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MUSICA CLASSICA

Un Mahler selvaggio

Stasera e domani all'Auditorium della Musica di Roma Valery Gergiev dirigerà l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia in uno dei capolavori del compositore, la Settima Sinfonia. Abbiamo assistito per voi al concerto di sabato 12, trovando la versione del Maestro convincente solo a tratti 


di Giovanni Desideri

 


Per tentare di tradurre in parole la musica potremmo privilegiare pochi termini, spiegati i quali ritenerci almeno un po’ soddisfatti. Uno di questi è il termine “espressione”: la musica deve essere espressiva: spiegare cosa voglia dire questa affermazione ci avvicina ad un brano ben eseguito.
 
Per esempio la Sinfonia n. 7 di Gustav Mahler (1860-1911): cinque movimenti per un’ora e venti circa di durata, che abbiamo ascoltati sabato 12 novembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma, con l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta dal russo Valery Gergiev, tra le star del podio a livello internazionale.
 
Un brano dal già eloquente sottotitolo di Canto della notte per via del secondo e quarto movimento, recanti l’indicazione nachtmusik. È stato detto: la più moderna e la più enigmatica delle sinfonie di Mahler. Anche una delle più belle, per tornare a termini più immediati. Paesaggi spettrali, animali notturni, melodie distorte da sinistre deformazioni, contrasti e brume create da una quantità di legni fiati e percussioni richiesti in orchestra. Con un happy end nel quinto movimento, naturalmente velato da residue ombre - altrimenti non sarebbe Mahler e ci piacerebbe meno.
 
Pregi principali dell’interpretazione di Gergiev: il ritmo, specie nel terzo e quarto movimento, quasi à la Čajkovskij (ma per carità non stiamo evocando una presunta “anima russa”). L’espressività ottenuta appunto mediante il ritmo e l’energia di certi tempi piuttosto rapidi, staccati per esempio al principio del quinto: è un passaggio festosissimo, e sia. A fronte di tale energia, Gergiev riesce ad essere anche terso, per esempio nel quarto, per i passaggi di chitarra e mandolino presenti che disegnano un’oasi di felice idillio mediterraneo: padronanza dell’orchestra sempre più a fuoco dal terzo in avanti.
 
Santa Cecilia.jpgDifetti dell’interpretazione di Gergiev: il ritmo. Se è stato elegante a tratti, altre volte l’esecuzione ha mostrato un difetto di espressività: fantasmi e suggestioni un po’ fiacchi come se qui fosse solo questione di masse sonore, un Mahler che si avvicina più a Stravinskij o Bartók. Il secondo movimento proprio bruttino: tempo rapido praeter necessitatem, e già con questo l’espressività finisce giù dal treno in corsa.
 
Agli orchestrali non rimproveriamo (quasi) nulla, pensiamo che tutto sia una scelta del direttore. Il secondo corno al principio di questo movimento risponde sì per evocare lontananza, ma qui siamo a distanze pari a giorni di cammino. Poco dopo, i famosi campanacci suonano per evocare un sereno ambiente montano, e invece sembrano appesi al collo di animali leggermente depressi (nel quinto movimento il primo squillare delle campane sarà un po’ troppo forte, ma non sottilizziamo). Sempre nel secondo movimento, flauti e flautini un po’ in ordine sparso. Va bene la bruma, ma questa è anarchia.
 
Alla fine di questo movimento la sala Santa Cecilia ha risuonato di un’inflazione dei famigerati colpi di tosse tipici dei concerti di musica classica, per ragioni mai spiegate dalla scienza. Ripetiamo: dal terzo movimento in poi le lenti di questo ideale strumento ottico che è il mondo mahleriano hanno funzionato sempre meglio, dopo un primo tempo peraltro apprezzabile. Il terzo ha realizzato un apice di profondità.
 
Le sinfonie di Mahler sono costruzioni monumentali per organico e durata, il loro fascino le rende forse anche adatte come introduzione alla “musica classica” per chi volesse avvicinarsi a questo mondo. Monumentali da un lato, dall’altro delicate e mirabili creazioni: più Sagrada Família che Notre-Dame. È la modernità, bellezza. Ma non tutta la modernità è uguale: c’è musica “pagana” (La sagra della primavera di Stravinkij), musica “religiosa” (Messiaen) e la terza via di una musica “grandiosamente spirituale” (Mahler).



Tags: auditorium, Giovanni Desideri, Gustav mahler, maestro, Parco della Musica, roma, sinfonia, Valery Gergiev,
14 Novembre 2011

Oggetto recensito:

Gustav Mahler, Sinfonia n. 7 Lied der nacht, Auditorium Parco della Musica di Roma

diretta da: Valery Gergiev
 
con:
l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Repliche: lunedì 14 e martedì 15 novembre. Ore 21.00
 
Ingressi:
informazioni qui

giudizio:



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Media: 8.9 (9 voti)

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