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LIBRI - SAGGISTICA

Gli artisti della truffa

Da quando l'idea conta più del prodotto, acquistare un quadro è diventato come investire in borsa. Roberto Gramiccia, curatore e giornalista, in Slot Art Machine si sofferma sul grande giro d'affari che sta dietro a esposizioni e gallerie, a vantaggio dei soliti noti e a danno del semplice visitatore


di Gaetano Farina

 


Il grande business dell’arte contemporanea ha ormai preso le sembianze diaboliche di una slot machine, vale a dire di un marchingegno programmato cinicamente per far soldi, imbrogliando la gente e premiando qualcuno solo ogni tanto, al fine di mantenere in vita l’illusione di facili guadagni. E’ l’immagine che suggerisce il titolo del saggio di Roberto Grammiccia, secondo il quale però la macchina del sistema dell’arte è ancora più truccata. In questo caso, infatti, i gettoni d’oro finiscono nelle tasche di soggetti ben identificati che sono poi gli stessi artefici del grande gioco: mercanti, case d’asta internazionali, musei, collezionisti professionali, banche, cordate di affaristi, curatori e artisti manager.
 
slotart.jpgGrammiccia conosce bene la materia di cui scrive, essendo a propria volta un critico d’arte e un curatore di numerosi eventi espositivi, oltre che giornalista. Nella 224 pagine di Slot Art Machine dimostra, senza mai annoiare, come l’arte, contemporanea, invece di essere libera espressione di libera ricerca, è diventata una merce dalla quale il sistema cerca di spremere il massimo profitto: e l’acquisizione di un’opera di un autore affermato diventa un’operazione simile a un investimento in borsa.
 
Grazie ad una raffinata e sistematica manipolazione mentale alla gente si spacciano come di alto valore autoriale e monetario le opere più orrende e insignificanti. Secondo Grammiccia, l’assoluta banalità è legittimata dalla “più perfida idea guida che la storia dell’arte abbia mai prodotto”: il manufatto non conta niente, quello che conta è l’idea. Il punto è che l’idea, argomenta l’autore del libro, per surrogare i materiali e l’aspetto tecnico-esecutivo, per essere cioè autosufficiente (ammesso che lo possa), dovrebbe essere grande, insuperabile, inarrivabile, altrimenti è proprio vero che chiunque può affermare a ragione: “lo saprei fare anche io”.
 
La tesi che emerge da queste pagine, coerente con la visione politica di DeriveApprodi, è che anche l’arte rifletta i perversi meccanismi del sistema (neo)liberista in cui le classi egemoni e i cosiddetti poteri forti riescono a controllare e manipolare, secondo i propri interessi e le leggi del profitto, qualsiasi tipo di attività, convinti che il mondo possa fare a meno dell’intelligenza collettiva.
 
In questo senso, anche l’arte così concepita e strutturata in sistema contribuisce al soffocamento dell’intelligenza critica e alla definitiva trasformazione dell’individuo in puro consumatore. Tutto il panorama contemporaneo sembra, quindi, sposarsi perfettamente con questi nuovi paradigmi utilitaristici, tra marketing e comunicazione, dell’esaltazione tecnologica tanto da presentarsi ormai fredda, cinica, ripetitiva e autoreferenziale.
 
L’autore fa proprio notare che la Cia, durante la Guerra fredda, spendeva somme enormi per un programma culturale, nella convinzione che l’arma vincente, più che la superiorità termonucleare, fosse appunto la cultura occidentale, con la quale si dovesse bombardare il nemico. E, anche oggi, anche nella crisi odierna, se la depressione economica è per i dominanti indesiderata, quella culturale delle masse è bene accetta, e anzi programmata a tutti i livelli: scuola, università, ricerca, spettacolo e, appunto, arte.



Tags: allestimenti, arte contemporanea, deriveapprodi, Gaetano Farina, recensione, Roberto Grammiccia, Slot art machine,
17 Luglio 2012

Oggetto recensito:

Roberto Gramiccia, Slot Art Machine, deriveapprodi 2012, 224 p, 17 euro

 

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