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LE IDEE - ATTUALITA'

La verità su Tartaglia

La filosofa Luisa Muraro spiega a cosa mirava il gesto del folle che ha colpito Berlusconi


di Luisa Muraro


Il gesto di Massimo Tartaglia continua ad essere interpretato nel registro dell’odio e dell’amore. Tutti i commenti vanno in questo senso. Secondo me, sono tutti fuori strada. Dal primo momento io ho seguito un altro filo di pensieri, che mi sono decisa a esporre. Quel gesto non mirava a uccidere e dunque non era ispirato dall’odio, perché l’odio uccide. A che cosa mirava dunque? La risposta è evidente nei fatti stessi: mirava a cancellare, anzi a distruggere, il sorriso dalla faccia di Silvio Berlusconi. E così è stato, per quella strana, impressionante precisione che hanno i gesti dei pazzi, cioè di persone la cui mente, al contrario, manca di punti fermi.
Per me, quel gesto parla di un disperato bisogno di verità. Ci sono due modi di offendere la verità, uno è con la menzogna, l’altro è con la finzione. Io parlo di questa seconda offesa. Le persone non adulte e quelle alterate nelle loro facoltà mentali patiscono molto la finzione, perché hanno un vero bisogno di contatto autentico con la realtà, altrimenti si perdono e, nei casi più gravi, vanno alla deriva. Non c’entra la sincerità, si può fingere nella maniera più sincera del mondo, le donne subordinate agli uomini lo sanno bene, lo sanno anche gli attori e i politici, che sono subordinati al successo di pubblico. Berlusconi, con quel sorriso eternamente stampato sulla faccia, era (dico “era”, non sappiamo che ne sarà in futuro) l’espressione di una cultura dello spettacolo che è tutta finzione, anche quando la gente piange o baruffa davanti alle telecamere. La nostra società sta diventando uno spettacolo di virtù finte, amori finti, seni finti, applausi finti… mentre il reale vero, grigio e triste, ci pesa dentro e spegne, con la gioia dello stare al mondo, il semplice sorriso della cortesia. Non basta l’amore, come certi credono e predicano, ci vuole anche verità. Anzi, senza questa, parlare d’amore può diventare un peggiore inganno.



Tags: aggressione, amore, Berlusconi, idee, Luisa Muraro, odio, premier, società dello spettacolo, sorriso, tartaglia, verità,
27 Dicembre 2010

Oggetto recensito:

I COMMENTI SULLE MOTIVAZIONI DI TARTAGLIA

giudizio:



4.446
Media: 4.4 (5 voti)

Commenti

Facciamo un giochino. Chi ha

Facciamo un giochino. Chi ha visto l' "arma del delitto" ossia l'oggetto col quale Berlusconi sarebbe stato colpito, si faccia vivo. O si faccia vivo chi può indicare con precisione i punti in cui Berlusconi è stato ferito. O si faccia vivo chi può dirmi dov'era il mezzo litro di sangue che Berlusconi avrebbe perso, contestualmente alle macchie che ne avrebbero completamente imbrattato la camicia (parole del medico). O si faccia vivo chi ha sentito le dichiarazioni di Tartaglia.

Ovviamente chi si farà vivo, lo dovrà fare perchè ha realmente visto o sentito, e che abbia dato risposta negativa alla domanda: "ho visto o ho creduto di vedere?".

Temo che non si farà vivo nessuno.

a Carlo 31.12.09, 13.19: Caro

a Carlo 31.12.09, 13.19: Caro Carlo, sento che lei è irritato: per quello che dico, perchè appartengo alla categoria dei filosofi o perchè sono una donna, cioè una filosofa? Posso assicurarle che questo titolo non mi piaceva, mi è stato dato da molte persone, specialmente donne, e l'ho accettato. Posso assicurarle, inoltre, che non sono in cerca di titoli, sono in cerca di essere capita e apprezzata, anche da lei. Forse mi andrà meglio la prossima volta. L.M.

a paxlex 31.12.09, 8.23: Grazie del vostro contributo, dite cose che considero importanti, per esempio che c'è una violenza che non si vede ma è reale. Nelle vostre parole mi pare di udire l'eco di una grande filosofa, Simone Weil. Ma c'è anche qualcosa che mi sembra una grossa contraddizione. Affermate con energia che il cambiamento della società verrà solo dal lavoro del singolo. Allora, perchè dite che il sorriso vero o falso di Berlusconi non fa nessuna differenza, se la società continua ad andare male? Forse non ho capito il vostro pensiero. Devo dire che, nel vostro intervento, per me manca un taglio, intendo quella nettezza di pensiero per cui uno, messo davanti a questioni decisive, può dire: questo sì, questo no. C'è il pericolo di sbagliare, naturalmente, ma possiamo evitarlo? Con simpatia, L.M.

ad Angelo 30.12.09,15.49: Grazie per aver espresso il suo accordo con me. Però vorrei commentare una sua affermazione con cui non sono d'accordo al cento per cento. Lei parla di "un popolo privo di strumenti per conoscere". Questo è vero e non è vero. In passato è stato senz'altro così, ma oggi gli strumenti per conoscere ci sono. Non è facile usarli senza cadere nelle trappole o nelle confusioni, d'accordo, e molti, donne e uomini, sono in difficoltà. Ma questo è nella natura delle cose, la ricerca della verità è laboriosa e bisogna che si sappia, bisogna che lo diciamo, dando insieme qualche consiglio. Comincio io: nelle questioni in cui ho paura di perdermi, cerco una o più persone informate di cui posso fidarmi e mi affido a loro, s'intende, senza rinunciare ai miei criteri di giudizio. Un sito come Giudizio Universale esiste per questo, no? L.M.

a Paolo Ferrario 30.12.09, 13.45 Lei è sicuro di sapere che cosa sosteneva Lombroso? Non glielo chiederei se lei non l'avesse tirato fuori. Glielo chiedo perchè il bisogno di verità è giusto il contrario di quello che lei crede. Altro che lombrosiano! Il bisogno di verità è un bisogno spirituale, lo ha teorizzato una pensatrice mistica che si chiama Simone Weil (che verrà prossimamente ricordata a Roma per iniziativa dei frati di Aracoeli), in un libro che s'intitola "La prima radice" pubblicato in Italia dall'editore Leonardo. Qui, in me salta fuori la professoressa con la bacchetta in mano, ma, come dice un mio amico sardo, quando ci vuole, ci vuole. L.M.

a Arnaldo 30.12.09, 12.28 Caro Arnaldo, quello che lei scrive è sostanzialmente giusto ma NON è una critica a quello che ho detto. Io non ho detto che il sorriso di Sivio Berlusconi sarebbe menzognero. Ma finto. Che è ben diverso. E l'ho messo in rapporto non con la moralità personale di quell'uomo, ma con la cultura oggi prevalente, la cultura dello spettacolo, per cui nella vita reale si ride poco e si sorride ancor meno, mentre i personaggi pubblici, quando sono davanti alle telecamere, sorridono e ridono, con o senza ragione. Tutto qui. L.M.

a Federica 27.12.09, 14.19 Cara Federica, manderò qualc-uno, anzi -una, a visitare il sito che mi indichi. Io personalmente non navigo, nè realmente nè virtualmente, ma ho delle amiche che lo fanno e mi portano le notizie. Perchè non mi dici tu stessa, in poche righe, quello che hai pensato sull'incidente capitato al capo del governo in piazza del Duomo? Non cerco l'esclusiva e mi scuso se l'ho fatto credere.

a Cesare Fontana 28.12.09, 11.29 Caro amico, posso chiamarla così? Del suo intervento mi piace lo slancio, la retorica, le citazioni, le conclusioni. Però resta il fatto che un uomo di nome Massimo Tartaglia, abitato da una sofferenza ignorata dai più, volendo anche lui lenire la sua esistenza e non riuscendo a ridere, che cosa ha fatto? Lo sappiamo. Di questo stiamo ragionando. Se lei, Cesare, vuole parlare d'altro, suo diritto. Ma se parliamo di quel gesto, del suo autore e della sua vittima, prendiamo atto dell'accaduto. Perchè Massimo Tartaglia, invece di ridere, ha tirato un pesante proiettile contro il nostro capo del governo? Lei mi dice che faccio un'analisi triste, desistente, priva di orgoglio umano... A volte, la realtà ci obbliga a diventare seri. L'incidente del 13 dicembre in piazza del Duomo a Milano non era una cosa da ridere. L.M.

a Elisabetta 27.12.09, 14.19 Cara Elisabetta, credo che siamo in sintonia, anche se usiamo parole diverse. La cronaca, piccola o grande (grande, nel caso che c'interessa), non è mai banale. Ci sono letture fra loro diverse dei fatti e potremmo prenderle tutte per buone, io preferisco avere una mia lettura per confrontarla con altre e fare così il lavoro del pensiero. Proprio come abbiamo fatto qui. L.M.

Gentile Luisa, le chiedo

Gentile Luisa, le chiedo scusa se non sono stato chiaro. Quando esprimo un concetto lo faccio con la capacità del momento e non mi rendo conto (certo un commento in un blog non può contenere tutti i collegamenti, sentimenti ed esperienze che si ha dentro) che sto dando per scontato alcuni miei pensieri. Io non sono uno scrittore e per mia cattiva abitudine ho la mente che corre più veloce delle mie dita sulla tastiera, così, talvolta, mi capita -benché ci ponga molta attenzione- di fare discorsi a "panino" o con salti di pensiero. Come avevo espresso, il sorriso può avere insieme sia una valenza positiva che negativa, non era importante sapere le motivazioni di B* (perché riguarderà la sua coscienza) quanto cosa ha smosso dentro di noi. Nelle situazioni noi ci poniamo sempre al posto dell'altro e quello che sentiamo sale dentro di noi tramutandosi in un pensiero che apparentemente sembra giudicare l'altro, ma in realtà riguarderà noi stessi in quella situazione. Questo primo passo ci permetterà di conoscerci meglio e quindi di riconoscere poi il vero atteggiamento e i secondi fini di chi abbiamo di fronte. Mi piacerebbe avere quella "nettezza di pensiero" che lei chiede, ma non la troverei risolutiva. Resterebbe una visione personale che per quanto ben espressa e argomentata, farebbe risuonare dentro solo ciò che l'altro, attraverso la sua attenzione e apertura, vuole. Rispetto a quanto detto sopra, non è poi detto che la mente dell'ascoltatore accetterebbe quelle nuove e sottili informazioni. Sono sempre alla ricerca di un linguaggio semplice e comprensibile. Per me la vita è una sfumatura che non può essere divisa in due parti quasi assolute, può essere invece assaporata nella comprensione di un movimento tra questi due creduti opposti dove, giorno dopo giorno, la verità (personale) cresce attraverso la comprensione del contesto nel quale si muovono i pensieri. In parole povere: la violenza c'è perché la portiamo dentro, anche se ben nascosta. Riconoscerla nei nostri atteggiamenti, anche quelli più stupidi è solo uno dei tanti passi da fare per educare il nostro piccolo "io". Non conosco la filosofa Simone Weil, ma visto il suo cortese confronto, vedrò di approfondire meglio la sua conoscenza. Cordiali saluti.

La Sig.ra Muraro, ennesima

La Sig.ra Muraro, ennesima "filosofa" alla quale certamente il tempo galantuomo donerà serto di alloro, segue, come il Tartaglia, altro filo(?) di pensieri. Di certo al termine del suo seguire ne troverà il capo e, quale lampo, illuminerà noi tutti rendendoci partecipi delle novelle soluzioni ai tanti problemi escatologici al chiarimento definitivo dei quali di certo è votata. Povera Italia.

È interessante come un fatto

È interessante come un fatto qualsiasi animi i commenti delle persone, senza però andare a fondo del problema. La violenza è sempre violenza e non è solo fisica o morale, ma anche psicologica e i segni di quest'ultima, spesso, non si vedono. Non ci rendiamo conto che noi stessi siamo sia vittime che carnefici di un'azione violenta e poco importa l'accaduto quanto le motivazioni istintuali o meno che ci hanno portato a comportarci o a subire quell'azione. In ogni persona e situazione possono coesistere entrambe le azioni e fare un discorso di numeri e percentuali non cambia di fatto il problema. Il sorriso di Berlusconi è falso? Oppure è vero? Che differenza fa se poi la società continua ad andare male? Il problema è Berlusconi oppure è la società? E chi è la società? La risposta è semplice: ognuno di noi. E qui cade il palcoscenico. Perché il cambiamento della società (morale, istituzionale, legale, artistica, ecc) non avverrà mai in forza di una legge, di un movimento o di uno spot televisivo; ma solo dal lavoro del singolo. Se ognuno di noi continuerà a delegare ad altri la comprensione della propria violenza, questa società non cambierà mai. Sarebbe cosa buona evitare i giudizi ed operarsi a comprendere che la verità e la falsità coesistono in ognuno, un po' come quando si fa un pacchetto di DDL buoni e di interesse allo stesso tempo. Furbizie che funzionano perché ognuno di noi, nel proprio spazio, opera nello steso modo e si giustifica fornendosi l'alibi che ciò che fa è meno importante e dannoso. Si tratta di marketing: se ci sono certi programmi, più o meno spazzatura, è a causa delle persone che amano impicciarsi delle cose degli altri e vogliono quel tipo di programma. Non serve a nulla chiamare a testimone l'educazione che si è ricevuta, perché in ogni momento noi possiamo pensare con la nostra testa e decidere diversamente. Per questo motivo abbiamo una grande responsabilità verso le nuove generazioni. Si potrebbe dire che il problema non è alla fonte, ma nel mare e ripulire un mare è quasi una utopia. Siamo noi a dettare il mercato con le nostre scelte, ma in Italia non siamo mai d'accordo e così a differenza di altre nazioni, non ci esponiamo. Esporsi non significa andare nei cortei o scrivere in un blog, ma effettuare scelte precise restando aperti a 360° per raccogliere ciò che si muove attorno a noi. Perché anche se non ci riguarda di persona, in realtà è lì per dirci qualcosa, per farci scoprire qualcosa di noi.

Interessante e stimolante il

7.02

Interessante e stimolante il commento di Luisa Muraro, mi sembra colga un aspetto che è drammaticamente evidente a chi voglia osservare la realtà di questo nostro povero Paese senza paraocchi; la realtà di chi sconta sulla propria pelle il decadimento culturale,sociale, economico nel quale siamo avvitati non si lascia mascherare dall'ottimismo (diffuso anche a mezzo di menzogne o tacendo i fatti) esibito in ogni momento dal Cavaliere e dai suoi portavace. Una delle violenze peggiori che si possano esercitare su un popolo privo di strumenti per conoscere è la menzogna.

spazzatura intendo il

spazzatura intendo il giudizio della soi-disant filosofa luisa muraro: spazzatura lombrosiana la frase chiave della perversione interiore è: "Per me, quel gesto parla di un disperato bisogno di verità." peccato: ero tentato di abbonarmi a giudizio universale. ma con queste premesse è igiene mentale stare alla larga scegliete meglio gli inquisitori universali

premetto che non sono né pro

premetto che non sono né pro Berlusconi né pro PDL. L'assioma che il sorriso di Berlusca sia falso e finto non è logicamente accettabile. Esistono persone, io compreso, che sorridono istintivamente perfino nelle peggiori occasioni. Forse è una smorfia caratteriale forse è sinonimo di stoltezza come sostenevano i latini anche se riferito al riso non al sorriso. Non si può/deve condannare l'eterno sorriso come menzogna.

Gentile signora Non mi trovo

1.08

Gentile signora Non mi trovo in accordo con la sua analisi per un motivo sostanziale: il Presidente del consiglio ha il dovere di sorridere! La sua analisi mi ricorda il romanzo di Umberto Eco "il Nome della Rosa" ed in particolare il personaggio del monaco reverendo che nel finale, pur di cancellare un'opera di un filosofo che trattava del ridere, incendia e distrugge tutto quello che in quel momento, rappresentava lo scibile umano. Tentativo per altro non riuscito, perché il sorriso, nell'animo dell'ottimista, non si riesce a cancellare mai. La sua è un'analisi triste, desistente, priva di orgoglio umano e con un tentativo nichilista che non riesce a convincere un nichilista come me. Io, pur convinto dell'inutilità della nostra esistenza, apprezzo Fernando Pessoa quando paragona il vivere del cameriere o del contadino a quello di un ricco affarista che compra e specula in giro per il mondo. Entrambe le categorie nulla lasciano nella traccia dell'esistenza, nulla di paragonabile all'opera di Dante, o di Shakespeare che invece, pur tra indicibile dolore comunque tendono alla pace, all'amore. Credo che Berlusconi continuerà a sorridere nonostante la tristezza della sinistra che ha invece la cultura dello spettacolo, con quei falsi balletti durante le manifestazioni, con quell'uso volutamente esagerato dei colori, con quella esasperata omologazione della diversità alla "normalità"... La situazione è triste, ma non per questo ci dobbiamo negare un sorriso di speranza! Non si maschera la realtà dietro un sorriso e di questo, mi perdoni, ce ne rendiamo conto tutti perché è scontato. Sorridiamo per lenire la nostra esistenza

Anch'io sono convinta che un

6.03

Anch'io sono convinta che un gesto "privato" di una persona che cerca la autenticità nelle relazioni personali e l'onestà in quelle politiche possa essere dettato proprio dal disgusto e da un desiderio di restituire l'ordine autentico delle cose; e questa interpretazione non è così poi lontana da quella di chi vede nel lancio del duomo - simbolo a doppia valenza (della patria di Berlusconi ma anche della chiesa) - lo strumento per restituire alla città e alla comunità cattolica, appunto, il vero senso del lavorare per il bene comune

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