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INTERNET

Brogli digitali

Come viene manipolata la volontà del popolo della rete


di Massimo Balducci


Premesso che la polemica contro internet andava fatta nella prima metà del decennio passato, anche la cosiddetta “democrazia digitale” ha le sue storture. E nella fattispecie, i suoi brogli: nel demenziale referendum che da domenica sera oppone i gruppi di Facebook pro-Tartaglia ai pro-Berlusconi, si è scoperto infatti che molti di questi ultimi sono farlocchi.
O meglio, all’origine i gruppi erano veri, ed anche molto frequentati - centinaia di migliaia, quando non milioni di iscritti - solo che nulla avevano a che vedere con il Presidente del Consiglio, né con la politica. Il broglio consiste semplicemente nel ritoccare il nome del gruppo, e dunque la sua ragione d’essere, per esempio trasformando “Sosteniamo il made in Italy” in “Sosteniamo Silvio Berlusconi contro i fan di Massimo Tartaglia”: così che in un batter d'occhio si manipola l’opinione di 380.000 utenti a vantaggio di un leader politico (per quanto infatti alcuni tendano a considerare il ”made in Italy” e “Silvio Berlusconi” come sinonimi, non è ancora così). Nel complesso le ignare vittime di questi “furti di solidarietà” sono oltre due milioni; e il tutto grazie ad un enorme buco nella sicurezza di Facebook, le cui norme consentono agli amministratori di un gruppo di farci praticamente quello che vogliono: incluso cambiare il nome, appunto, senza il permesso dei suoi membri. Soltanto a posteriori dunque, quando viene ravvisato un comportamento scorretto (o come in questo caso, una truffa bella e buona) la polizia facebookiana provvede ad eliminare i gruppi taroccati.

Ce n’è uno, per esempio, ancora attivo nel momento in cui sto scrivendo: “SOLIDARIETA’ AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI”. Già dalla sua attuale descrizione (anch’essa tutta urlata in maiuscolo) è un piccolo capolavoro all’italiana: "SOLO QUALCHE GIORNO E POI TORNERA’ AD ESSERE UN GRUPPO PER ANIMALI MALTRATTATI". E come no. La foto infatti è quella dell’animale maltrattato tre giorni fa da Max Tartaglia, però in posa sorridente e sotto lo slogan “Grazie Silvio l’Italia è con te”. Che poi, fossimo in lui, ci sentiremmo anche un po’ offesi dall’accostamento: mancava solo scrivessero “il vero bastardo sei tu che l’abbandoni”.
La bacheca in questo momento è - come ci si potrebbe aspettare - piena di insulti da parte degli utenti inferociti verso l’amministratore del sito. Già, ma chi è l’amministratore? Qui c’è la genialata suprema. La pagina ci informa che “Questo gruppo non ha più amministratori!”: in pratica, dopo essersi “rubati” il gruppo e con esso la solidarietà dei suoi 41.000 e passa membri, i furbacchioni hanno tagliato la corda evitando di esporsi all’inevitabile sputtanamento. E’ proprio lo sputtanamento pubblico, infatti, l’arma più temuta dai farabutti del web: il principale strumento che la “democrazia digitale” ha a disposizione per riequilibrare, almeno in parte, le proprie magagne. E così i gruppi-truffa vengono combattuti innanzitutto da altri gruppi di Facebook, come in questo caso “CLAMOROSA TRUFFA… gruppo pro-berlusconi iscrive senza consenso” (il cui titolo già dice tutto).
 

A questo punto la caccia ai responsabili è aperta: le contraffazioni sono opera di qualche isolato psicolabile, o vengono ispirate da precisi mandanti politici? Francamente si fa un po’ fatica ad immaginarci Capezzone o Cicchitto intenti ad architettare complotti così raffinati. Non ne sarebbero capaci. Piuttosto ci sono tutti gli indizi del tipico sciacallaggio mediatico, che serve a portare visibilità - una visibilità enorme, in questo caso - ai gruppi in questione. Perché in fondo sul social web è tutta qui la posta in gioco: la visibilità. Che ci siano 380.000 sostenitori del made in Italy non interessa a nessuno; se gli stessi 380.000 diventano sostenitori del Presidente malmenato, invece, è notizia da prima pagina perché influisce sugli esiti del “referendum” Tartaglia-Berlusconi. E comunque vada il truffatore ha centrato il suo scopo.
Come sapete, infine, in questi giorni abbiamo dovuto leggere parole deliranti ed irresponsabili che meritano la più ferma condanna da parte di tutti. E qui non ci riferiamo a Facebook, naturalmente, ma a qualcosa di assai più grave: pagine e pagine sui principali quotidiani italiani, servizi di telegiornale, interventi di riveriti giornalisti e addirittura ministri della Repubblica che - con il pretesto di “abbassare i toni” (per legge?) - invocano e preannunciano nuove norme liberticide per la navigazione in rete. Tanto per completare, dopo i brogli, l’attuazione del modello iraniano.

 

(Ha collaborato Manuela Contasta)



Tags: Berlusconi, brogli, democrazia digitale, facebook, gruppi, internet, Massimo Balducci, popolo, rete, solidarietà, tartaglia, virtuale, web,
16 Dicembre 2009

Oggetto recensito:

I gruppi di Facebook che hanno cambiato nome

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