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LIBRI

Se Dio è la figlia di un macellaio

Avventura picaresca nel mondo yiddish, tra la Bessarabia e New York. Peter Manseau vince (il National Jewish Book Award, primo non-ebreo ad avere l'onore) ma non convince


di Alessandra Montrucchio


Entri in libreria e, se cerchi un titolo specifico, è probabile che tu ne sappia già molto. Hai letto le recensioni sui giornali, la trama su Wikipedia e i commenti su Amazon; ora la quarta di copertina ti fornisce altre informazioni. Non l’hai ancora aperto ed è tanto se non sai come finisce.
Se il libro è Ballata per la figlia del macellaio, sai alcune cose intriganti: l’autore è figlio di una ex suora e un ex prete cattolico, ma ha scritto la storia di un ebreo grazie a cui è stato il primo non-ebreo a vincere il National Jewish Book Award. Le premesse sono ottime. Cominci a leggere.
 
Riordinando i libri in yiddish della Jewish Cultural Organization, un ragazzo di educazione cattolica si imbatte nelle memorie di Itsik Malpesh, ebreo novantenne originario di Kishinev, Bessarabia. La sua storia è quello che in letteratura si definisce picaresca o rocambolesca. Nato durante un pogrom nel 1903, a dieci anni va a Odessa, convinto di essere un poeta e innamorato di Sasha – la figlia del macellaio che da bambina ha assistito alla sua nascita e ora è chissà dove. Di lei Malpesh non ha che una foto, ma gli basta: quel destino che altri chiamano Dio, Israele o ispirazione, per lui è Sasha. Aspettandola e scrivendo, Malpesh cresce, lavora e approda a New York. Qui la svolta: l’incontro con la musa. Itsik e Sasha, poesia e realtà, passato yiddish e futuro israeliano, un uomo che ignora il mondo e una donna che vuole plasmarlo, innamorati e destinati a perdersi. Arrivato a pagina 495, sai come va a finire tra Itsik, Sasha e il ragazzo che ha tradotto le memorie di Malpesh mescolandovi la storia della traduzione. Sai che questo libro ha tutti gli elementi per essere bello, e in effetti la critica si spertica in encomi. Allora perché ti sei elegantemente annoiato?
 
Forse perché la storia è troppo finta, un susseguirsi di coincidenze giustificato dalla personalità di Malpesh – le sue memorie sono arte, non realtà – ma inverosimile all’eccesso. Forse perché i protagonisti sono antipatici: Sasha si rivela priva di fascino e humour, Malpesh è un idiota su cui gli eventi non lasciano traccia, superbo come solo i cattivi poeti sanno essere (le sue poesie, ti dici, sono proprio brutte). O forse perché è un romanzo che sa di già letto: Malpesh è Candide e Oliver Twist, la Biblioteca dei Sogni Infranti assomiglia a quella di Zafon, l’intreccio fra racconto di Itsik e racconto del traduttore ricorda Mordechai Richler e via citando.
Posi il libro. In conclusione? Se dessi retta ai tuoi sbadigli, non lo consiglieresti. Ma se a tutti i critici è piaciuto, se ha vinto tanti premi, vorrà dire che ti sbagli. In fondo, sei solo un lettore.


Tags: alessandra montrucchio, Alessandra Montrucchio, bessarabia, manseau, national jewish book award, new york, picaresco, yiddish,
30 Novembre 2009

Oggetto recensito:

Peter Manseau, Ballata per la figlia del macellaio, Fazi Editore, pp. 495, euro 19.50

L’autore: ha trentaquattro anni e altri libri all’attivo: l’autobiografia Vows: the Story of a Priest, a Nun and their Son (2003); la “Bibbia per eretici” Killing the Buddha (2004), scritta con Jeff Sharlet; il saggio Rag and Bone: Journey among the World’s Holy Dead (2009), sul culto dei morti.

 

Frasi tratte dalla Ballata per la figlia del macellaio: “La sua (di Malpesh) storia, dopotutto, è fatta di aneddoti ed è raccontata senza un particolare interesse per le astuzie narrative o per i toni elevati“; “Se tu avessi pensato per un attimo alla tua famiglia senza l’intento di trasformare il loro dolore in poesia, credo che avresti capito anche tu che la tua nascita non ha protetto né tua madre, né nessun’altra donna o bambina in quella stanza”.

 

I traduttori italiani: Giuliano Bottali e Simonetta Levantini.

 

Stralcio da una poesia di Malpesh: “Concepito di Sabbath, / partorito nel corso di un pogrom Il poeta di Kishinev / attende sempre / Quella che ha assistito al parto / mentre gli altri fuggivano / E che, tanto giovane, / si oppose all’aggressore”.

 

Paraphernalia: un Glossario di termini ebraici e yiddish; diciannove note a fine testo.
giudizio:



8.01
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