• Seguici su:
RECENSIAMO TUTTO - INIZIATIVA

Quando il tempo non è denaro

Nate in un'epoca di benessere, ritornano a farsi vive oggi. Nelle Banche del Tempo si barattano disponibilità e capacità personali: ogni cittadino può offrire le sue ore libere alla comunità e avere quelle degli altri in cambio. Ma in momenti di crisi, non sempre la solidarietà conviene


di Alessandra Testa


Guarda guarda cosa riesuma la crisi economica: le banche del tempo. Nate alla fine degli anni Ottanta in Emilia Romagna per recuperare il buon vecchio baratto, le banche del tempo cercano ora di colmare quelle falle che non sono riuscite a superare in tempo di cosiddetto benessere
 logo_bastaunritaglio_colore.jpg
Per definizione, le banche del tempo sono patti sociali in cui ogni aderente mette a disposizione degli altri il proprio “tempo/sapere” creando una rete attiva di solidarietà basata sullo scambio alla pari di prestazioni in grado di dare risposta alle piccole esigenze quotidiane e a quel lavoro di cura che il pubblico e il privato non sempre riescono a garantire. Come prescrive la perfetta logica del do ut des, ogni iscritto offre alla “comunità” il proprio tempo ottenendone altro in cambio: lezioni di musica per la preparazione di torte, l’accompagnamento di un anziano solo alle visite mediche per piccoli lavoretti idraulici, panni da stirare per un’ora di babysitter.
 
Ogni aderente si mette in gioco gratuitamente, mettendo sul mercato del tempo le proprie capacità e raccogliendo dei crediti, che poi saranno “riscossi” grazie alle prestazioni donate da altri. Il socio di una banca di tempo è di fatto un correntista, ma un correntista sui generis. Per auto-regolarsi, infatti, le banche del tempo hanno scelto di adottare modalità simili a quelle dei veri istituti di credito, in particolare consegnando a ciascun iscritto un blocchetto degli assegni in cui al posto degli euro compare la voce “tempo”. Nessuno scambio di denaro; le monete che regolano le transizioni sono giorni, mattine, pomeriggi, ore. Il tempo libero di chi ci sta, per dirla chiaramente.
 
Se, quando sorsero, le banche del tempo si presentavano come uno spazio virtuoso in cui si condividevano abilità e conoscenze a costi praticamente nulli, oggi il rischio di trasformare la reciprocità “pura” in qualcosa di dannoso è alto. Prendiamo ad esempio la famiglia in difficoltà che invece di assumere una babysitter si affida all’anziana con la pensione minima per accudire i propri figli in orario extrascolastico. O l’uomo single che invece di andare in lavanderia porta i suoi panni sporchi alla vicina di casa. E, ancora, la badante sostituita a rotazione dagli iscritti alla rete e l’insegnante di nuoto da un atleta volenteroso. L’obiettivo è fare di necessità virtù, ma il risultato rischia di essere quello di fermare definitivamente un’economia già paralizzata. Un conto è rispolverare il vecchio buon vicinato e la rete di sostegno amicale che caratterizzava epoche meno individualiste, un altro è soppiantare col volontariato (seppur non a senso unico) potenziali attività lavorative.
 
Allargando lo sguardo, vengono in mente i pensionati che sostituiscono gli educatori nelle ore di pre e post scuola nei comuni senza risorse, i volontari che curano gli anziani al posto degli assistenti domiciliari o le mamme che organizzano asili nido all’interno delle proprie abitazioni perché le liste d’attesa sono chilometriche. Certo, le istituzioni costringono i senza risorse a tappare come possono i buchi che un tempo erano prerogativa dei servizi pubblici, ma all’orizzonte non c’è la soluzione, bensì l’acuirsi del problema. Il tempo è tiranno, diceva in anni non sospetti Aldo Biscardi; trasformarlo più o meno inconsapevolmente in carnefice è a dir poco diabolico.
 
In sede di stesura di bilancio, allora, sarebbe anche ora che i sindaci smettessero di considerare la famiglia (e la comunità) solo e sempre come un ammortizzatore sociale, riservandole le attenzioni e le tutele che merita. A quel punto, le banche del tempo tornerebbero davvero a essere solo quei luoghi buoni e giusti che gli ideatori avevano sognato.



Tags: Alessandra Testa, Banche del tempo, baratto, crisi economica, Emilia Romagna, recensione, solidarietà,
19 Gennaio 2011

Oggetto recensito:

Le Banche del tempo

Il sito dell'associazione: www.associazionenazionalebdt.it

giudizio:



7.529139
Media: 7.5 (35 voti)

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.