Il poeta di Volterra intitola la sua ultima raccolta Da un altro mondo ma quello che mette in versi è proprio il nostro: "un posto orrendo" dove l'orrore si mescola al bello e alla superficialità dei media. Nonostante questo, le sue liriche predicano una forte adesione all'attualità e, allo stesso tempo, tracciano la via per un "ritorno a casa"
di Giuseppe Grattacaso
vista su Volterra
Roberto Veracini ha un posto privilegiato dal quale guardare il mondo. E' la sua Volterra, presenza insistente, che è spirituale ancora prima che geografica, abbraccio rassicurante che implica insieme apertura e inquietudine, evidente anche nell'ultima raccolta, emblematicamente intitolata Da un altro mondo.
Il libro si presenta con un'architettura complessa, che si compone di due Parti (Segnare il tempo e Altrove) suddivise in varie sezioni. Nella prima parte Veracini propende per gli argomenti della poesia civile, ma utilizzando un tono sempre volutamente lirico, che imprime pathos e tensione alle vicende evocate. Non a caso una delle prime liriche è dedicata a Pasolini: del poeta de Le ceneri di Gramsci viene messo in risalto proprio quell'impasto di impegno civile e di forte partecipazione emotiva ed esistenziale che caratterizza tanta parte della sua opera.
Il compito del poeta non può dunque essere solo quello di guardare la realtà e denunciare il male: Veracini sente ancora la poesia come adesione allo stato di sofferenza degli altri. Il poeta non può appartarsi, ma deve partecipare alle vicende del mondo, deve provare ad indicare una strada. La possibile soluzione, suggeriscono le liriche di Un altro mondo, passa attraverso l'uso della memoria come strumento privilegiato per la comprensione dei fatti contingenti e, più in generale, della nostra condizione di uomini, e si costruisce a partire dalla capacità di essere attenti agli altri, siano essi vicini o lontani nel tempo, di porre attenzione ai piccoli eventi della quotidianità, che possono dimostrarsi così ricchi di significato. Infine la strada maestra che rende possibile la riconciliazione risiede nel ritrovare un rapporto rasserenato con l'ambiente.
Tutto questo per Veracini significa tornare a Volterra, in quell'Altrove dal quale peraltro non si è mai partiti, significa tornare alle proprie pietre, al padre e agli affetti, alla visione del mare, che appare sempre come un obiettivo lontano, un'apertura e una meta che riemerge dalla nebbia e dall'inverno. “Per tutta la vita c'inseguono / ostinati luoghi dell'anima / e verità supreme e minime / che non osiamo credere / ma sono lì a dirci che esistono / memorie ineludibili, infanzie / rilevate, sogni inattaccabili, / poesia della vita che non ha / versi ma fedi e si nutre / di alberi e mari, sirene / odori inconfondibili”.
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Roberto Veracini, Da un altro mondo, Edizioni ETS, p 84, 10 euro
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