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DISCHI

Mike Patton, il Tarantino delle canzonette

In Mondo Cane l'ex leader dei Faith no More riabilita un periodo negletto della musica italiana. Con Roy Paci e Alessandro Stefana, scopriamo quanto erano internazionali i nostri ritornelli da spiaggia


di Simone Dotto

 


patton.jpgSe per “italiano” non si intende soltanto il mero concetto geografico, ma qualcosa che riguardi da vicino cultura, storia e tradizione del nostro paese, allora il concerto tenutosi in quei di Lugo nel maggio di tre anni fa può tranquillamente essere annoverato tra gli eventi live italiani più significativi degli ultimi tempi. Nel corso di una rassegna operistica (il Lugo Opera festival, appunto) un’orchestra prestigiosa come la Arturo Toscanini si trovò a dividere la scena con due tra i più richiesti strumentisti della scena nostrana: Roy Paci e Alessandro Stefana, che prestano rispettivamente tromba e chitarra ad un progetto dalle fattezze ancora misteriose. A garantire da dietro il microfono, nella parte dell’amico americano, c’è Mike Patton. 
  
Chi non conoscesse il suo passato rock come leader dei Faith No More o una delle centinaia di incarnazioni musicali sulle quali ha già messo mano da inizio secolo ad oggi, faccia pure conto di un Quentin Tarantino prestato alla musica pop. Qualcuno che, dopo aver impugnato la critica grazie a un percorso in costante bilico fra mainstram e sperimentazione, spiazzi tutti confessando l’inconfessabile: un interesse, anzi, un amore profondo, per la canzonetta italiana fino agli anni ’50-’60.
 
La musica leggera-leggera, insomma: un pieno di successi da jukebox che per stile e datazione lascia quasi del tutto fuori dalla porta il nostro beneamato patrimonio cantautorale.
A uscirsene con una dichiarazione del genere, qualsiasi rockettaro di casa nostra si sarebbe tirato dietro l’unanime scomunica da parte della critica e una pioggia di fischi dal loggione: ma - anche se di stanza a Bologna da diversi anni - Patton è pur sempre americano, e delle nostre pernacchie non sa che farsene. Alla sua nuova cotta musicale si dedica così con lo stesso ingegno con il quale fino a ieri si è occupato indifferentemente di death metal o di avanguardia colta.
 
Tre anni dopo la fatidica data zero romagnola, l’esperimento italiofono è diventato prima un tour internazionale e poi, finalmente, un disco. Mondo Cane è un titolo che rimanda ad una pellicola di culto degli anni ’60 (chiudendo peraltro il cerchio con il nostro parallelo cinematografaro di cui sopra). Se si sa andare al di là di un (lieve) effetto à la Rocky Roberts nella pronuncia, si scoprirà che dietro le interpretazioni del vocalist non si nasconde davvero nulla di ironico o parodistico. Si fanno notare, piuttosto, la gran cura per la qualità degli arrangiamenti e una conoscenza della materia prima che non comune nemmeno fra gli indigeni del Bel paese.
 
Molto meglio di quanto non farebbero alcuni suoi colleghi nostri connazionali, Patton sa riconoscere ai vari Fred Buongusto e Nicola Arigliano l’importanza innovativa nei loro primi, timidi passi sincopati in un contesto tutto melodia e belcanto come quello italico. Al tempo stesso, rende onore alla lunga tradizione napoletana che sta dietro alla Scalinatella di Roberto Murolo; sa - e lo dà a sentire - che dietro molti successi dell’epoca si cela lo zampino del maestro Morricone, e che se l’arrangiamento di Quello che Conta (con l’assolo di tromba in bella vista) suona così vicino alle colonne sonore di certi spaghetti western non si tratta proprio di una casualità.
 
E ancora riscopre perle sommerse come L’Urlo negro del dimenticato complesso beat dei Blackmen o, agli antipodi stilistici, la The world we know di Frank Sinatra, che per gli spettatori di Canzonissima diventò Ore d’amore. In quest’ultima forse sta tutto il senso dell’operazione: l’approdo ideale per l’ascoltatore di Mondo cane che, sintonizzatosi per vedere come sarebbero stati le melodie italiche in bocca ad uno straniero, finirà con lo scoprire quanto internazionalità c’era nei nostri ritornelli da spiaggia.



Tags: alessandro stefana, canzonette, canzonissima, frank sinatra, ipecac, lugo, mike patton, mondo cane, orchestra arturo toscanini, roberto murolo, roy paci, Simone Dotto, the world we know,
29 Giugno 2010

Oggetto recensito:

Mike Patton, Mondo Cane, Ipecac Records 2010

 

giudizio:



9
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