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MUSICA ROCK

Tutte le musiche di Petrina

L'album è il secondo, ma porta il suo stesso nome, Petrina. Lei è italiana, ma canta anche in inglese e un po' in francese. La musica sarebbe rock, ma frutto della commistione tra pop, cantautorato d'avanguardia, jazz, funky, canzone-recitazione e sprazzi di elettronica


di Simone Pilotti


Se dovessimo descrivere Petrina con una parola, l'aggettivo adatto sarebbe poliedrica. Innanzitutto per la capacità della giovane padovana di destreggiarsi nelle varie forme d'arte: dal teatro alla composizione di colonne sonore, dal cinema al pianoforte, dalla danza al cantautorato. Poliedrica anche per le numerose influenze che emergono tanto dal suo esordio discografico In Doma, 2009, tanto da questo secondo lavoro, omonimo, in uscita nel 2013 per Alabianca. Il sound che attraversa questo nuovo Petrina è un rock sperimentale, frutto della commistione tra pop, cantautorato d'avanguardia, jazz, funky, canzone-recitazione e sprazzi di elettronica. L'eclettismo si riscontra anche nella capacità di padroneggiare nei testi l'inglese e l'italiano, arrivando anche a una punta di francese.
 
La bellezza di questo album è proprio il sound d'avanguardia creato da Petrina; un sound frizzante e delicato, frutto di sperimentazioni riuscite, tanto da meritarsi un posto fisso nelle trasmissioni radio di David Byrne. L'esempio perfetto è la traccia d'apertura di Petrina, Little Fish From The Sky, dove si combinano perfettamente una base di pianoforte tendente al jazz, richiamando la tecnica di Paolo Conte, con effetti dance elettronici, nell'unico pezzo senza cantato.
 
Cantato che è alla base delle altre tracce, invece: l'artista veneta gioca con le parole, ottenendo un perfetto accostamento della musicalità dei testi e delle atmosfere strumentali, e ricordando in molti pezzi la cantautrice Fiona Apple. Il ritornello di The Invisible Circus è l'esempio dell'influenza cantautorale, così come Niente dei Ricci che vive su cambi di velocità e di intensità perfettamente calibrati, risolti da un ritornello di chiara influenza pop. Sia nel funky di Denti, che nelle tracce tendenti al jazz come I Fuochi d'Artificio e Dog In Space, la forma più classica cede il passo ad un cantato-recitazione, sempre accompagnato dal pianoforte.
 
Gli sprazzi di rock presenti nell'esordio discografico In Doma non vengono eliminati, ma vengono smussati quegli elementi barocchi, come improvvisi lampi di chitarre e cambi di velocità isterici, che erano stati il punto debole del primo lavoro di Petrina. Ad aiutare l'eclettica artista, per sua stessa ammissione, è stato il chitarrista Mirko Di Cataldo: tanto Princess quanto Sky-Stripes In August partono da un riff di basso essenziale per intrecciarsi ad elementi elettronici ed esplodere in ritornelli potenti ma perfettamente equilibrati, dove compare anche l'uso di fiati, tipici del jazz-rock.
 
Un'artista come Petrina in Italia, purtroppo, sembra rappresentare un'eccezione; per la sua voglia di sperimentare, di stravolgere la forma-canzone del pop, per la capacità di mescolare più influenze. E quest'album, Petrina, è il frutto necessario di tutte queste caratteritiche, risultando complesso, ma efficace. In una parola poliedrico.


Tags: In doma, Petrina, recensione, rock, Simone Pilotti,
06 Settembre 2013


giudizio:



9
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