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Film

Niente paura, è solo un filmino

L'osannato Paranormal Activity di Oren Peli è un semplice prodotto amatoriale ben sostenuto dal marketing. Prosegue il filone dell'horror iper-realistico alla Blair Witch Project, ma con una differenza fondamentale


di Andrea B. Previtera


Ho una parola per Certi Altri Recensori. Un atto d’accusa. Voi siete collusi, pentitevi, confessate, tirate fuori i nomi della cupola. Perchè da qualche parte dev’essere pur iniziata questa trama massonica, questa criminosa cospirazione in grado di portare sul grande schermo una pellicola come Paranormal Activity. E non solo: di farla ascendere ad un dato misurabile successo.
Paranormal Activity non è un film. E’ un prodotto che si sarebbe potuto definire semi-amatoriale sul finire degli anni ’90. Sorpresa! Siamo nel duemila e oggi l’etichetta “amatoriale”, senza semi, gli si adatta benissimo. Non è un film, è tutt’al più un filmino.
 
La trama in tutta la sua ponderata ricchezza: una giovane coppia si ritrova in casa un’entità demoniaca. Lui compra una telecamera per cercare di filmarla. Lei ha molta paura. Assistiamo alle manifestazioni dell’entità suddetta. FINE.
Questa creazione leonardiana ha incassato qualcosa come 7000 volte il budget di realizzazione, il che fa del regista, sceneggiatore e produttore Oren Peli un candidato al nobel per l’economia, e della civiltà occidentale un mondo in irreversibile declino.
 
Si può obiettare che fin dalle premesse iniziali Paranormal Activity sia stato concepito per aderire a quel filone iperreale la cui genesi si deve a The Blair Witch Project. D’accordo. I Certi Altri Recensori già nominati si sono profusi nella caccia alle analogie, io ho intenzione di fornire invece la differenza fondamentale, in una forma quanto più recepibile possibile: Paranormal Activity è brutto.
Sempre tenendo in sacra considerazione il fatto che molta dell’amatorialità sia voluta, i due protagonisti – che costituiscono in sostanza l’intero cast – ci violentano con una recitazione irritante. La ripetitività dei dialoghi è quella delle conversazioni alla fermata dell’autobus, la maggior parte delle dinamiche di scena completamente irrealistica (e due volte tale nel contesto di dichiarato “spontaneismo”). Tremeremo all’aprirsi improvviso di porte ed all’accendersi e spegnersi di luci e schermi televisivi, alla combustione spontanea di un pezzo di legno, ed altre trovate sulle quali anche Murnau sarebbe stato incerto fino all’ultimo montaggio.
 
Quello che fa davvero paura al recensore non colluso è il fenomeno dell’imitazione così diffuso tra i bulli. Quanti giovani sceneggiatori e registi guarderanno Oren Peli sfigurare il cinema e non solo non essere punito, ma addirittura premiato? Quanti, sostenuti da un adeguato marketing, da una critica compiacente e dai soliti agitatori, faranno giungere nelle sale altre produzioni con qualità da fiction di emittente regionale?
Doveroso concludere con un consiglio dal passato per la disintossicazione dopo l’atroce finale (a quanto pare suggerito al regista nientemeno che da uno Steven Spielberg in evidente discesa verso la senilità). The Mothman Propecies (2002): anche qui non vedrete nulla, se non la differenza tra un bel niente... ed un niente davvero bello.



Tags: Andrea B. Previtera, filmino amatoriale, Friedrich Murnau, horror, iperrealismo, oren peli, paranormal activity, Steven Spielberg, the blair witch project,
15 Febbraio 2010

Oggetto recensito:

Paranormal Activity, di Oren Peli, usa 2007, 86 min.

giudizio:



7.11
Media: 7.1 (11 voti)

Commenti

Solo un commento da parte

5.04

Solo un commento da parte mia: una nullità totale.

Salve a te Anonimo. Forse non

1.08

Salve a te Anonimo. Forse non ho fatto seguire a quel brutto due punti e un'illustrazione virgolettata della motivazione, ma credo che le ragioni siano sparse lungo la recensione. Le riassumo: l'amatorialità (sì, anche l'amatorialità "ad arte") - che sarebbe stata forse accettabile sul finire degli anni 90, non sul finire degli anni 2000. La ripetitività dei dialoghi. La recitazione irritante dei protagonisti. Le dinamiche di scena irrealistiche (ma come, non doveva essere un film[ino] iperrealista?). Le trovate presuntamente terrifiche che sono le medesime delle pellicole degli anni 30. Queste mi sembrano giustificazioni plausibili. Quanto al non aggiungere nulla, ahimè, ci trovassimo a descrivere un meraviglioso diamante dalle mille sfaccettature, ognuno potrebbe darne una visione diversa - qui siamo stati chiamati alla descrizione di un sasso: in mille diremo che è duro, in mille diremo che è tondo e poi, poi, ci sarà il solito burlone che vuole vendercelo... come diamante.

Salve, mi dispiace criticarti

1.08

Salve, mi dispiace criticarti ma devo dirti che la tua recensione sul film non aggiunge nulla di nuovo rispetto alle altre critiche che ho letto nei giornali o negli altri siti web. Dire che è un film brutto senza trovare almeno delle giustificazioni plausibili e non scontate mi sembra necessario per poter esprire la tua opinione negativa...

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