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LIBRI PER L'ESTATE

"Transgenico è buono"

Il libro di Dario Bressanini, Pane e Bugie, sovverte molti dei luoghi comuni sull'alimentazione "alternativa". Il cibo biologico, i prodotti a "km 0" e la spinosa questione dell'OGM vengono affrontate con piglio divulgativo, in aperta polemica con un'informazione troppo attenta al marketing


di Gaetano Farina


Dario Bressanini, scienziato chimico e ambientale che cura il fortunato blog Scienza in Cucina, s’incarica con questo libro di sfatare miti e credenze legati al cibo ed all’alimentazione. Pane e Bugie, infatti, non è solo un libro dedicato alla corretta alimentazione, anzi si può considerare una guida pratica per riconoscere la disinformazione scientifica operata da quotidiani e riviste generalisti. Secondo Bressanini, infatti, anche i media popolari hanno contributo a rafforzare nell’immaginario collettivo il falso assioma “naturale è buono, artificiale è cattivo”.
 
Il cibo è sicuramente fonte di messaggi contraddittori di varia origine, e la comunicazione che lo riguarda troppo spesso è affidata a divulgatori e giornalisti poco informati o più interessati al versante scandalistico o allarmistico. Va da sè che televisione, web, giornali e radio sono più fonte di confusione e timore, per il consumatore, che di corretta informazione.
Tanto che l’autore del libro invita il lettore all’esercizio dell’informazione scientifica
ed i giovani a frequentare facoltà universitarie scientifiche in modo da contribuire alla causa: avere più scienziati che cercano di indagare la verità, e meno comunicatori tentati dal gossip e dalla propaganda, e che, al posto degli strumenti per la ricerca della verità, utilizzano le tecniche del marketing.
 
Con numerosi esempi, anche divertenti, l’autore ci spiega, infatti, che ciò che consideriamo buono perché naturale può rivelarsi, in realtà, molto pericoloso. Compresi i tanto reclamizzati prodotti biologici protetti esclusivamente con pesticidi naturali ma che, secondo le prove forniteci dallo stesso Bressanini, possono risultare nocivi come quelli chimici. Inoltre, ci viene spiegato che frutta e verdura sviluppano da sé, in natura, degli agenti protettivi che non possono sicuramente essere definiti salutari, ma di cui mai si parla.
 
Il terreno più caldo su cui si cala Bressanini è quello degli OGM. Seppur ribadisca che sia totalmente indipendente da qualsiasi multinazionale del transgenico, si capisce sin da subito che è favorevole all’introduzione di OGM in agricoltura. Ma per lo scienziato italiano il punto non è parteggiare per una parte o per l’altra, ma riuscire a “ripulire” l’informazione e la divulgazione in modo da riconoscerne l’effettiva validità scientifica. I mass media, in collaborazione con migliaia di attivisti ed associazioni sparsi sull’intero pianeta, sono riusciti, infatti, ad etichettare il transgenico come qualcosa di diabolico. Ma, allora, perché mai nessuno ha denunciato che da oltre cinquant’anni mangiamo frutta, verdura, cereali e pasta derivati da modificazioni genetiche indotte da radiazioni nucleari? Il grano duro con cui si produce la nostra amata pasta è stato inventato “artificialmente” attraverso scariche di raggi gamma, una pratica diffusa già dal lontanissimo 1928.
 
Le piante prodotte così possono essere coltivate senza alcuna autorizzazione specifica, mentre gli OGM sarebbero molto più controllati, dato che esistono delle normative severe che li regolamentano. Del resto, aggiunge Bressanini, molti degli alimenti che troviamo sulle nostre tavole sono il risultato di incroci spontanei tra specie diverse, incroci antichi e nuovi. Quindi non c’è proprio da scandalizzarsi se anche gli scienziati operano questi incroci, visto che non hanno alcun interesse ad immettere sul mercato prodotti che fanno male.
 
La parte più importante del lavoro di Bressanini è forse quella che promuove come fondamentale (se non come “luce di salvezza”) l’intervento della tecnologia in agricoltura, in generale. Si ha tanto il terrore della chimica, eppure, ci viene spiegato, migliaia di sostanze comunissime e utilizzate in ogni angolo del mondo sono sintetizzate chimicamente. Occorre, infatti, spiegacibo_etico.jpgre alla gente che gli atomi e le molecole sono immutabili e quindi non possono modificarsi nemmeno in un processo chimico di laboratorio. Pertanto la vanillina, ricavata addirittura dalla lavorazione di scarti del petrolio, è totalmente identica a quella che troviamo nella pianta di vaniglia. L’opportunità di ricavarla sinteticamente dovrebbe essere benedetta da chiunque, perché i costi sono nettamente inferiori rispetto a quelli che si devono sostenere per l’estrazione diretta dalla pianta e le quantità ottenibili sono infinitamente più alte. Maggiori risorse a costi minori (più cibo per tutti) e minor necessità di aggressione degli ecosistemi (anche in termini di trasporti), almeno secondo ciò che si apprende in queste pagine.

Altro capitolo. Un fronte compatto di studiosi rivendica l’inattendibilità del criterio (o marchio) “km 0” per qualificare come etico e responsabile una produzione ed un consumo, e Bressanini è uno di questi. Ovvero: se proprio si vogliono acquistare prodotti in un farmer market, lo si faccia perché sono buoni e/o meno costosi, non perché rispettano il principio di “km 0”. Il calcolo completo dal “forcone alla forchetta”, sarebbe, infatti, molto complicato perché si tratta di stimare metodi di produzione assai differenti, calcolare le spese energetiche per l’aratura, per la semina, per il raccolto, la quantità e il tipo di pesticidi utilizzati, il trasporto, lo stoccaggio e così via. Anche Bressanini ci suggerisce come entrino in gioco numerosi fattori e variabili che dovrebbero essere presi tutti in considerazione. Bisognerebbe pure considerare l’inquinamento prodotto da un consumatore che, ad esempio, utilizza l’automobile per recarsi nel farmer market della sua città, se non nell’azienda agricola fuori città, per acquistare, solitamente, una quantità di beni molto limitata. Al posto di andare nel supermercato sotto casa e fare spesa completa.
 
Inoltre, elemento ancora più importante, solitamente i piccoli produttori sono di gran lunga più inefficienti rispetto alle grandi aziende in fatto di risparmio energetico. E, paradossalmente, come dimostrato dalla ricerca scientifica, la filiera di numerose categorie di beni risulta meno inquinante se parte da lontano: infatti, alcuni tipi di frutta, verdura o selvaggina che mangiamo possono essere conservati meglio, cioè con minore impatto ambientale, in altre aree continentali per la presenza di un clima nettamente più favorevole.
Senza contare, conclude Bressanini, che numerosi Paesi del Sud del mondo, come quelli africani, dipendono economicamente dall’esportazione dei loro prodotti e limitarne l’entrata non sarebbe proprio una “scelta etica”, pensando a intere popolazioni che faticano a racimolare anche un solo pasto giornaliero. I più scettici, addirittura, identificano nel brand “Km 0” una semplice operazione di marketing che rischia di ingannare il consumatore sensibile alle tematiche etiche.
 
Le argomentazioni di Bressanini, come prevedibile, hanno scatenato dibattiti molto accesi in rete, anche perché lo stesso autore non ha nascosto una certa diffidenza, se non antipatia, per quella schiera di gruppi ed attivisti ambientalisti dedita a battaglie ideologiche raramente motivate da riscontri scientifici.
Del resto, anche se lo scienziato-scrittore dice di non voler rappresentar alcun interesse, la posta in gioco è molto alta: quella di regolare in una certa maniera, verso una certa direzione, l’agricoltura, la produzione di cibo. Per adesso, i movimenti e le lobbies 'alla Slow Food' non ne vogliono proprio sapere di biotecnologie, continuando a richiamare la superiorità della tradizione.
 
Noi siamo certi, almeno, del fatto che Pane e Bugie è un libro chiaro e sintetico senza essere approssimativo, una lettura piacevole grazie al suo stile, scorrevole e discorsivo come il blog (da cui sono stati trattati anche diversi degli argomenti inclusi nel libro). Per chi, poi, desiderasse approfondire in autonomia ogni argomento, alla fine di ogni capitolo sono presenti i riferimenti bibliografici utilizzati per compilarlo. Un buon testo, quindi, per chi desidera informarsi e riflettere senza appesantirsi con una lettura eccessivamente specialistica; non ci si deve proprio spaventare davanti alle 300 pagine, si scorrono con poca fatica: almeno per questo, complimenti all’autore.



Tags: biologico, chiarelettere, Dario Bressanini, Gaetano Farina, km 0, Ogm, Pane e Bugie, recensione, Scienza in Cucina, transgenico,
11 Luglio 2011

Oggetto recensito:

Dario Bressanini, Pane e Bugie, Chiarelettere 2011, 297 p, 13,90 euro

Il blog di Dario Bressanini: Scienza in Cucina

giudizio:



9
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