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ATTUALITA'

Un'estate di M

Niente paura, non abbiamo adottato il turpiloquio, né la sua ridicola versione edulcorata. È che negli ultimi tempi hanno dominato la scena temi e persone con questa iniziale: dal caso Mondadori sollevato da Mancuso, alla Modernità invocata da Marchionne, passando per altri fatti di cronaca


di Remo Bassetti

 


Ci sono state le solite Morti stupide e insensate, ma anche cose meno consuete come i Minatori cileni sospesi sotto terra, e così sarà ancora per mesi, il Maxi-ingorgo in Cina, con i suoi cento chilometri di coda, e anche per risolvere quello bisognerà aspettare settembre inoltrato, e i Medici maneschi in Maternità…
 
Parrebbe un’estate di M…, come la si giri, e allora uno prova a distrarsi con il principale dibattito culturale che l’ha animata, Mancuso vs. Mondadori. Il teologo pone pubblicamente una questione morale, di disarmante semplicità: posso, io che discetto di etica, farlo sulle pagine stampate da un editore che si è appena fatto confezionare una legge su misura, grazie alla quale risparmia una vagonata di tasse? Ma la parte più scioccante del dilemma è il coinvolgimento delle grandi firme di Mondadori e Einaudi, che è proprietà della prima, chiedendo loro con umiltà: voi che ne pensate?
 
Ci potrebbero essere molti modi di reagire. E’ vero che una casa editrice non si risolve nella sua struttura proprietaria e che le biografie personali, magari anche per sentimenti nobili (lo stesso Mancuso sottolinea la sua amicizia e la sua riconoscenza verso le persone che lavorano alla Mondadori), rendono meno consequenziali certe prese di posizione che, apparentemente, sembrerebbero più coerenti.
 
Sarebbe forse l’occasione per meditazioni profonde. Ahimé, la risposta più diffusa è l’unica che non avremmo voluto sentire e cioè: io rimango perché lì scrivo quello che mi pare, in piena libertà. Ma perché, da un’altra parte non scriverebbero quello che gli pare? La dissonanza è evidente: Mancuso parte da un io per arrivare a un problema di noi (intesi come collettività, non come clan), altri si vedono inviata una questione sul noi e la risolvono con io. Eppure quando ragionano così gli elettori…
 
Come provare a volgere lo sguardo ancora più in alto? Forse tentando di comprendere la Mondializzazione, la Modernità… almeno per non rischiare di fare la fine di quei trogloditi della Fiom, che sono ancora fermi al conflitto di classe. Su Marchionne il ritornello dei commentatori è: serve un sistema di relazioni sindacali più avanzato, ossia un metodo diverso di rappresentanza sindacale e di contrattazione tra questa e l’impresa.
 
Viene eluso, in questo modo, che la questione essenziale non è il come ma il cosa. Cosa si dovrebbe far accettare ai lavoratori, con le nuove regole, più adatte alla “competizione globale”? Forse quella distruzione delle conquiste civili in fabbrica che Marchionne non sta riuscendo a ottenere adesso?
 
Ma, alla fine di tutto, il neo-illuminista Marchionne dovrebbe giudicare chi, fuori dall’ingrata Italia, è più dentro l’inarrestabile Modernità: se i minatori intrappolati (mai più distinzioni di classe!) 700 metri sotto terra o i guidatori cinesi intrappolati (sorti mirabili e progressive dell’automobile!) in cento chilometri di coda.



Tags: Cile, cina, Einaudi, fiom, maxi ingorgo, minatori, modernità, Mondadori, mondializzazione, Remo Bassetti, sergio marchionne, vito mancuso,
01 Settembre 2010

Oggetto recensito:

 

 

giudizio:



8.208
Media: 8.2 (10 voti)

Commenti

Quando sento Marchionne che

Quando sento Marchionne che parla di Modernità lo trovo assai superato, dato che la Modernità si è chiusa nel 1989...

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