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LIBRI - BIOGRAFIE

Marisa Berenson, una vita in prima pagina

Su Vogue ce la mettono che è ancora una neonata. Lavora per Kubrick e Antonioni, frequenta Warhol e Valentino, va a meditare in India assieme ai Beatles. La spettacolare storia della "queen of the scene" diventa un'autobiografia, Momenti intimi, che a dispetto del titolo è piuttosto affollata


di Enrico Remmert

Marisa Berenson in una foto di Irving Penn, 1968


1968. Tra le tante promesse di lieto fine che percorrono l’Occidente una arriva dalle pendici dell’Himalaya: è la meditazione trascendentale, che lo yogi Maharishi sta divulgando tra gli insoddisfatti figli del capitalismo. A Rishikesh, la città del maestro, là dove il Gange comincia a scendere a valle dall’Himalaya, c’è un bell’assembramento: i Beatles al completo (che qualche mese dopo scenderanno dalla montagna con le trenta canzoni del White Album), Mia Farrow e la sorella Prudence (la cara Prudence…), Donovan, Mike Love dei Beach Boys e Marisa Berenson. 
 
La presenza della top model italo-franco-americana, una vera e propria icona di bellezza della sua epoca, non è casuale: più avanti, quando alla carriera di modella avrà già affiancato quella di attrice, Yves Saint Laurent definirà la Berenson “The girl of the Seventies”. Ma il suo soprannome più noto sarà "The Queen of the Scene", per la capacità di essere sempre nel posto giusto al momento giusto, come avesse un’antenna speciale. È impossibile non constatarlo leggendo Momenti intimi, l’autobiografia di Marisa Berenson appena uscita in Italia per Barbès Editore. 
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Tutta la sua vita è costellata da una “logistica” fortunata: il padre presiede i destini della compagnia navale di Aristotele Onassis (più tardi sarà nominato ambasciatore da John Fitzgerald Kennedy) mentre la nonna è la celebre stilista Elsa Schiaparelli. Proprio grazie ai suoi vestiti, Marisa è su Vogue America già al battesimo, mentre a cinque anni ha la sua prima copertina, su Elle, insieme alla sorella Berry.
 
L’adolescenza passa in giro per il mondo, poi Marisa si impone come modella - posa per Irving Penn, Richard Avedon e praticamente tutti i più celebri fotografi dell’epoca - e arriva al cinema. Nel ’71 è in Morte a Venezia di Visconti, cui seguono Cabaret di Fosse e Barry Lindon di Kubrick (immagine sotto a destra). Ricorda: “Stanley viveva delle paure irrazionali. Arrivava sul set con una Mercedes blindata. Ai sedili erano fissate delle enormi cinture di sicurezza come se i passeggeri dovessero essere spediti nello spazio, e lui portava il casco”. 
 
La vita di Marisa è pirotecnica: al suo primo matrimonio, nella casa di Beverly Hills, il sarto italiano che dà gli ultimi colpi di ferro da stiro al vestito si chiama Valentino, mentre Andy Warhol si aggira nel bel mezzo dei preparativi, fotografando qualunque cosa. I corteggiatori non mancano e sanno sempre stupire (come Richard, il secondo marito: “Lo conoscevo appena e lui già mi mandava a casa, a Los Angeles, due immensi camion per traslocare a New York, dove abitava”) e le frequentazioni sono con il gotha artistico del pianeta: se è la nonna, a Parigi, a farle conoscere Dalì e Giacometti, è lei in America a diventare assidua di Truman Capote, di Warhol, Liza Minelli, Dirk Bogarde, Peter Sellers e Anthony Perkins, marito della sorella Berry. 
 
C’è spazio per gli amori, come Helmut Berger, ma con pochissime concessioni (“Immagino già lo sguardo salace di alcuni lettori licenziosi che penserebbero di trovare qui un inventario dei miei amori, la mappa del mio cuore. La loro curiosità non sarà soddisfatta. Sarebbe come ignorare il mio pudore”). C’è spazio per le tragedie, sia quelle risolte - in Brasile Marisa è vittima di un incidente d’auto che le sfregia la parte sinistra del viso berenson.jpgma finisce nelle mani di Ivo Pitanguy, il pioniere della chirurgia estetica, che fa il miracolo – sia quelle irrisolvibili - l’11 settembre l’amatissima sorella Berry scompare nel cielo di Manhattan, sull’aereo che da Boston si schianta contro la Torre Nord. Nell’aprile 2002, incredibilmente, un suo anello verrà ritrovato fra le macerie.
 
È l’episodio più toccante di un libro che racchiude soprattutto ricordi degli anni ’70, un’epoca che sembra lontana anni luce da quella attuale: “Ma questo mondo esisteva e io sono felice di essere stata una dei suoi testimoni. E anche una dei suoi protagonisti.”



Tags: andy warhol, Antonio Visconti, Barry Lyndon, Enrico Remmert, irving Penn, Marisa Berenson, Momenti intimi, recensione, Stanley Kubrick, the queen of the scene, Vogue, Yves Saint Laurent,
24 Novembre 2010

Oggetto recensito:

Marisa Berenson, Momenti Intimi, Barbès Editore 2010, p. 256, Euro 18

giudizio:



7.914195
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