... da Beethoven a Lady Gaga. E' il titolo dell'ultima Guida di Giudizio Universale. Un viaggio che attraversa i generi musicali - classica, jazz, rock, contemporanea, rap – smascherando le finte rotture di molti miti antichi e recenti. Ma soprattutto portando alla luce rotture solitamente trascurate. Ecco due voci in anteprima per i nostri lettori
di Massimo Balducci e Federico Capitoni
Quella di Orfeo, prototipo del musicista che è in grado di cambiare il mondo. O quella del madrigalista Claudio Monteverdi, che ha inventato la canzone d’autore con secoli d’anticipo. O quella di Rossini, che si ritirò dalle scene alla stessa età in cui lo fece Battisti. O ancora quella del neomelodico Tommy Riccio, che con il pezzo ‘Nu latitante ha consumato la rottura più estrema: quella con la legalità. Vai alla scheda del libro Riportiamo integralmente due voci della guida NIRVANA (1987-199
di Federico Capitoni, Simone Dotto, Marco Buttafuoco, Dario De Marco, Giovanni Desideri
Il dibattito nasce da uno scambio di opinioni sulle pagine di Repubblica, tra i filosofi Gianni Vattimo e Maurizio Ferraris. L'uno teorico e sostenitore del pensiero debole, l'altro primo firmatario di un Manifesto per il nuovo realismo. In ballo c'è nientemeno che la possibilità di una verità, al di là di ogni interpretazione
di Federico Capitoni
Proprio un anno fa le pagine culturali de La Repubblica ospitavano un dialogo apparentemente innocuo (e lo era, in termini ideologici) tra Maurizio Ferraris e Gianni Vattimo. Il tema era il Nuovo Realismo. Cioè, prendendo di coscienza che, nel mondo attuale, le cose non si stavano rivelando per come le avevano pensate i postmoderni, Ferraris invocava un ritorno all’oggettività, invitando Vattimo - il cui “pensiero debole” scaturisce proprio da un orizzonte postmodernista - a rendere conto di questa “delusione”. Quella sana conversazione ha dato poi l
E così il cantautore genovese dà l'addio alle scene, dopo essere stato protagonista di una carriera decennale. Il suo saluto si chiama Decadancing, un disco bellissimo, che fa capire perché con il suo autore se ne va una delle poche riserve d'ossigeno rimaste alla musica italiana.
di Federico Capitoni
Se anche Ivano Fossati va via, è finita. Era rimasto quasi solo lui a custodire qualche bombola d’ossigeno per la musica italiana. Prendiamo atto, i modi per abbandonare la vita musicale sono tanti. Si può annunciare il ritiro come ha fatto lui in questi giorni; si può morire; si può rinunciare a una dignità artistica, perseverando in produzioni inascoltabili… e questa è la via che va per la maggiore: li riconoscete oggi Baglioni, Dalla, De Gregori, Venditti? Fossati è sempre stato l’artista della costanza, uno di quell
Tanti interrogativi accompagnano l'ascesa della cassiera del talent show. Cosa spinge autori di lungo corso ad affidarsi a lei? Cos'ha la sua voce, potente ma grezza, per piacere a tante persone? E soprattutto, cosa rende il suo terzo album, Il mio universo, un lavoro che nonostante tutto vale la pena ascoltare?
di Federico Capitoni
Insomma, siamo arrivati a questo punto: che per ascoltare una canzone italiana dall’inizio alla fine, che però non sia stata scritta quaranta anni fa, dobbiamo ricorrere a Giusy Ferreri. La Giusy ha senza dubbio portato a Sanremo il pezzo migliore del suo disco: Il mare immenso, che si avvale della penna di Bungaro, era una delle poche canzoni che al Festival strappavano la sufficienza, grazie quel suo ponte tra la strofa e il ritornello melodicamente piuttosto interessante (“ma / c’è qualcosa dentro che…”). Questo tuttavia non seppelli
Da quasi dieci anni gli ottoni del Gomalan Brass Quintet affrontano con ironia l'intoccabile repertorio classico. Nell'ultimo disco rileggono colonne sonore e sigle tv insieme a grandi componimenti colti, vincendo sempre la sfida contro il cattivo gusto
di Federico Capitoni
Il rischio fanfara è elevato e il pericolo di scivolare e trasformare tutto nella sigla della Corrida è dietro l’angolo. Ma il quintetto di ottoni Gomalan è formato da professionisti tali che non solo tengono alta la qualità tecnica delle loro esecuzioni, riescono pure a contenere tutto entro un certo gusto che spesso con gli strumenti a fiato è minacciato. Il Gomalan Brass Quintet si è ritagliato un posto lucente in quel nugolo di alfieri che tentano di rendere popolare la musica classica. Specialisti dell’ironia, sempre in gr
Opera è l'esordio narrativo del grande musicologo Jean Jacques Nattiez. Dietro il giovane Pierre e il suo osteggiato amore per la cantante Sarah si sente tutto il mestiere dello studioso: ma fare il romanziere è tutt'altra musica
di Federico Capitoni
Solo tre anni fa il Sundance Festival lo accoglieva come l'ultima frontiera del cinema musicale. Oggi che agli occhialini ci siamo abituati, gli effetti del film appaiono dozzinali. Mentre la terza dimensione non fa che rendere lo show della band irlandese ancora più artificioso
di Federico Capitoni
Cosa c’è di più coatto di un concerto degli U2? Il film del concerto degli U2… in 3D! Siccome volevano dimostrarci che il 3D è applicabile a tutto (però a vedere i film pornografici tridimensionali la stampa non la invitano mai) e che, a questo punto, è giusto vedere tutto in 3D, ecco che spunta un prodotto inutile: U23D, “il primo film musicale in tre dimensioni che fa rivivere le emozioni di VertigoTour degli U2”, dice il comunicato che promuove il film. Interessante? No, per niente. Se possibile, il 3D (che dicono essere mo
Come Chopin, anche il compositore tedesco nacque nel 1810: ma le sue creazioni sono meno affascinanti e salottiere, e anche le celebrazioni saranno minori. Il pianista Andrea Padova esegue i capolavori Phantasiestücke, Sonata n. 1 e i meno noti Intermezzi
di Federico Capitoni
Used to say, “We like Chopin”… Nel senso che, dopo mesi di festeggiamenti, possiamo anche con un balzo superare il momento chopiniano e spostare l’attenzione su un altro grande che sempre quest’anno, se fosse un vampiro, compirebbe 200 anni: Robert Schumann. Invece è morto a 46 anni, senza conoscere la vecchiaia e dopo aver rappresentato ai massimi livelli, assieme al collega polacco, il paradigma romantico (ma quanto veritiero?) dell’artista che soffre e – proprio in virtù di questo - crea. Ma non tutti i compositori nati ne
Il grande musicista di Baltimora non amò mai molto i critici. Loro, al contrario, continuano a dedicargli libri su libri: tra i più esaurienti, Il Don Chisciotte Elettrico di Neil Slaven, in ristampa a 14 anni dalla prima uscita
di Federico Capitoni
Accingersi a parlare o scrivere di qualcosa che riguardi Frank Zappa crea sempre un certo imbarazzo. Zappa non ha mai avuto tanta simpatia per critici e giornalisti musicali, ai quali, a suo avviso, si applica bene il detto: “Chi sa fare fa, chi non sa fare scrive”. Peccato, perché a noi invece il buon Frank è molto simpatico. Il fatto che ci troviamo qui a promuovere un libro che parla di lui dovrebbe però tranquillizzarci: il nostro oggetto non è Zappa, bensì un collega che parla di Zappa. Il Don Chisciotte elettrico di Neil Slaven non &
Il pianista polacco Leszek Możdżer rilegge a modo suo le note composizioni, come se fossero standard: rischio altissimo, riuscita ottima
di Federico Capitoni
In questo anno così celebrativo deve trovare necessariamente spazio anche la profanazione: Chopin è classico, Chopin è jazz, Chopin è rock. Se si ha gusto si può far diventare Chopin qualsiasi cosa. Viene finalmente distribuito in Italia Impressions on Chopin, un disco che risale al 1999 e che ha reso Leszek Możdżer famoso. Di una fama che al nostro paese sembra sfuggire: non sono in tanti da noi a conoscere questo straordinario pianista polacco, classe 1971, in grado di mettere in discussione qualsiasi idea ci si sia fatti sulle star del pianismo t
Elmar Holenstein, autore dell'Atlante della Filosofia, ci insegna come rileggere la storia del pensiero utilizzando bussole e cartine geografiche
di Federico Capitoni
Il venticinquenne polacco Rafał Blechacz incide Primo e Secondo Concerto per Pianoforte e Orchestra. E' un virtuoso, ma ha anche una sensibilità che lo avvicina ai grandi interpreti del passato
di Federico Capitoni
Di tanto in tanto lo spirito di Chopin decide di incarnarsi nel corpo di qualche giovane pianista. In molti recentemente lo hanno cercato in contenitori sbagliati (come Lang Lang) e invece di questi tempi è nel gracile metro e sessanta (o poco più) di Rafał Blechacz, venticinquenne polacco, vincitore del premio Chopin nel 2005. Aveva già stupito Blechacz tre anni fa pubblicando (sempre per Deutsche Grammophon) i 24 Preludi e oggi – nel mare magnum delle incisioni edite per celebrare il bicentenario di Chopin - questo nuovo cd con i due concerti per pian
Alla ricerca di un volume della Nazionale Centrale di Roma, tra incomprensibili misure di sicurezza, attese estenuanti e burocrazia pachidermica
di Federico Capitoni
Nelle mani del colombiano Edmar Castaneda lo strumento produce effetti insoliti, melodie virtuosistiche e ritmi sincopati
di Federico Capitoni
L’arpa questa sconosciuta? Sempre meno. Non tanto nella musica classica, che è il suo naturale regno; né in ambito rock, dove è stata spesso usata soltanto negli arrangiamenti (per dirne due: quello raffinatissimo di Come Down In Time di Elton John e quello un po’ più grossolano di She’s Leaving Home dei Beatles); quanto nella musica jazz. Certo i nomi – se li facciamo nell’arco di circa un secolo - sono pochi: si va da Casper Reardon a Park Stickney passando per Dorothy Ashby e Alice Coltrane. Il colombiano Edmar Castaneda è ogg