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ATTUALITA'

Né panem né circenses

Finito il benessere economico, e finite anche le distrazioni calcistiche: il potere si ritrova privo dei due classici strumenti per tranquillizzare le masse. E ora bisogna guardare in faccia la realtà


di Pippo Russo


Game over. Ai mondiali sudafricani, ma anche nella società italiana degli anni Dieci che fa da contorno alla disfatta. Una società un po’ attonita, parecchio incarognita, e con dentro quella disillusione stratificata che prelude ai passaggi traumatici. In questo contesto il crollo della nazionale in Sudafrica produce l’effetto rovinoso d’un gigantesco pannello scenico franato faccia in giù: svanita l’illusione, si scopre il vuoto che c’è dietro. E dunque, dissolto il convincimento che il calcio in Italia funzioni ancora, ci si ritrova nella più drammatica delle situazioni per un popolo in avanzata fase di spoliticizzazione: né panem circenses.
 
Il panem ormai scarseggia. Per lungo tempo se n’era provato a nascondere la penuria, negando che una crisi esistesse ed evitando pure di pronunciarne la parola. Poi però c’è stato il richiamo dell’Europa, motivato dal rischio che il default greco s’estendesse al resto della Comunità come un’epidemia. E a quel punto il verbo dei sacrifici è piombato nell’uso quotidiano, facendoci entrare ufficialmente nell’era dell’impoverimento.
 
Rimaneva il calcio, segmento cruciale nell’autorappresentazione del paese. In quel campo persisteva l’illusione di essere ancora i migliori del mondo, e possedere un capitale che nulla e nessuno avrebbero eroso. Il calcio italiano arrivava ai mondiali da campione uscente, e portando in dote una Champions League conquistata da meno di un mese. Poco importa se il club vincitore del massimo trofeo europeo per club, l’Inter, si proietti da anni verso una dimensione post-nazionale che gli vale la stupida accusa di non italianità.
 
Così come scarsa rilevanza è stata assegnata allo sfacelo tecnico del campionato, alla sua gestione ormai data in appalto al ministero dell’Interno, alla perdita di competitività internazionale che ha visto retrocedere il torneo italiano al quarto posto (su cinque: dietro a Inghilterra, Germania e Spagna, davanti soltanto alla Francia) nella graduatoria di prodotto relativa alle principali leghe europee, e al duplice e umiliante smacco politico che ha visto due bocciature consecutive nella corsa a ospitare la fase finale dei Campionati Europei (quelli del 2012 assegnati a Polonia e Ucraina, e quelli del 2016 assegnati alla Francia).
 
Nulla di tutto ciò era rilevante, né poteva scalfire la certezza d’essere i primi al mondo quando nel calcio si fa davvero sul serio. Poi però la prova del campo, in modo drammaticamente serio, ha svelato la verità crudele: che questo paese non ne ha più neanche se si parla di pallone. E che il grande circo delle illusioni ha spento le luci. Non c’è più di che saziare lo stomaco, né di che riempire gli occhi con spettacoli di distrazione. Adesso bisognerà fare i conti con la realtà, che di questi tempi è un film penoso. E allora sì che la ggente rischia d’incazzarsi davvero.



Tags: calcio, crisi, economica, fabio cannavaro, fabio quagliarella, inter, italia, mondiali, nazionale, panem et circenses, Pippo Russo, sudafrica 2010,
29 Giugno 2010


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