• Seguici su:
ARTE CONTEMPORANEA

Jan Ader, l'arte del limite

La prima, essenziale esposizione personale italiana per l'artista concettuale dai Paesi Bassi, si intitola Tra due mondi ed è stata organizzata dal MamBo di Bologna a Villa delle Rose. Ritratti, spesso autoritratti, fotografici che celebrano una vita immolata alla ricerca dell'estremo


di Mirko Nottoli

Bas Jan Ader, I'm so sad to tell you


Nella splendida cornice di Villa delle Rose la mostra su Bas Jan Ader brilla di luce propria e  riflessa insieme. Esposizione breve ed essenziale che conta non più di una ventina di opere (ci si impiega un quarto d’ora a visitarla) così come breve ed essenziale è stata la vita e l’arte dell'artista celebrato: un personaggio circondato da un’aura mitica, nato nel 1942 vicino a Groninga, nei Paesi Bassi, e disperso in mare nel 1975 mentre stava cercando di battere il record di traversata in solitaria dell’oceano Atlantico sull’ imbarcazione più piccola mai utilizzata per un’impresa del genere.
 
basjanader.jpgDue parole scritte sul muro, un video, un viso che piange, un uomo che cade. La poetica di Jas Ban Ader può riassumersi tutta in una manciata di vocaboli, capaci però di rendere la dimensione "prometeica" di un'esistenza votata alla sfida, il terrore sublime dell’uomo di fronte all’abisso (da qui il richiamo a Friedrich), la sua fragilità e la sua grandezza, la caducità di fronte alla fine che non gli impedisce però di lanciare la propria sfida alle stelle.
Attraverso gesti minimi, silenzi e fermo immagine, si esplica una sperimentazione artistica estrema che trova la sua ragion d’essere in una condotta altrettanto radicale: al di là di ciò che l’apparenza può suggerire, si rifuggono le scorciatoie fornite da soluzione agili o alla moda, e si perseguono invece i propri obiettivi fino in fondo, portandoli alle estreme conseguenze, spostando la linea del traguardo sempre un po’ più oltre, fino al punto di non ritorno. “Please don’t leave me” si legge sulla parete (in alto a sinistra).
   
Impossibile non provare un brivido di commossa ammirazione quando ci si trova a guardare la foto sgranata di un uomo sopra una barchetta a vela lunga 4 metri, scattata da lontano dalla moglie: lo sta salutando dalle coste del Massachusetts, in partenza per un viaggio che in due mesi avrebbe dovuto condurlo fino in Irlanda. Avrebbe dovuto far parte di un trittico significativamente chiamato
In search of the miraculous, mai portato a termine. Ma il viaggio non durò 60 giorni e Jan Ader non arrivò mai a destinazione: la piccola imbarcazione fu ritrovata solo sei mesi dopo mentre il corpo del suo timoniere è svanito per sempre. 
 
Quando la vita non solo imita l’arte ma la sfida e la batte. Quando l’idea di solitudine non è solo un concetto astratto su cui speculare artisticamente e filosoficamente ma un sentire che atterrisce e non dà tregua: una sofferta condizione esistenziale esorcizzabile solo attraverso l’ironia, la dissacrazione dell'assurdo (numerosi i riferimenti a Chaplin e a Keaton, la cosiddetta malinconia del comico), lo spregio del pericolo, la sublimazione di tale sentimento nell’opera che appare anch’essa evanescente e volatile al pari di ciò che rappresenta. Nessuna hubris, nessuna pretesa di immortalità, nessuna volontà superomistica. In I’m so sad to tell you Bas Jan Ader piange, in Fall I (in basso a destra) cade, in Westkapelle scompare. Come scrisse Winston Churchill tutte lebas_jan_ader.jpg

 grandi cose sono semplici e molte possono essere espresse da una parola sola.    
 
Bas Jan Ader. Tra due mondi - il Vecchio e il Nuovo, l’America e l’Europa ma anche il mondo terreno e quello celeste -  è la prima retrospettiva che viene dedicata a un artista, ancora semisconosciuto in Italia. L’intento è colmare questa lacuna e infine rendere giustizia ad uno dei protagonisti di un’arte concettuale che a differenza di tanta altra non si riduce a mera tautologia sterile ma che si serve proprio degli elementi minimi, le linee perpendicolari e ai colori primari di Mondrian – insieme a Friedrich, uno dei riferimenti dichiarati di Ader– per risuonare di epica, misticismo, leggenda.


Tags: Bas Jan Ader, Bas Jan Ader. Tra due mondi, Mirko Nottoli, recensione, Westkapelle,
21 Febbraio 2013

Oggetto recensito:

Bas Jan Ader - tra due mondi, Villa delle rose, Bologna

A cura di: Javier Hontoria 

Fino al: 17 marzo 2013
  
Orari: dal mercoledì al venerdì, dalle 14.00 alle 18.00; sabato e domenica dalle 12.00 alle 18.00; chiuso il lunedì e il martedì
 
Ingresso: 6 euro, 4 euro ridotto

giudizio:



0

Commenti

Invia nuovo commento

Il contenuto di questo campo è privato e non verrà mostrato pubblicamente.
 
CAPTCHA
Questa domanda serve a verificare che il form non venga inviato da procedure automatizzate
Image CAPTCHA
Enter the characters (without spaces) shown in the image.