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ARTE MODERNA

Manet, pittura con modelli

Una mostra che rischiava di essere solo lo specchietto per turisti brilla invece per coerenza e per intelligenza. Ritorno a Venezia porta a Palazzo Ducale alcune tele di eccezionale valore dal Musèe d'Orsay, per un'esposizione comparata con le opere del passato che ispirarono il maestro francese


di Chiara Di Stefano

Manet, Dejéuner sur l’erbe, 1863


La mostra Manet – Ritorno a Venezia si può definire senza alcun dubbio sorprendente. Grazie alla partnership con il Musée D’Orsay e con alcuni importanti musei americani per la prima volta in Italia sono state riunite molte delle tele del maestro francese, in un generoso e quanto mai ricco allestimento nella cornice del Palazzo Ducale.
 
L’approccio didattico comparativo ideato per questa mostra, con le tele di Eduard Manet accanto a riferimenti di opere d’arte antica visti nei viaggi in Italia o al Louvre, risulta immediato e perfettamente comprensibile anche per un pubblico di non addetti ai lavori, non di rado dotato di precisione filologica. Così, accanto ad una copia dipinta dall’artista de Le bain, più comunemente noto come Dejéuner sur l’erbe (1863), troviamo l’incisione dal IMG3.jpgConcerto Campestre di Tiziano ad opera di Marc Antonio Ramondi alla quale l’artista si era ispirato per la composizione della scandalosa tela. Questo accostamento, di per sé già straordinario, è immediatamente surclassato nella sala successiva dall’incontro dei ritratti di due donne che, in epoche differenti, seppero interpretare e raccogliere gli umori della società.
 
Fianco a fianco troviamo esposte la superba Olympia (1863, in alto a sinistra) e la Venere di Urbino (1538) di Tiziano, prestata per l’occasione dal Museo degli Uffizi di Firenze. Nel dipingere il ritratto di una Olympia qualunque, di una prostituta che apparentemente non fa nulla se non aspettare il suo cliente, Manet aveva tentato di raccogliere e testimoniare gli umori della Parigi di metà secolo, scardinando certezze e norme sociali. Se la modella ritratta da Tiziano, nonostante l’indubbia eroticità della tela, non destò uguale scalpore proprio perché “mascherata“ da Venere, le molte allusioni alla professione della giovane ritratta, come il nastrino e il gatto nero, fecero gridare allo scandalo il pubblico del Salòn dove la tela era esposta, e alle vignette satiriche sulle riviste si accompagnarono veri e propri tentativi di vandalismo.
 
IMG4 (1).jpgMa ad aver inquietato e offeso il pubblico parigino non è solo la sessualità esibita della giovane Olympia. E’ il suo sguardo, uno sguardo che cattura e che respinge allo stesso tempo, uno sguardo che ritroviamo, intenso e opaco, anche nel giovane suonatore di flauto, Le Fifre (1866, a destra) e nei volti dei soggetti de Le Balcon (1866-1869). Sono quegli occhi, quegli sguardi sfuggenti che ci rapiscono e ci trascinano nelle tele per poi lasciarci interdetti a chiederci il motivo del nostro spaesamento.
 
I molti enigmi che si celano nelle opere di Manet non sono però appannaggio esclusivo delle tele più note su cui tanta letteratura è stata scritta. Il fascino del tempo sospeso che sconvolge lo spettatore si coglie nelle nature morte incluse in ampie composizioni come Le Balet Espagnol (1862) come nelle serie di Peonie. I volti, la corporeità dei personaggi di questi teatri della vita si assimilano alla frutta, ai fiori, condensando concettualmente quello che gli anglosassoni definiscono efficacemente still life, momento di vita sospeso. Un’ultima gradita sorpresa di una mostra tanto ricca è rappresentata dalle scene di paesaggio – Boulogne, clair de lune (1868) dove troviamo un Manet notturno, "fiammingo", intento, anche in questo caso, a rappresentare un’attesa, un attimo sospeso, quello delle mogli dei pescatori che attendono il ritorno dei loro cari.



Tags: Chiara Di Stefano, impressionismo, Manet, mostra, Palazzo Ducale, recensione, Ritorno a Venezia,
08 Maggio 2013

Oggetto recensito:

Manet - Ritorno a Venezia, Palazzo Ducale, Piazza San Marco, Venezia

a cura di: Stéphane Guégan, con la direzione scientifica di Guy Cogeval e Gabriella Belli 
 
fino a: 18 agosto 
 
orari: tutti i giorni dalle 9 alle 19, tranne il venerdì e il sabato dalle 9 alle 20
 
ingresso: 13 euro, 11 euro ridotto
 
Info: www.palazzoducale.visitmuve.it

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