cosa si può mai dire? Che fino a quando gli italiani continueranno ad impastare le papille gustative con valanghe di zuccheri, semplici o complessi o complessati, insieme ai diversi coloranti e affini, non percepiranno mai la vera natura dei prodotti utilizzati nella grande distribuzione. Quindi si dovranno fidare di quanto sentono da persone che si autoproclamano autorevoli e di quanto leggono sulle etichette, visto che la legge permette di non citare alcuni prodotti perché non rilevanti.

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