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LIBRI - SAGGISTICA MUSICALE

Alex Ross, l’arte dell’ascolto

Il critico musicale del New Yorker, già autore del fortunato Il Resto è Rumore torna nelle librerie con una raccolta di saggi intitolata Senti questo. Da Verdi a Dylan, da Schubert a Bjork fino alla musica prodotta dai terremoti nell'Alaska


di Marco Buttafuoco


Dopo il successo de Il resto è rumore Alex Ross torna in libreria con questa raccolta voluminosa di articoli e saggi che spazia da Franz Schubert a Bob Dylan, da John Cage a Giuseppe Verdi, dai Radiohead alla musica classica in Cina... Un testo ancora più prezioso del precedente. Perché Ross non è solo un attento e raffinato musicologo, ma anche un ottimo scrittore, e il taglio breve e rapsodico dei pezzi adottato qui gli permette una maggiore libertà espressiva.
 
Ci sono pagine veramente belle in Senti questo: la descrizione di un raduno di alpini a Genova ad esempio, o quella dedicata all’Islanda di Bjork. Lo scrittore americano ha un certo talento per le biografie: i racconti delle vite di Mozart e di Schubert sono semplicemente magistrali. Così come affascinante è il capitolo dedicato a quel laboratorio in Alaska, dove su un progetto di John Luter Adams, si traducono in campi musicali  l’energia dei terremoti, dell’alternarsi del giorno e della notte, delle fluttuazioni del campo magnetico provocate dall’aurora boreale.
 
Ovviamente Ross sostiene l’inattualità del costringere la musica in schemi e generi prefissati. Per lui il culto della classica occidentale, così com’è praticato oggi, è frutto di “mediocre elitarismo”. Ci risparmia tuttavia la banale formuletta, la filastrocca risaputa che l’unica distinzione possibile è quella “fra la buona e la cattiva musica”: fortunamente l'autore va più in profondità, spiegando che un'arte come questa non ha un inizio e non avrà una fine. 
Possiede invece una storia, articolata e spesso tormentata che si alimenta degli eterni problemi dell'esistenza.
 
C’è un passo, ad esempio, dove il critico del New Yorker stabilisce un inedito paragone fra un lied di Schubert e la straziante Strange Fruit, nella versione di Nina Simone. “Der Doppleganger è incentrato su incubi ricorrenti, che si ripetono di vita in vita: Nina Simone, con magnifica furia, racconta all’incirca la stessa storia… il suo accompagnamento al pianoforte diviene un lamento rarefatto, alla maniera barocca”. Ross dedica un altro intero, bellissimo capitolo del libro (Ciaccona, lamento, walking blues), a spiegare come la musica sia stata anche, attraverso l’uso delle linee di basso, l’arte della malinconia.
 
Naturalmente, trattandosi di uno scrittore anglosassone, tutta la materia è trattata con uno stile che pur non togliendo nulla alla profondità critico scientifica, presta particolare attenzione  alla perfetta comprensione del lettore. Una prosa semplice, essenziale, che sa però anche restituire la ricchezza di un immenso patrimonio emotivo - le pagine sulla capacità di commuovere delle opere di Verdi sono memorabili. 
 
Certo, parlare di musica e malinconia senza dire di Astor Piazzola e del tango, o limitandosi a guardare da lontano l’oceano sonoro brasiliano suscita nel lettore esigente una certa perplessità. Ma i buoni libri lasciano spesso insoddisfazione, proprio perché obbligano a pensare e suggeriscono spunti di riflessione. Da questo si riconosce che Senti questo è davvero un ottimo lavoro, indispensabile a chi ama pensare alla musica, oltre che ascoltarla.



Tags: Alex Ross, bjork, Bob Dylan, Bompiani, Franz Schubert, Giuseppe Verdi, Il resto è rumore, Marco Buttafuoco, musicologia, Senti Questo,
29 Settembre 2011

Oggetto recensito:

Alex Ross, Senti questo, Bompiani 2011, 582 p, 24 Euro

giudizio:



8.82
Media: 8.8 (11 voti)

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