I Segreti della Mente, del regista giapponese già autore dei famosi J-Horror Ring e Ring 2, mostra le vite di alcuni adolescenti, connessi fra loro dalle chatroom e dai drammi familiari. Un film contemporaneo ma non generazionale, che sacrifica alcune buone intuizioni a una trama scadente
di Marinella Doriguzzi Bozzo
“E tu che cosa ami?” chiede un ragazzo ad un altro, che gli risponde: ”La televisione; la guardo tantissimo”. ”E’ un hobby?” “No, studio e imparo la vita”. Sostituiamo la ricettività passiva della tivvù con l’interazione agita (e subita) della rete, e il tema del film è dato. Siamo cioè dalle parti della sociologia tecnologica, non osata, purtroppo, sino in fondo, in quanto travestita da pretestuoso thriller: un gruppo di ragazzi come tanti si conosce e si riconosce in una chat esclusiva. Comincia a
Manuel Castells, benché ormai giri il mondo come conferenziere, a differenza di altri sociologi alla moda mantiene rigore e profondità. Lo dimostra il suo ultimo poderoso saggio, Comunicazione e potere, che usa la rete come metafora per comprendere il presente
di Roberto Basso
Come viene manipolata la volontà del popolo della rete
di Massimo Balducci