• Seguici su:
LIBRI

Questo romanzo è un melodramma

Opera è l'esordio narrativo del grande musicologo Jean Jacques Nattiez. Dietro il giovane Pierre e il suo osteggiato amore per la cantante Sarah si sente tutto il mestiere dello studioso: ma fare il romanziere è tutt'altra musica


di Federico Capitoni


È sempre spiacevole dover bocciare il lavoro di qualcuno che si stima molto. Soprattutto se la persona in questione, il suo pensiero, sono stati alimento importante per la propria formazione. Jean-Jacques Nattiez è uno dei musicologi più famosi del mondo e, soprattutto, un semiologo profondo e autorevole. Il suo testo Il discorso musicale è una tappa obbligata per chiunque voglia studiare la semiologia della musica ma, diremmo, anche per chi ricerchi un indirizzo musicologico analitico e avanzato. Il saggista, lo studioso, non ha mai deluso.
 
Oggi (nel 1997, in Francia) però Nattiez pubblica un romanzo: niente di male - è giusto osservare. Se non che all’autore non riesce di smettere i panni del musicologo e vestire quelli del romanziere, o almeno non gli riesce di farlo senza goffagine: Nattiez, nello scrivere questo breve romanzo, tiene tutto addosso senza rinunciare né al suo sapere né al suo linguaggio. È il sogno di molti intellettuali realizzare un lavoro come Il nome della rosa di Eco, in cui a un piano di lettura puramente narrativo è sotteso uno teoretico: ma fare centro è la cosa più difficile, si sa.
 
L’idea della storia non è poi neanche tanto male: Pierre è un giovane musicologo in carriera, Sarah una giovane cantante in carriera; i due si innamorano. Forse. Perché il grande compositore Otto Jagermaier, trait d’union umano tra i due, minerà il loro rapporto. Il tema sono la musica e l’amore, in una parola: l’opera (lirica). Ma nell’uso di un vocabolario spesso vetusto, messo lì un po’ per cercare di romanzare quelli che potrebbero benissimo essere programmi di sala, un po’ per dipingere immagini pastello da love story ai margini dell’adolescenzialità, l’autore si scorge troppo spesso. Insomma è dappertutto, con i suoi ingombranti abiti.
 
I sospetti sono due. Il primo è che Nattiez si sia divertito a scrivere un romanzo per enunciare qualche sua teoria musicologica un po’ strampalata (come è appunto quella dell’opera-acqua, pensata dal protagonista). Il secondo è che abbia voluto in parte raccontare la (o una) sua storia giovanile. In entrambi i casi quando si mette troppo sé in un’opera artistica il rischio è sempre grande. Impossibile che un prodotto di un soggetto non parli del soggetto stesso, si dirà. Vero, ma dal partorire estrinsecazioni del sé che somigliano al genitore, a riprodursi esattamente, di differenza ne passa. Mica siamo in un film di Nanni Moretti.



Tags: Federico Capitoni, Il discorso musicale, Jean Jacques Nattiez, lirica, melodramma, musica, musica classica, musicologia, opera, Otto jagermaier, romanzo,
11 Giugno 2010

Oggetto recensito:

Jean-Jacques Nattiez, Opera, Bollati Boringhieri, 2010, p 177, Euro 16,50

giudizio:



7.679997
Media: 7.7 (6 voti)

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.