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LIBRI- SAGGISTICA

Gli angeli neri, un volo mancato

I militanti dell'anarchia italiana sono protagonisti del libro del veterano del giornalismo Manlio Cancogni, riedito oggi dopo una prima pubblicazione nel '94. "Da Pisacane ai circoli di Carrara", il racconto ripercorre con piglio lucido ma distaccato, la storia di un'idea che non riuscì mai a decollare


di Marco Buttafuoco

 


Spesso in Italia la discussione sulla storia nazionale, al di fuori della ricerca accademica, degenera in una volgare e banale rissa politica. Basti pensare a tutto il dibattito che si è tenuto in occasione dell’anniversario dell’unificazione per capire quanto poco questo paese ami riflettere in profondità sulla sua vicenda.
 
Per questo è ancora più felice l’incontro con la riedizione (la prima uscita fu nel 1994) di questo leggero libro di Manlio Cancogni dedicato agli anarchici italiani. L’autore, oggi novantacinquenne, è un romanziere e giornalista glorioso. Sua fu la celebre equazione fra "Capitale corrotta" e ”nazione infetta”, elaborata già negli anni '50 sulle colonne dell’Espresso.
 
Per raccontare una lunga e talora tenebrosa vicenda Cancogni usa solo 141 pagine, intessute di una scrittura limpida, piacevolissima. Anche il lettore più esigente avrà poco da ridire. Certo, non tutti gli argomenti vengono approfonditi e non tutti gli interrogativi risolti. Ma le linee generali del racconto sono chiarissime e le contraddizioni del pensiero anarchico emergono con grande forza.
 
La storia dei libertari italiani è ricondotta alla tragica vicenda di Carlo Pisacane, intellettuale sognatore profondamente influenzato dal pensiero di Proudhon. Il racconto prosegue, tra qualche venatura di grottesco, con l’avventura italiana di Mihail Bakunin, e con le biografie avventurose di militanti quali Andrea Costa, Errico Malatesta, Carlo Cafiero, Pietro Gori, Armando Borghi, Amilcare Cipriani. Veri e propri cavalieri erranti, uomini che passarono le proprie vite fra carcere ed esilio.
 
Si racconta anche come tanti uomini arrivassero alla convinzione che un gesto estremo, un atto esemplare potesse allo stesso tempo sollevare le masse “schiave ed avvilite”, come cantava Pietro Gori, e punire la superbia dei potenti. Il più famoso questi vendicatori fu naturalmente, Gaetano Bresci, che uccise Umberto I di Savoia, ma tanti altri seguirono o precedettero il suo esempio. Di queste vite spesso oscure, ora sfregiate dalla miseria e dalla malattia mentale, ora illuminate da una specie di fuoco sacro di redenzione, scrive Cancogni: sono ritratti rapidi ed efficacissimi. Anche se in fin dei conti, sostiene, gli anarchici hanno fatto più rumore con le chiacchiere che non con le pistole e le bombe. 
 
La storia finisce con la clamorosa diatriba fra Daniel Cohn Bendith e i vecchi militanti carrarini in occasione di un convegno libertario nella città apuana nel 1968. Cancogni non ama particolarmente il sogno degli anarchici: ha simpatia per l’immediatezza e il ruvido schematismo con cui affrontano il problematico rapporto fra autorità e libertà, ma la sua ricerca sul pensiero libertario lo ha portato, come sostiene nella bella postfazione, a conclusioni radicalmente diverse. Secondo lui il mondo di oggi soffre di mancanza d’autorità. Lo stato ha avuto, specie nel novecento, sempre maggior potere, ma ha perso l’autorità stessa. L’uomo d’oggi, sempre più libero, appare tuttavia spaesato e senza prospettive: “E se il popolo, pur non rinunciando alla libertà sentisse oggi il bisogno di rimettere un poco d’ordine in casa e di rivedere i temi eterni della politica e della morale, le loro fondamenta religiose...”
 
Dell’anarchismo in sé secondo Cancogni rimane oggi solo “uno stato d’animo misto di nostalgia e narcisismo”. Quegli angeli neri, imbevuti di spirito apostolico e di filosofie positiviste erano e sono in realtà più innamorati delle loro idee che non dell’umanità che volevano redimere; salvo brevi momenti, o in situazioni particolari come quella spagnola, mai riuscirono a parlare alle masse che volevano liberare. Quali che siano le convinzioni personali del lettore Gli angeli neri rimane un libro prezioso, capace di fondere leggerezza narrativa ed acutezza d’indagine e di suggerire con elegante leggerezza riflessioni su temi importantissimi, decisivi.



Tags: anarchia, Angeli neri, gaetano Bresci, manlio Cancogni, Marco Buttafuoco, pietro gori, recensione,
18 Ottobre 2011

Oggetto recensito:

MANLIO CANCOGNI, GLI ANGELI NERI Storia degli anarchici italiani da Pisacane ai circoli di Carrara, Mursia 2011, p 141, euro 14

 

giudizio:



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