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POLITICA

ASSOLTO

Accusato di essere al centro di un sistema di corruzione, favori, tangenti e sesso, Guido Bertolaso dà le dimissioni, ma solo per finta. Dopo il potere esecutivo e legislativo, il Cavaliere si appropria anche di quello giudiziario, ed emette la sua sentenza


di Angelo d'Orsi


Nell’Italia liberale, il sindaco di Bologna forse sarebbe finito in galera, ma sarebbe stato preceduto da altri, numerosissimi funzionari o amministratori, con capi d’imputazione di scarsissimo peso. Il factotum Bertolaso, un uomo della Provvidenza in sedicesimo, accusato (con un repertorio di prove impressionante) di nefandezze amministrative, politiche e morali, sarebbe stato non solo arrestato, ma gli sarebbe stato inibito ogni possibile ritorno alla vita pubblica, dopo aver scontato la pena. Sia Delbono, il sindaco bolognese, sia Bertolaso, si sono dimessi dagli incarichi: ma per il primo, sul cui capo gravano sospetti di una gestione disinvolta di qualche centinaio di euro forse appartenenti alle casse pubbliche, si è trattato di vere dimissioni; il secondo le dimissioni le ha annunciate, non al presidente della Repubblica che l’aveva nominato sottosegretario, ma al suo capo politico, subito ritirandole su “pressioni” di questi, che gli ha rinnovato la sua personale fiducia (!), cogliendo l’occasione per lanciare l’ennesima tonnellata di sterco (produzione propria) sui giudici.
 
Finte dimissioni, insomma, per un signore fino a ieri onnipotente, sospettato di avere, in complicità con altri, posto in essere un comportamento che a detta del gip appare gravissimo “per la sistematicità delle condotte illecite e dei rapporti illeciti di cointeressenza tra gli indagati e le rilevantissime ripercussioni finanziarie ed economiche ai danni del bilancio dello Stato”. Si tratta di centinaia di migliaia di euro sperperati, in opere faraoniche quanto inutili, o intascati, sia sotto forma di denaro, sia attraverso benefit, ivi comprese quelle che ormai, con linguaggio very professional, si chiamano “prestazioni sessuali”.
 
Si rimane sbigottiti davanti alla gravità delle accuse e all’indecenza dei comportamenti del soggetto, specie per il ruolo di salvatore-della-patria in servizio permanente effettivo che rivestiva. Peraltro egli rimane ancorato alla poltroncina, da cui, pochi giorni fa, il capo aveva proclamato pubblicamente di volerlo sollevare per farlo ascendere alla poltrona di ministro. E ciò mentre la Protezione civile (in quali mani!), dovrebbe diventare una SpA. Di bene, in meglio. E una televisione (di Stato) per impuniti – letteralmente – offre, senza contraddittorio, e anticipando gli interrogatori dei magistrati, all’indagato uno spot in ogni tg, per lasciargli dire che si tratta di “un grosso equivoco”. Di dimissioni nessuno parla più, dopo la sentenza assolutoria con formula piena del Cavaliere, che ormai assomma in sé il potere esecutivo, il legislativo (procede a colpi di decreti), il giudiziario, oltre che, ovviamente, il quarto potere, di cui è signore e donno.
 
Quante volte abbiamo sentire: “In questo paese non si dimette nessuno”? Era vero nell’Italia democristiana, lo è tanto più, qui, ora, in Berlusconia. Dove ormai la legge è un inutile orpello, la legalità una parola vuota, e il diritto è tornato ad esser privilegio, mentre larga parte degli italiani si accontenta dei ruoli di teleutenti e consumatori, rinunciando tranquillamente a quello di cittadini. Ossia di persone responsabili e mature. E un dato essenziale della maturità responsabile è saper ammettere gli errori compiuti, e trarne le conseguenze. Dimettendosi, per esempio, da ruoli nei quali quegli errori sono stati compiuti. Perciò, è forse un bene che il “protettore civile” abbia solo finto di dimettersi e che il suo capo abbia urlato “al Paese” che di dimissioni non se ne parla. In questa Italia, si possono ancora (con fatica) dimettere i Delbono, mediocri funzionari di una ex sinistra, ridotta a piccole irregolarità contabili, ricuperando un minimo di credibilità; ma non si possono dimettere i Bertolaso, rampanti manager del dissesto.



Tags: Angelo d'Orsi, bologna, corruzione, flavio delbono, guido bertolaso, inchiesta, maddalena, protezione civile, Silvio Berlusconi, tangenti,
12 Febbraio 2010


giudizio:



9
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Commenti

Caro D'Orsi con lei e

Caro D'Orsi con lei e Berlusconi i tribunali in Italia sono davvero inutili...

in italia si fa ancora molta

in italia si fa ancora molta fatica a essere liberali. non nel senso pidiellino, per carità, ma in punta di principio. quest'articolo, ad esempio, si contraddice da solo, taglia il ramo su cui si appoggia: da una parte fa molta attenzione a usare il termine esatto (bertolaso è accusato e quindi, aggiungo io, presunto innocente), dall'altro muove da una presunzione di colpevolezza, come se il processo fosse già stato fatto e bertolaso avesse già scontato la pena (cioè quando si parla della doverosa interdizione di bertolaso dalla vita pubblica). è fin troppo evidente la propensione dell'autore per la colpevolezza del protettore civile, sia dal tono sia dagli argomenti usati. che poi si sostenga la necessità delle dimissioni di bertolasso, questo è condivisibile. ma bisognerebbe evitare di trattare come colpevole un individuo che, per ora, è solo accusato e per giunta non è stato ancora neanche interrogato dagli inquirenti. nell'italia liberale (non quella di un secolo fa, ma un'italia liberale nei valori, quale può anzi dovrebbe essere l’italia di sinistra) una frase tipo "Si rimane sbigottiti davanti alla gravità delle accuse e all’indecenza dei comportamenti del soggetto" è un salto logico dal piano del sospetto a quello della certezza cui non siamo autorizzati.

bertolaso se innocente, si

bertolaso se innocente, si faccia processare dai giudici, in modo da togliere ogni dubbio sulla sua colpevolezza: sarà la magistratura a verificare se approffittando della sua posizione ha fatto costruire in luoghi a rischio, vietati dal Comune, dalla Provincia e dalla Regione.

è il momento di partire. di

è il momento di partire. di lasciare questo paese. mi dimetto io da italiano

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