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LIBRI

Grom, la buona impresa

Storia di un'amicizia, qualche gelato e molti fiori, scritto a quattro mani dai giovani fondatori della famosa catena, Federico Grom e Guido Martinetti, è insieme il racconto di un'idea vincente e una lezione di buona imprenditoria. Negli ultimi tempi, merce rara.


di Marinella Doriguzzi Bozzo

 


I gelati non mi appassionano in modo particolare, anche se quelli dell’azienda Grom sono eccellenti. E nemmeno ci commuove la tanto strombazzata venustà dei due proprietari:certo, una fisicità attraente aiuta, ma deve essere stucchevole sentirsi rivolgere continui apprezzamenti estetici mentre si è ancora bagnati del sudore di una piramide costruita a mani nude: come se la forma ingoiasse il contenuto, mentre è sempre quest’ultimo che aggiunge senso alla forma.
 
Invece apprezziamo le storie che partono ambiziose e sommesse, con tutte le speranze al posto giusto, e progrediscono coraggiosamente come un ostinato, paziente lavoro a maglia, senza mai lasciare cadere un solo punto. A maggior ragione se l’essenza di queste storie non riguarda i risaputi cuori-amori (anche se di fiori ce ne sono parecchi) ma concerne il fare impresa - e comunità umana e cultura civile - in tempi alterati, quando non sospetti.
 
Grom-ice-cream.jpgDunque questo titolo è innanzitutto la storia di un successo aziendale, tale da essere apprezzabile non soltanto dai bocconiani di mestiere, bensì da costituire il paradigma di un modo di stare al mondo, con una saggezza sapiente declinata sul recupero di valori antichi, reinterpretati in funzione delle esigenze della modernità. Che poi è come dire essere all’avanguardia.
 
Il plot, già largamente diffuso nelle sue linee essenziali, si riassume in poche righe: due audaci individui non ancora trentenni hanno un’intuizione che diventa la vision e poi la mission della loro azienda (a questo proposito, si rifletta sui legami fra sogno-visione-missione e sul fatto che molti marchi affermati non ne abbiano chiara consapevolezza, nel senso di non essere in grado di sintetizzare la loro prima ragione di esistere e di conseguenza riuscire a stare sul mercato con sforzi coerenti).
 
Investono 60. 000 euro, altri 60. 000 se li fanno prestare dalle banche e cominciano a vendere un prodotto che non sapevano fare, coniugando il culto della qualità con una geniale trovata manageriale: la lavorazione centralizzata delle materie prime e la loro mantecatura nelle unità organizzative, modulari e periferiche, rappresentate dai negozi.
 
A distanza di una decina d’anni Grom vanta una sessantina di esercizi in Italia e nel mondo, una tenuta agricola, oltre 400 dipendenti, un valore sintetizzabile economicamente in 50 milioni di euro, di cui Illy ha recentemente acquisito il 5%. I due fondatori continueranno a impegnarsi, a faticare e a vivere bene insieme ai loro collaboratori, o almeno questo è il nostro augurio di estimatori manageriali e di cultori di alimenti sani, ma nè parenti, nè amici nè conoscenti.

Tuttavia, di questo libro, non è solo la fiaba realissima ad intrigarci, quanto il modo di istruirla, amalgamando ingredienti diversi, tali da renderla fresca come un sorbetto ed avvincente come un thriller, nonchè amichevole e umana, e pertanto consigliabile a qualsiasi tipo di lettore, dal più sofisticato al più ingenuo. Anche se immaginiamo che gli invidiosi (razza volgare votata ad una perenne e sterile sofferenza) penseranno all’ennesima-ed azzeccata-operazione di marketing. Noi viceversa, sprovveduti e di buona fede, pronti a riconoscerla anche negli altri fino a prova contraria, facciamo nostro l’aforisma di La Bruyère:"Ci sono occasioni nella vita in cui la verità e la semplicità sono il più abile maneggio", e ci godiamo la lettura.
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Lettura non solo convincente grazie al timbro di appassionata genuinità che permea

 tutto il racconto, ma resa altresì istruttiva e gradevole dalle modalità con cui il libro stesso è costruito, alternando le vivaci voci narranti e dialoganti dei due autori-protagonisti a parentesi sia tecniche che gestionali che consentono di lenire con leggerezza parecchie ignoranze in molti campi. Fra i tanti capitoli- e all’interno degli stessi -molte citazioni esemplificative e convincenti di poeti, scrittori, registi, cantanti, sportivi, a significare che la cultura variamente intesa, al contrario di quanto comunemente si crede, non solo ha i piedi per terra, ma è un formidabile complemento , nonchè un insostituibile differenziale competitivo. E, a ingentilire virilmente il tutto, piccoli , gradevolissimi intermezzi illustrativi e floreali, dovuti alla allegra matita di Gabriella Bianco.
 
Poichè da anni mi occupo di aziende e, con l'età, anche un po’ di saper esistere e resistere, mi ripaga emotivamente vedere come un’avventura umana e un successo imprenditoriale si coniughino con dei valori personali e sociali alti, rivendicati con orgoglio, secondo un positivo understatement che consente di essere diversi dai tempi che corrono, sapendoli comunque interpretare con efficacia. Avendo a nostra volta cercato di trasmettere e testimoniare nel tempo molte delle considerazioni che si ritrovano in questo libro, speriamo che voci più giovani fungano da battistrada convincente per le nuove generazioni, rese incerte da un difficile groviglio di comode arrendevolezze come di brucianti deprivazioni.
 
Certo, non tutti vogliono o possono diventare imprenditori di successo; ma la testimonianza probata di come rendersi soggetti che possono affermarsi a vario titolo nell’unica vita in dotazione, può contribuire a guardare al futuro con positività. A patto però che si comprenda una verità semplice: investire con fiducia, con fatica, continuativamente prima di tutto su se stessi è il miglior calcolo reddituale che si possa fare. I frutti seguiranno comunque (e non solo in termini materiali) grazie all’inesorabile legge per cui ogni cosa fatta bene, con entusiasmo e con impegno (a partire dal dettaglio di un uovo al tegamino, di un cassetto in ordine, di un pensiero non superficiale, di un apprendimento sudato...) serve a osare con consapevolezza, a rendere migliori, più forti, più vigili e, soprattutto, protagonisti della propria vita. Con il non trascurabile risvolto di risultare appagati, e quindi maggiormente capaci di prestare attenzione agli altri.
 
La fortuna aiuta, certo, ma bisogna saperla provocare, riconoscere, implementare. Lo evidenzia anche questo libro che, come dicevano gli antichi, ha il dono di comunicare e suggerire con garbo divertente: una lettura piana, piacevole, istruttiva, anche elegante, che può costituire occasione di riflessioni profonde come di stimoli suggestivi. Con un pregio ulteriore, rispetto ai gelati che ne sono in parte l’oggetto, corredati anche da alcune interessanti ricette: quello di non squagliarsi, ma di durare nel tempo sugli scaffali di una buona libreria


Tags: Federico Grom, gelato, grom, impresa, Marinella Doriguzzi Bozzo, qualche gelato e molti fiori, recensione, Storia di un'amicizia,
03 Maggio 2012

Oggetto recensito:

Storia di un'amicizia, qualche gelato e molti fiori, di Federico Grom e Guido Martinetti, Bompiani 2012, 300 p, 17,50 euro

 

giudizio:



5.370003
Media: 5.4 (3 voti)

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