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ARTE CONTEMPORANEA

Palazzo enciclopedico, il labirinto di Venezia

Cronache dalla Biennale/1. Guida alla multiforme esposizione lagunare, arrivata alla 55esima edizione. Iniziamo con l'ambizioso progetto del giovane curatore Massimiliano Gioni


di Chiara Di Stefano


La Biennale di Venezia è la mostra internazionale d’arte più antica del mondo. E' nata 1895 e da allora, ad eccezione di una manciata di edizioni saltate durante la Seconda Guerra Mondiale, ogni due anni è pronta a mostrarsi nelle sue contraddizioni, a nutrirsi delle polemiche degli addetti ai lavori. E, purtroppo, ad allontanarsi sempre di più dal visitatore medio, appassionato d’arte ma spesso lontano dalle logiche glamour che la contraddistinguono. Iniziamo una serie di articoli per offrire al pubblico una guida alla comprensione, una sorta di portolano per i naviganti lagunari che fino a novembre popoleranno le sale e i padiglioni di questa Esposizione Internazionale d’Arte.

 
Per questa mostra il giovane e brillante curatore internazionale Massimiliano Gioni si è proposto di far dialogare forme d’arte del Novecento con opere site specific in un allestimento in cui l’unico elemento comune sembra essere quello di rappresentare un elemento di quel vasto sistema di segni e simboli che va a comporre il Palazzo Enciclopedico che da il titolo a questa ambiziosa 55esima Biennale.
 
Ideale inizio del percorso è la sede dell’Arsenale, spazio difficilissimo e spesso frainteso dai curatori, che in questo caso è stato mimetizzato e spogliato delle sue caratteristiche originali attraverso l’utilizzo di pannelli, a volte forse troppo aggressivi. Ad accogliere il visitatore è il modellino di quel Palazzo Enciclopedico citato nel titolo della mostra e ideato da Marino Auriti (foto in alto), un eccentrico personaggio che nel 1955 aveva progettato, e brevettato, l’idea di una grande struttura dove tutte le forme d’arte potessero mescolarsi e mostrarsi in una sorta di iperbole dell’Esposizione Universale.
 
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La mostra all’Arsenale, benché sia stata allestita in maniera quanto mai impeccabile e con un gusto del dettaglio che raramente si era visto a Venezia è, come al solito, una mostra lunghissima e a tratti noiosa, spesso labirintica. L’allestimento dell’Arsenale, che si divide idealmente in Naturalia ed Artificialia secondo il coltissimo schema della Wunderkammern seicentesca e che alla Biennale si era già visto nel 1987, offre il suo meglio proprio nella sezione Artificialia dove, alla fine del lungo percorso di mostra, ci accoglie una spettacolare installazione di Walter de Maria (Apollo’s Ecstasy, 2013, qui sopra) che mette finalmente a nudo e valorizza lo spazio espositivo.
 
Buona nelle idee di partenza ma spesso farraginosa nelle conclusioni, questa di Gioni sembra essere sulla carta una mostra altamente colta che nella pratica risulta di difficile penetrazione per il visitatore comune. Lo spazio ai Giardini è emblematico in questo senso. Una serie di interessanti lavori pittorici, inframezzati ad interessanti espressioni di Art Brut come gli schemi di Rudolf Steiner (Blackboards drawings, 1919-1924, sotto), propongono una visione del fare artistico incentrata sulla ripetitività del gesto e dell’azione. Tra questi tentativi di catalogazione ed inclusione spicca – e vale tutto il prezzo del biglietto – il restauro dell’infotografabile ciclo pittorico a opera di Galileo Chini, realizzato nel 1909 e scomparso sotto il peso della storia e ritrovato solo negli anni Ottanta in pessimo stato di conservazione.
  
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Il dibattito su cosa includere o escludere in quella opera omnia che è da sempre l’Enciclopedia, ben si adatta anche a questa edizione della Biennale di Gioni, che probabilmente risulta più godibile nelle pagine del catalogo piuttosto che nella sua realizzazione: nonostante l’indubbio merito del giovane curatore italiano di provare a costruire una storia dell’arte contemporanea, il Palazzo Enciclopedico pecca forse di un eccessivo intellettualismo che fa comunque ben sperare in un approccio meno glam e più concreto rispetto ai temi e ai problemi del fare arte oggi.



Tags: Biennale di Venezia, Chiara Di Stefano, Marino Auriti, Massimiliano Gioni, recensione, Rudolf Steiner, Walter de Maria,
03 Luglio 2013

Oggetto recensito:

Biennale di Venezia - il palazzo enciclopedico

Giardini di Castello – Corderie dell’Arsenale
Venezia
dal 1 giugno al 24 novembre

giudizio:



5.04
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