Dimmi chi sei e ti dirò che cos'hai. Le cose funzionano diversamente quando si va a farsi visitare da un omeopata: niente camici, niente diagnosi e niente farmaci "classici", ma tante domande invadenti e granuli da sgranocchiare. La medicina ufficiale e l'opinione comune li considerano poco più che degli stregoni, eppure...
di Giuseppe De Marco
Non c’è solo il calcio, le donne e la politica tra i temi sui quali gli italiani più amano azzuffarsi. Provate a lanciare tra i vostri conoscenti (o cercate tra i milioni di blog e forum in rete) la questione “omeopatia”. Vedrete presto pacati interlocutori trasformarsi in esaltati ultras da stadio. Da una parte, i sostenitori della medicina tradizionale, per i quali le pratiche omeopatiche sono un gradino sotto (per alcuni sopra) la truffa. Dall’altra gli adepti della “medicina dolce”, che proveranno a spiegarvi come la ricerca della felicità passi attraverso l’assunzione di belladonna e mercurius.
In mezzo, una larga fetta di indecisi. Devoti dell’aspirina che però, sempre più frequentemente, non disdegnano di sgranocchiare qualche globulo zuccherino, lasciandosi tentare dalla strada della più diffusa tra le medicine non convenzionali. Vecchia di più di due secoli, l’omeopatia sta infatti conoscendo un inaspettato ritorno di fiamma tra i consumatori italiani e non solo. Nonostante la posizione ufficiale consideri i suoi risultati un puro effetto placebo, secondo il rapporto Eurispes 2010 sono ormai più di 11 milioni gli italiani che vi fanno ricorso: il 18,5% dei nostri connazionali (contro il 10,6% di dieci anni fa).
Ed è altamente probabile che il merito (o la colpa, a seconda dei punti di vista) sia da attribuire, oltre che all’omeopatia in sé, anche ai medici omeopatici. Queste strane figure con una gamba nella medicina e l’altra in una dimensione che oscilla tra il naturalismo e la new age, stanno lentamente affiancandosi (e in certi casi, sostituendosi) all’immagine tradizionale del dottore in camice bianco, cambiandone di parecchio i connotati.
Chi si trovi ad affrontare per la prima volta una visita omeopatica deve prepararsi ad un’esperienza sensibilmente diversa dalla classica visita medica che, dalla profilassi infantile ai grotteschi esami per la leva, si svolge secondo una liturgia immutabile: anamnesi, diagnosi, cura. Semplificando: “Cosa ti fa male? Eccoti il farmaco”. L’omeopata invece ha un approccio diverso e lo si intuisce sin dallo sguardo sornione che vi rivolge smascherando le vostre perplessità (e il camice perché non ce l’ha? Ma sarà un vero medico? Risposte: inutili sovrastrutture simboliche e, sì, è un vero medico). Se siete fortunati, vi rivelerà una delle massime più cool dell’omeopatia: "La medicina tradizionale cura le malattie. Noi curiamo le persone". Stecchiti.
Ma conviene riprendersi in fretta, perché subito inizia la fase dell’interrogazione. Anche in questo caso, dimenticatevi le classiche domande: malattie avute, interventi e così via. Quelle ci sono, naturalmente ma il fatto è che il tizio davanti a voi non vuole sapere cosa avete. Lui vuole sapere chi siete. O almeno, questa è la sua neanche troppo nascosta ambizione. Per farlo, potrebbe decidere di farsi porgere le vostre mani e tenerle così, silenziosamente strette nelle sue, per minuti che sembrano giorni interi.
Oppure, più semplicemente, rivolgervi domane tipo: come ti descriveresti? Perché sei qui? Cosa ti piace mangiare? Raccontami il tuo ultimo sogno. Insieme ad alcune ancora meno scontate: il piatto che non mangeresti per niente al mondo; la tua paura più grande; preferisci il mare o la montagna?
Quando ormai credete di avercela fatta, e già per riflesso scolastico vi state domandando che voto vi abbia messo, potrebbero scattare le associazioni più impensate. "Mmm, quindi odia la cioccolata… per caso dorme con i piedi scoperti?" oppure: "Paura dei ragni, ha detto? Ha problemi di forfora?".
Dopo un'ora di questo viaggio cosmico, durante il quale avrete scandagliato il vostro ego più represso e probabilmente confidato cose che non vi sareste mai aspettati di condividere con un estraneo, il dottor placebo vi assegnerà una terapia che promette di restituire l’armonia perduta al vostro organismo. E quindi curare l’allergia di stagione ma anche gli attacchi di panico, la sinusite cronica e l’ansia da prestazione, il nervo sciatico e l’insonnia. E così, mentre lasciate sciogliere sotto una lingua perplessa diluizioni infinitesimali di veleno di serpente, api, calcio e camomilla, potresti ritrovarvi tra quel sorprendente 80% di pazienti che si dichiara molto soddisfatto dei risultati ottenuti dalle terapie non convenzionali. Che sia scienza o atto di fede, suggestione o stregoneria, il dottor placebo potrebbe averci azzeccato anche con voi.
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Medico Omeopata
Quanti sono: non esiste un censimento ufficiale. All’incirca 10.000 in Italia. Ma quelli che prescrivono anche solo occasionalmente rimedi omeopatici sono 25mila (almeno questo è quanto afferma Christian Boiron, presidente dell’azienda omonima leader dei prodotti omeopatici)
Il principio-guida dell’omeopatia: "similia similibus curentur" mentre quello della medicina ufficiale, ovviamente, è “contraria contraribus curantur” (occhio al cambio di vocali, spesso trascurato ma niente affatto casuale)
Come si diventa omeopati: niente scorciatoie, facoltà di medicina e poi scuole di specializzazione. Le branche sono tre: medicina omeopatica, medicina antroposofica, omotossicologia
Il peggior nemico dell’omeopatia: il numero di Avogadro. Una legge chimica che dimostra in sostanza che, già alle medie diluizioni, il principio attivo è praticamente assente
Il migliore amico dell'omeopata: i bambini, che amano sgranocchiare i granuli. E le mamme, convinte di preservare i loro cuccioli dagli orrori della medicina di sintesi
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