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LIBRI - NARRATIVA

Tabucchi, le ultime lettere

In Mi Riconosci, Andrea Bajani dà l'addio allo scomparso autore di Sostiene Pereira: amico, maestro e padre putativo. Un omaggio da scrittore a scrittore diviene insieme un ricordo, un ritratto e una confessione


di Giuseppe Grattacaso

 


La scrittura è tra gli strumenti privilegiati per attraversare il dolore. E' a volte terapia, più spesso percorso di analisi e di conoscenza per ricordarci quello che siamo nella nostra finitezza. E' attraverso la scrittura che siamo in grado di parlare della nostra fragilità, di fare i conti con essa, di guardarla negli occhi invece di evitarla.
 
Il dolore è una materia difficile: le parole si intimoriscono, vorrebbero fuggire, ma sanno che il loro compito è quello di affondare in questo tratto di umanità che ci appartiene e segna nel profondo le nostre esistenze. Ancora più difficile è dire la morte, raccontarla nella sua sconfortante semplicità. Gli uomini del nostro tempo non amano soffermarsi sui temi della caducità e della fine della vita, vogliono credere che sia sempre possibile una soluzione, una via di fuga.
  
Non cerca scappatoie invece Andrea Bajani, che di fronte alla morte di Antonio Tabucchi, non può fare altro che penetrare all'interno del dolore per la scomparsa dell'amico, raccontandone la fine e riflettendo sul percorso comune di sussurrata complicità e di tenera amicizia che ha legato le loro esistenze. La morte di una persona cara, tradotta in letteratura, è materia difficile, scivolosa e che nasconde molte insidie. BajaniTabucchi1.jpgSoprattutto presenta il rischio di risultare molesta ai tanti che credono che la morte abbia diritto di essere descritta solo sulle pagine di cronaca dei giornali. Ma Bajani sa evitare retorica e sentimentalismo, si muove con delicatezza e decisione, sul filo di un equilibrio sottile costituito dagli avvenimenti reali e dalle suggestioni e dai fantasmi - altrettanto concreti si direbbe - che gli accadimenti suggeriscono.
 
La narrazione di Mi riconosci si sviluppa proprio a partire dal giorno del funerale di Tabucchi, dal corteo verso il cimitero del Prazeres a Lisbona, e segue il filo dei ricordi, senza che l'ordine cronologico possa disturbare l'altro, più profondo e significativo, delle direzioni che prende l'affetto, e dal movimento malfermo ed ondeggiante della memoria.
 
Lo scrittore giovane si rivolge direttamente all'autore famoso, quasi che il libro fosse una lunga lettera, riprendendo peraltro una modalità di scrittura tante volte utilizzata da Tabucchi nei suoi racconti. Bajani nelle pagine di Mi riconosci è in qualche modo Tabucchi stesso, ne assume lo sguardo e la scrittura, ed è anche il figlio che deve fare i conti con la scomparsa del padre, che cerca di ricostruire attraverso le parole il rapporto che l'ha legato all'amico-genitore-scrittore, con l'obiettivo, che di tanto in tanto si palesa, di chiarire innanzitutto a se stesso l'eredità affettiva e intellettuale che l'altro gli ha lasciato.
 
Si delinea pagina dopo pagina un ritratto  costruito attraverso piccoli avvenimenti quotidiani: Tabucchi è personaggio carismatico, dotato di grande ironia, ma anche di repentini annuvolamenti, comunque sempre in grado di stupire e affascinato a sua volta dalla parola e dalle storie che questa rende possibili. Bajani racconta di essere stato accompagnato a Lisbona dall'amico dopo un breve soggiorno in Alentejo. Una volta a destinazione decidono di di raggiungere Largo do Chiado, l'autore si accorge di aver lasciato il portafoglio in macchina e deve tornare sui suoi passi. Quando poi raggiunge il caffè Brasileira, dove si trova la statua di Pessoa seduto a un tavolino dello storico locale, non vede più Tabucchi. Sta componendo il suo numero al cellulare, quando lo vede uscire, scrive Bajani, “dalla statua di Pessoa, come se per tutto il tempo che non ti avevo visto fossi stato chiuso lì e poi in quel momento ne fossi venuto fuori e ti fossi incamminato per la via. E ti avevo guardato allontanarti da quel corpo di bronzo da cui eri sbucato, partorito in mezzo a una notte lusitana”.
 
Il giorno dopo lo scrittore più giovane prende l'aereo per fare ritorno in Italia. Dopo l'atterraggio accende il cellulare e trova un messaggio di Tabucchi. “Mi dicevi – ricorda – che in Portogallo si sentiva in maniera molto netta che ero passato per di là. Si sentiva il mio odore. E poi mi scrivevi un verso di Rilke dai Sonetti a Orfeo: Mi riconosci, aria, tu piena ancora di luoghi un tempo miei? Chiudevi dicendo Non sparire”. La narrazione, spesso con i toni della confessione, spesso raccontando in termini quasi di leggenda, ribalta la richiesta di Tabucchi. Con il suo libro è Bajani a chiedere all'amico scomparso di non sparire. Perché la letteratura può attraversare il dolore anche in questo modo, rendendo ancora presente l'amico che non c'è più.



Tags: Andrea Bajani, antonio tabucchi, feltrinelli, Giuseppe Grattacaso, Mi riconosci, recensione, Sostiene Pereira,
25 Marzo 2013

Oggetto recensito:

Andrea Bajani, Mi riconosci, Feltrinelli 2013, p. 143, 12 euro

 

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